giovedì 2 dicembre 2021

Netflix Original 20: Barry


Barack Obama è stato il quarantaquattresimo Presidente degli Stati Uniti. Ha servito per due mandati consecutivi dal 2009 al 2017 e sarà ricordato in futuro, soprattutto, per essere stato il primo Presidente di origine afroamericana (la madre era americana, il padre keniano) ad aver ricoperto questo ruolo.
In quanto figura storica di tempi recenti, molto di sicuro deve ancora essere detto e scritto su questa comunque importante personalità. Ciò tuttavia non impedisce che possano già uscire dei film incentrati su di lui, magari anche in maniera indiretta (Zero Dark Thirty, per fare un esempio celebre).
Oppure in maniera più diretta, come nel caso di Barry, film diretto da Vikram Gandhi, sceneggiato da Adam Mansbach e distribuito su Netflix a partire dal 16 dicembre 2016.
L'anno è il 1981. Il giovane studente Barry Obama (Devon Terrell) inizia a frequentare il corso di scienze politiche presso la Columbia University di New York. Con i mesi che passano, Barry comincia a conoscere altri studenti, a giocare a basket con alcuni ragazzi del quartiere e a uscire con una ragazza di nome Charlotte Baugham (Anya Taylor-Joy).
Inoltre, Barry deve venire a patti con il suo retaggio e un padre che appare distante non solo in termini di lontananza, ma anche da un punto di vista affettivo.
Il film si basa, senza dichiararlo in maniera esplicita, sui ricordi degli anni da studente che lo stesso Obama ha descritto in un libro autobiografico pubblicato nel 1995, ben prima dunque del suo primo mandato, ovvero I Sogni di Mio Padre (Dreams from My Father).
Quella che vediamo nella pellicola è una personalità ancora inesperta di come funziona il mondo, e non solo per via della sua giovane età. Se in passato, infatti, l'ambiente in cui viveva Obama era a lui noto e confortevole, quello della grande metropoli e degli studi risulta a lui del tutto inedito e - lontano da protezioni familiari e amici a lui cari - deve imparare a viverci e conviverci.
Cosa che accade, seppur solo a livello parziale. In alcune cose, il giovane Barry trova la sua strada, come il prosieguo degli studi, in altre fallisce (il rapporto con Charlotte, personaggio non storico ma che vuol rappresentare l'incapacità o la non volontà di quel periodo di Obama di stringere un rapporto più saldo... che sarebbe giunto qualche anno più tardi), con altre infine viene a patti.
Soprattutto per quanto riguarda il rapporto con i suoi genitori. Se quello con la madre (una ritrovata Ashley Judd) rimane costante, quello col padre è quasi inesistente e viene simboleggiato da una lettera che Obama non è in grado di scrivere, poiché a livello emotivo e psicologico non è in grado di rapportarsi con una figura con cui non ha più contatti da svariati anni.
Quando, infine, trova dentro di sé la forza di andare avanti su questo è ormai troppo tardi, poiché suo padre è ormai morto in un incidente d'auto. Obama scrive comunque quella lettera e per la prima e unica volta nel film sentiamo il nome Barack. Simbologia del fatto che il ragazzo che c'era prima, l'inesperto Barry, è ora divenuto un uomo più maturo, pronto ad affrontare le avversità di altri mondi ancora a lui sconosciuti (la carriera politica, i mandati presidenziali).
Ma che imparerà presto a conoscere e padroneggiare.

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