Si sa, i film action fino a qualche tempo fa erano territorio (quasi) esclusivamente maschile. Eroi muscolosi, tutti di un pezzo, semi-indistruttibili, che compivano azioni eroiche che sfidavano le leggi della fisica e della logica.
Ma col tempo qualcosa è cambiato. Col tempo si è riusciti a dimostrare che si può costruire una buona trama di un film d'azione anche attorno a un personaggio femminile. Come ad esempio avvenuto con Lisbeth Salander, la protagonista della trilogia Millennium.
E la stessa attrice che la interpreta ritorna in Close, diretto da Vicky Jewson, scritto da Vicky Jewson e Rupert Whitaker e distribuito su Netflix a partire dal 18 gennaio 2019.
Sam Carlson (Noomi Rapace) è una guardia del corpo con grande esperienza la quale viene incaricata di proteggere Zoe Tanner (Sophie Nélisse), giovane figlia di un industriale che ha appena ereditato l'intero e ingente patrimonio di famiglia.
Qualcosa che fa gola a molti criminali, ma dietro gli attacchi c'è un complotto molto più esteso. E toccherà a Sam Carlson risolvere questo mistero, mentre per la prima volta dopo tanto tempo sembra aver trovato una persona che comprende i suoi tormenti.
Siamo dalle parti dell'action più puro. Sparatorie, inseguimenti in auto, una personalità importante da proteggere a tutti i costi, una protagonista con un tragico passato alle spalle - che ovviamente scopriremo man mano - e chiaramente scene di lotta a profusione.
Solo che stavolta non vediamo John McClane o Robert McCall ergersi contro la minaccia, bensì una loro versione femminile che risulta essere alla pari dei suoi "colleghi", senza che abbia bisogno di alcun aiuto.
Questo fatto viene ovviamente sottolineato di tanto in tanto, per far vedere che qui vi è un genere di eroina diversa dal solito (che poi non è così, l'attrice stessa lo ha dimostrato nella Trilogia Millennium), ma tocca infine allo spettatore giudicare se questo diventi a un certo punto invadente.
Di certo le protagoniste sono tutte donne ed entrano a gamba tesa in un mondo dominato dagli uomini, dimostrando di essere loro pari e in certi punti superiori. Tanto che infatti il film si ispira alla vera vita di una bodyguard di nome Jacquie Davis, che per trent'anni ha esercitato questa professione dovendo sgomitare per inserirsi in un ambiente lavorativo che prima del suo arrivo era composto da soli uomini.
Comunque non vedrete istanze sociali portate avanti da questa pellicola, semplicemente si limita a sviluppare una trama ben consolidata - prevedibile, anche, con tutto il rispetto - con relativo sviluppo dei personaggi lungo la via.
Come detto non è una novità assoluta, ma di sicuro è qualcosa che vedremo sempre più spesso ripetersi nel tempo.
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