Firenze è una città rinomata per i suoi tesori artistici, sia sculture che quadri, con la Galleria degli Uffizi che rappresenta uno dei musei più importanti non solo d'Italia, ma del mondo, e per le sue chiese rinascimentali.
Firenze, tuttavia, ha come molte città anche un lato oscuro. Un lato oscuro che, in termini di cronaca, è venuto alla ribalta principalmente per i delitti del cosiddetto Mostro di Firenze, che hanno anche per qualche tempo proiettato l'ombra delle sette segrete su questi eventi criminali.
Questi due lati di Firenze, quello più pubblico e quello più segreto, emergono nel primo romanzo che vede protagonista il personaggio di Carlo Alberto Marchi, ideato dallo scrittore e giornalista Gigi Paoli: Il Rumore della Pioggia, pubblicato nel 2016 dalla casa editrice Giunti.
Le vicende di quest'opera si svolgono durante una settimana di novembre sferzata da una pioggia battente. Una pioggia che però non nasconde l'omicidio di un antiquario, Vittorio Stefani, commesso da mano ignota.
Mentre la città si prepara a ricevere un ambasciatore israeliano rischiando di precipitare nel caos, sull'assassinio indagano la Procura di Firenze, i Carabinieri e la redazione de Il Nuovo Giornale, di cui fa parte Carlo Alberto Marchi, separato e con una figlia pre-adolescente di cui occuparsi, Donata.
Ciò che rende questo delitto insolito è la presenza di numerosi elementi di indagine che fanno capo anche alla Chiesa Cattolica, la quale potrebbe aver avuto un ruolo nell'esecuzione di questo delitto.
Lo stile narrativo che viene adottato in questo romanzo è particolare, in quanto alterna una narrazione in prima persona, effettuata da Carlo Alberto Marchi, a una narrazione in terza persona dello scrittore onnisciente incentrata sul fatto delittuoso e poi sull'indagine che porta alla sua risoluzione.
Tale stratagemma viene adottato per dare al lettore tutti gli elementi a lui necessari per la comprensione della trama, che si svolge su due piani: da un lato l'indagine sull'omicidio dell'antiquario, dall'altro la descrizione della vita privata e professionale di Marchi. Il quale però arriva ad apprendere solo in un secondo momento alcuni fatti fondamentali relativi all'omicidio su cui sta scrivendo gli articoli per il giornale per cui lavora.
Tale espediente si rivela efficace, in quanto porta a dedicare la propria attenzione a entrambe le trame, senza che nessuna di esse prevalga sull'altra. Quindi ci troviamo di fronte più a una sorta di romanzo corale, dove altri co-protagonisti contribuiscono all'avanzamento della trama.
Per quanto riguarda invece Carlo Alberto Marchi, viene ben descritta quella che è la sua situazione familiare attuale - mentre poco o nulla per il momento sappiamo del suo passato - che lo porta a dover badare da solo alla crescita di sua figlia, la quale comincia a mostrare i primi segni di indipendenza dal genitore, nonché quella lavorativa.
Anche la trama dell'indagine viene ben descritta, mettendo nel giusto risalto dei ruoli e dei lavori che di solito rischiano di passare in secondo piano, quali quelli dei magistrati e dei carabinieri. Personalità che lo scrittore di quest'opera ben conosce, grazie al suo lavoro come cronista, potendo dunque rappresentare il tutto in maniera molto realistica e mediato quanto basta da esigenze narrative.
Su tutto questo domina Firenze, con le sue vie strette, i suoi palazzi che sembrano attaccati l'uno all'altro e i suoi tanti segreti, quei segreti che l'umanità cerca spesso e invano di nascondere. Fino a quando la realtà travolge tutto con la sua drammaticità.
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