mercoledì 23 novembre 2022

Fabolous Stack of Comics: Morbius - Adventure Into Fear


Il personaggio di Morbius, il Vampiro Vivente (tipica iperbole dei fumetti di cinquant'anni fa), esordisce nel 1971 su The Amazing Spider-Man 101 grazie a Roy Thomas e Gil Kane.
In principio viene ritratto come una variante vampirica della Creatura di Frankenstein, quindi un mostro che ripudia la sua condizione, ma si ritrova al tempo stesso costretto a fare del male.
Dopo un paio di rematch contro Spider-Man, Morbius - sfruttando l'allentamento del Comics Code Authority su certe tematiche horror - diviene protagonista di un serial a lui dedicato che si dipana dal 1974 al 1975 nei numeri dal 20 al 31 della testata Adventure Into Fear.
Gli sceneggiatori sono Mike Friedrich, Steve Gerber, Doug Moench, Bill Mantlo, mentre la parte grafica è affidata a Paul Gulacy, Frank Robbins, Don Heck e Philip Craig Russell.
Il serial si compone di due saghe distinte, ma che al tempo stesso presentano qualche piccolo collegamento. Nella prima saga, Morbius si trasferisce sulla Costa Ovest degli Stati Uniti e si ritrova suo malgrado coinvolto nella disputa secolare che coinvolge il demoniaco Daemond (e ma te la vai a cercare con un nome così) e gli alieni noti come i Guardiani, i quali intendono creare una razza perfetta di esseri umani che faccia evolvere la Terra.
Nella seconda saga Morbius, finalmente riunitosi all'amata Martine Bancroft, viene accusato di una serie di omicidi a sfondo vampirico che avvengono nella città di Boston. Mentre tenta di scagionarsi, il vampiro vivente viene preso di mira dal determinato agente della CIA Simon Stroud.
Avete presente quando si dice "i folli anni '70"? Ecco, questi due serial sono l'esempio perfetto di questa frase. Anche se si è soliti pensare che gli sceneggiatori dell'epoca scrivessero le loro storie sotto effetto di sostanze psicotrope, in realtà (in buona parte dei casi quantomeno) le concepivano in uno stato mentale perfetto, con la loro immaginazione che correva libera dopo anni in cui era stata contenuta per via delle maglie della censura. A quei tempi era come dare a un giovane un parco giochi in cui potesse fare quello che voleva, avrebbe provato anche le acrobazie più spericolate.
Tali storie, quindi, abbastanza risibili se le vediamo con l'occhio moderno (Morbius ha sempre sete di sangue e lo ripete a ogni pagina, si lamenta della sua maledizione a ogni singolo albo, Martine Bancroft sessualizzata a livelli da modella di intimo), erano comunque un modo per trattare tematiche e ambientazioni che nelle altre testate più mainstream era più difficile vedere.
In tal senso la battaglia tra i Guardiani e Daemond rappresenta una metafora delle diatribe tra scienza e religione e, in special modo, di chi sfrutta tali diatribe per pervertire da ambo i lati quelle che possono essere le giuste motivazioni che guidano chi crede nei loro dettami. La seconda saga, invece, è una progressiva strada verso la dannazione eterna.
In mezzo, bambine che si trasformano in guerriere in minigonna (che Sailor Moon spostati proprio), demoni dall'aspetto felino per la disperazione degli utenti di Youtube, creature con mille occhi di stampo lovecraftiano e altri mostri da incubo per contrastare colui che si pone come un antimostro e che finisce invece sempre per commettere gli stessi errori.
Sì, si tratta proprio di un tuffo in un lontano passato che non può più tornare (e non lo diciamo in senso negativo o positivo).

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