La storia è foriera di tanti eventi che non sfigurerebbero in un romanzo. Eventi drammatici, spesso, come delle sanguinose guerre, oppure l'ascesa e la decadenza di una famiglia.
E i romanzieri sono ben felici di attingere a tali eventi e plasmarli in una forma che sia diversa da quella che si può trovare nei libri di storia, in una gioiosa commistione tra fantasia e realtà.
Ne è un esempio I Medici: Una Dinastia al Potere, scritto da Matteo Strukul e pubblicato da Newton Compton nel 2016.
Nel 1429, con la morte del patriarca Giovanni De' Medici, i figli Cosimo e Lorenzo gli succedono nella gestione del Banco e nelle attività politiche e culturali che animano la città di Firenze.
Mentre viene conclusa la costruzione, sotto la supervisione di Filippo Brunelleschi, della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Cosimo e Lorenzo si ritrovano invischiati loro malgrado nei giochi di potere e rivalsa portati avanti da Rinaldo degli Albizzi, il quale mira a scalzarli dal predominio sulla città toscana.
Nel mentre, una misteriosa donna medita vendetta contro la famiglia Medici per un drammatico evento subito in passato.
Il romanzo copre un arco temporale molto lungo, partendo dal 1429 e terminando nel 1453. Ci troviamo dunque nel tardo Medioevo, per la gioia di Alessandro Barbero, quando buona parte del mondo risultava ancora ignota e l'Europa, soprattutto l'Italia anzichenò, era la culla di conflitti, arte, storie d'amore e vendette, la ricetta perfetta per un disastro... o per un'opera.
Quindi questo libro è la storia, con la S maiuscola, che si piega alle esigenze della narrativa, ma al tempo stesso vede la narrativa rispettare il più possibile la storia. Poiché tutti gli eventi importanti descritti, compresi fatti che potremmo anche scambiare per licenze creative quali l'esilio di Cosimo e Lorenzo da Firenze e la prigionia del primo, sono in realtà fatti realmente accaduti e modificati quel tanto che basta perché siano funzionali alla storia con la s minuscola, ma senza stravolgerli.
E buona parte dei personaggi sono in realtà personalità realmente esistite a quel tempo, con la doverosa aggiunta di qualche personaggio di fantasia perché il tutto sia narrativamente più fluido. Suppongo che invece le varie descrizioni dei personaggi siano sì frutto di ricerca basata su documenti del tempo, ma anche di libertà creativa.
Ecco dunque Cosimo De' Medici visto come il mecenate e l'illuminato roso dai dubbi sui sacrifici che occorre fare per la lotta al potere. Oppure Rinaldo degli Albizzi descritto come un codardo, un leone da tastiera ante-litteram (e non c'erano nemmeno le tastiere al tempo). O infine, ma non ultimo, Filippo Maria Visconti ritratto come un mezzo pazzo.
Una concessione alla narrativa è la descrizione dei personaggi femminili. La concezione medioevale della donna secoli dopo non è più in sintonia col sentire moderno e dunque sia la moglie di Cosimo che la "villain" della situazione hanno un forte spirito intraprendente e motivazioni personali molto ben definite e che portano avanti a qualsiasi costo.
Perché può essere anche il Medioevo, ma certe emozioni e certi comportamenti rimangono immutati col tempo.
Nessun commento:
Posta un commento