Una breve ma intensa avventura. Howard Il Papero/Howard The Duck, una di quelle amabili follie che si concepivano negli anni '70 del ventesimo secolo, ha fatto il suo ritorno nella miniserie Ma Che Quackio?! per poi proseguire con una serie regolare, la seconda a lui dedicata dopo oltre trent'anni dalla prima.
Ma dopo il primo ciclo Duck Hunt, il secondo e ultimo ciclo Addio e Grazie per Tutto il Papero (Good Night and Good Duck) è quello che fa chiudere i battenti con l'undicesimo numero, pubblicato nel 2016. Gli autori sono come sempre Chip Zdarsky ai testi e Joe Quinones ai disegni. E con tanto rispetto a Douglas Adams, cominciamo.
Howard ritrova Beverly Switzler, ma costei non intende saperne di riunirsi a lui perché da quando si è allontanata non ha più avuto alcun problema e si è dunque convinta sia meglio continuare così.
Howard torna dunque alle sue indagini e ha subito una cliente d'eccezione: l'attrice Lea Thompson (sì, quella di Ritorno al Futuro), che vuole ritrovare sé stessa! Dietro questo mistero pare esserci Mojo e il suo entourage, ma in realtà i responsabili sono coloro che hanno rovinato la vita di Howard in questi ultimi tempi, due tizi di nome Chip e Joe!
La conclusione della serie prosegue nella falsariga della storyline precedente, con l'autore che si prende scherzosamente e amorevolmente gioco di alcuni cliché della narrativa supereroistica. In questo caso il motivo per cui a volte un personaggio scompare dalle scene anche per svariati anni, salvo poi tornare, vivere un breve momento di gloria per poi scomparire ancora.
Per sviluppare questo tema, Chip Zdarsky prende spunto ed estremizza l'idea del personaggio che incontra il suo stesso sceneggiatore, già presente nei fumetti della Silver Age e poi in un certo senso rimodernata da Grant Morrison durante il suo ciclo di Animal Man e rivista in chiave ironica da John Byrne durante Sensational She-Hulk.
E sono ancora l'ironia e la surrealità le atmosfere che circondano quest'ultimo ciclo, con un epilogo forse un po' troppo prematuro - dovuto al fatto che le basse vendite non ne hanno consentito uno più consono, probabilmente - e uno status quo per Howard che non viene troppo alterato, essendo quel tipo di personaggio da cui si può sempre ricominciare.
Poiché la piccola satira fumettistica è che un personaggio rispunti fuori ogni tanto solo quando vi sono importanti eventi editoriali, che non gli garantiscono però una vita lunga (proprio come è successo al buon Howard, in questo caso). Salvo poi attendere un altro importante evento e un nuovo rilancio.
Ma meglio questo che l'oblio totale, dopotutto.
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