mercoledì 2 novembre 2022

Netflix Original 84: Il Primo Match


Chi non conosce la storia di Rocky Balboa? Un ragazzo proveniente dai quartieri difficili di Philadelphia che attraverso lo sport - nello specifico, la boxe - riesce non solo a riscattarsi agli occhi della società, ma anche a conquistare l'amore della sua vita.
I tempi cambiano, il mondo non è più quello di decenni fa, ma la storia di Rocky riesce sempre a fare presa. Se ne vede un riflesso in Il Primo Match (First Match), scritto e diretto da Olivia Newman e distribuito su Netflix a partire dal 30 marzo 2018.
Monique (Elvire Emanuelle) viene allontanata dalla sua famiglia affidataria a causa del suo presunto atteggiamento libertino. La giovane ragazza allora, per cercare di riallacciare i rapporti col padre Darrel (Yahya Abdul-Mateen II), appena uscito di prigione, decide di entrare nella squadra di lotta libera della sua scuola (sport di cui il padre è stato un campione).
Oltre a dover affrontare la diffidenza dei suoi compagni, che vedono questo sport prettamente come maschile, la ragazza deve anche guardarsi dal proprio padre, che forse non ha del tutto abbandonato le vecchie abitudini.
Il riscatto attraverso lo sport, tema molto presente nel cinema americano. Ho citato Rocky, che ne rimane tra gli esempi più celebri, ma si potrebbe menzionare inoltre Lassù Qualcuno Mi Ama. Il Primo Match ne prende leggermente le distanze non solo cambiando la disciplina sportiva di riferimento, ma anche trasferendo la storia dalla comunità degli italoamericani a quella degli afroamericani.
Questo film, comunque, non è, né vuole essere, il Rocky in chiave afroamericana e femminile, ma tocca in ogni caso molti temi che possono fare presa sia sul pubblico principale a cui è rivolta la pellicola (gli afroamericani, appunto), sia su quello generalista.
In Roxanne, Roxanne - trattato di recente - vi era la figura preminente della donna che si smarca dagli uomini, col desiderio di conquistare da sola e con le proprie forze una propria indipendenza. Anche Monique condivide questo desiderio: la metafora di lei, ragazza praticamente orfana e abbandonata, che deve farsi strada in un mondo sportivo dominato dagli uomini e prevalere, non viene certo nascosta o fatta passare in secondo piano.
A lungo andare questa tematica potrebbe stancare? Come sempre la risposta risiede nella storia che si vuole raccontare e come la si racconta. Finché sarà ben narrata e farà leva su temi e argomenti che rimangono universali, non vi sarà mai davvero una parola fine.

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