martedì 10 maggio 2022

Netflix Original 45: Fino All'Osso


Per quelle che sono ragioni evidenti, il tema della malattia è uno dei più delicati da trattare in un film, in un libro o più in generale in un'opera narrativa e il rischio sia di cadere in una facile retorica che di non trattare l'argomento in maniera adeguata adottando invece dei comodi - ma forse inopportuni - buonismi è sempre presente.
Abbiamo anche visto storie di uomini e donne la cui esistenza è stata toccata dalla malattia, ma questo non ha impedito loro di costruirsi una vita e trovare la felicità, come ad esempio ne Il Mio Piede Sinistro (My Left Foot) o La Teoria del Tutto (The Theory of Everything).
Tra le malattie vi sono anche i disturbi dell'alimentazione, di cui fa parte l'anoressia, che è al centro del film Fino All'Osso (To The Bone), scritto e diretto da Marti Noxon e distribuito su Netflix a partire dal 14 luglio 2017.
Ellen (Lily Collins) è una giovane ragazza anoressica che viene convinta dalla sua famiglia a entrare in un programma speciale insieme ad altre persone affette da disturbi dell'alimentazione, supervisionato dal dr. William Beckham (Keanu Reeves).
In principio la vicinanza con altre persone toccate dal suo stesso problema sembra dover aiutare Ellen, la quale però ben presto deve decidere se intende venire a patti coi propri demoni personali e certi traumi del suo passato che l'hanno portata a una crisi da cui è derivata la sua malattia, che la sta lentamente portando verso la morte.
Questo film si basa su esperienze direttamente vissute o sperimentate dalla regista e sceneggiatrice e anche l'attrice protagonista ha fatto le sue ricerche, decidendo per una metodologia alla Christian Bale nell'approcciarsi a questo ruolo.
Essendo dunque la trama principale basata su eventi reali, descrive anche nel dettaglio quelli che sono i drammi esistenziali, e non solo, derivanti dai disturbi dell'alimentazione, decidendo di non nascondere nulla agli occhi dello spettatore e perciò vi sono anche un paio di scene che possono risultare abbastanza sconvolgenti.
Il viaggio di Ellen è sì costellato da vicende che toccano anche altre persone, ma è soprattutto un viaggio interiore che deve compiere da sola, rinascendo in un certo senso a nuova vita (vi è una scena abbastanza strana al riguardo) per poi provare a trovare un differente percorso.
L'impianto del film è dunque di stampo perlopiù drammatico, ma non è del tutto una tragedia. Sia la regista che alcuni dei protagonisti di questo film, infatti, trovano una via di sfogo, un modo per non pensare alla loro situazione nell'arte (la scrittura, il disegno, la danza) la quale agisce come mezzo catartico, consentendo loro di cercare almeno di liberarsi dal loro problema.
Marti Noxon pare esservi riuscita e i suoi successi come sceneggiatrice e regista ne sono una prova, il destino finale di Ellen viene infine rivelato... ma altre persone ogni giorno affrontano queste malattie.
Non esiste una soluzione alla portata di tutti, appare impossibile trovarla visto che si tratta di un problema complesso, ma il film pare suggerire che occorre in primo luogo guardare dentro sé stessi e poi andare ad affrontare il mondo, prima che il mondo stesso - con le sue insidie e i suoi pericoli - ci travolga con effetti potenzialmente devastanti.
Non solo per noi, ma anche per i nostri cari.

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