giovedì 21 gennaio 2021

Netflix Original 1: Beasts of No Nation


Un giorno me ne stavo bel bello a rimuginare sul senso della vita... o forse sulla lista della spesa... quando una domanda ha preso improvvisamente forma nella mia mente:"Ma quanti film originali ospita Netflix sulla propria piattaforma?". Per "Originali" intendo film prodotti direttamente da Netflix, oppure acquisiti e distribuiti in esclusiva su questa piattaforma, salvo un rapido passaggio di uno o pochi giorni in cinema selezionati. O, per farla ancora più semplice, tutti i film nella cui immagine di presentazione vedete la N di Netflix in alto a sinistra.
Ho dunque spulciato la bibbia ingannevole che ha nome Wikipedia, scoprendo che sono tantissimi ed è dal 2015 che Netflix presenta questo tipo di contenuti in maniera pressoché continua. Ho dunque deciso di vedere tutti questi film originali, in ordine cronologico (ma aspettatevi comunque qualche errore e recupero in corsa, che alla fine sono un essere umano, almeno così mi hanno detto), e recensirli (parola grossa) qui. Sarà un lungo viaggio, pieno di insidie e alterne fortune che... iniziamo.
La prima pellicola si intitola Beasts of No Nation ed è stato aggiunto sulla piattaforma il 16 ottobre 2015. Il film, di genere drammatico, è stato scritto e diretto da Cary Joji Fukunaga, lo sceneggiatore di True Detective, il quale ha preso ispirazione da un omonimo libro, pubblicato nel 2005, dello scrittore nigeriano Uzodinma Iweala.
In un'ignota nazione africana, il piccolo Agu (interpretato da un bravissimo Abraham Attah, cercatelo in Spider-Man Homecoming) viene separato dalla sua famiglia a seguito di uno scontro tra l'esercito nazionale e delle forze ribelli. Fuggito nelle foreste, Agu viene ritrovato dal battaglione del Comandante (uno spietato e inedito Idris Elba), che lo tramuta in un bambino soldato, facendogli vivere decine di orrori. Un incubo dal quale Agu potrebbe non fuggire mai.
Il film mette in atto un dramma reale e purtroppo ben presente in alcune nazioni, il dramma dei bambini soldato, sottratti alle loro famiglie con l'inganno o il dolore e costretti a compiere atti inumani, che nessun bambino dovrebbe sopportare. Fukunaga decide di non nascondere nulla, mostra questo dramma in tutta la sua crudezza, non preoccupandosi - a ragion veduta - di apparire troppo estremo. Perché di estremo non può esserci nulla, in questo contesto.
Quindi, sì, ci sono scene forti e disturbanti, più di una. Qualcosa che è come un pugno dello stomaco che ti fa male e, per rincarare la dose, te ne viene dato un altro. E non aspettatevi un finale alla Impero del Sole di Steven Spielberg. Avete capito, dunque, che questo non è uno di quei film da guardare quando siete un po' giù di morale.
Molto bello, in termini di resa delle immagini - Fukunaga per non farsi mancare nulla si ritaglia anche il ruolo di direttore della fotografia - il contrasto tra i colori della natura, nei pochi momenti di pace che vivono i protagonisti, in opposizione all'oscurità e alla cupezza che assale i loro animi, e quindi anche l'ambiente circostante muta, quando vengono calati nell'orrore.
C'è bisogno di questi film, perché le persone vengano a conoscenza di queste problematiche, e se necessario e possibile siano spinti ad agire di conseguenza. Ma questo presupporrebbe un mondo ideale... che non è quello che abbiamo in questo momento a disposizione.

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