Cosa accade dopo La Fine? Semplice. Si verificano gli scenari post-apocalittici dove l'umanità è ridotta allo stremo, sulla via dell'estinzione, e deve trovare un modo, anche in questo disperato contesto, di sopravvivere.
Tanti sono i mondi futuri post-apolicalittici che il cinema ha descritto, da Mad Max passando per The Road e arrivando a Bird Box. E ora in questa categoria si inserisce anche IO, diretto da Jonathan Helpert, scritto da Will Basanta, Clay Jeter e Charles Spano e distribuito su Netflix a partire dal 18 gennaio 2019.
Col progressivo inquinamento dell'atmosfera terrestre, l'umanità è stata costretta a emigrare su una stazione spaziale sita vicina a Io, satellite di Giove. Tra le poche persone rimaste sulla Terra, convinta che possa essere ancora salvata, vi è Sam Walden (Margaret Qualley), figlia di un celebre scienziato che invano provò a convincere l'umanità a non partire per lo spazio.
Ora, però, un nuovo pianeta abitabile è stato individuato e vi è un'ultima spedizione che può salvare Sam. In questo scenario, la donna si imbatte in Micah (Anthony Mackie), uno dei pochi che ha seguito il consiglio del padre di Sam. Il tempo però è agli sgoccioli e i due dovranno decidere se partire o provare a salvare la Terra, se davvero c'è speranza per questo.
Ci troviamo di fronte allo scenario post-apocalittico più classico che vi sia. Una drammatica crisi ambientale che ha reso ormai deserto il pianeta, pochi esseri umani sono rimasti sulla superficie e vi è una flebile speranza di salvezza e forse nemmeno quella. E il focus si concentra su una ragazza che porta avanti la fiera convinzione del padre a tutti i costi, contro ogni pronostico e dato scientifico.
Da qui si innesta una storia che tratta i temi dell'amore come concetto universale, del bisogno di sopravvivenza e del desiderio dell'essere umano di lasciare un segno lungo il proprio passaggio. Nel caso di Sam Walden, dimostrando che la teoria del padre è valida, nonostante ormai tutta l'umanità con poche eccezioni abbia ormai abbandonato la Terra e non potrà più tornarvi.
Gli attori presenti sulla scena sono davvero pochi, tre in tutto, e quindi molta della trama è incentrata sui dialoghi e sulla scoperta di un mondo in apparenza morente, che tuttavia ha ancora molte bellezze da offrire. Come l'arte e la bellezza, capaci di resistere al tempo e all'oblio.
Alla fine non vedrete nulla che non sia già stato visto altrove e ho come avuto la sensazione che in alcuni passaggi non sapessero cosa inventarsi per mandare avanti la trama fino all'epilogo, ma nel complesso il risultato finale è accettabile.
Aspettiamo dunque con fiducia il prossimo scenario post-apocalittico.
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