Le differenze tra ricchi e poveri, tra classi abbienti ed elementi della società meno fortunati. Un classico del cinema italiano. Sin dal secondo dopoguerra, se non anche prima, da quando Il Signor Max faceva la bella vita in un mondo di cui non si sentiva parte.
Un tema che peraltro ha carattere universale. E che ritorna in maniera particolare in Come un Gatto in Tangenziale, diretto da Riccardo Milani, scritto da Riccardo Milani, Paola Cortellesi, Furio Andreotti e Giulia Calenda e distribuito nei cinema nel dicembre 2017.
Giovanni (Antonio Albanese) sta supervisionando un progetto per conto dell'Unione Europea volto a concedere fondi per dare vita a piccole attività imprenditoriali per le persone con un basso reddito.
Giovanni, tuttavia, si tiene ben lontano dai quartieri poveri di Roma, ma suo malgrado inizia a frequentarne uno poiché la figlia si è fidanzata con un ragazzo di borgata. Qui conosce la madre del giovane, Monica (Paola Cortellesi), una personalità dirompente e del tutto opposta alla sua, riflessiva e pacata.
Nonostante le divergenze di natura economica e caratteriale, i due cominciano a legare, ma Giovanni inizia a dover avere a che fare con le sorelle cleptomani di Monica e il marito Sergio (Claudio Amendola) con precedenti criminali.
Partendo dal tema consolidato di cui sopra, ne viene costruita attorno una storia non così banale - certo, nemmeno innovativa e mai vista prima - che analizza, pur con toni da commedia, quelle che sono le differenze che ancora esistono oggi tra classi ricche e classi povere in Italia. Differenze oggi, se possibile, ancor più marcate.
Una distanza in apparenza incolmabile che nessuna delle due classi finge di vedere, crogiolandosi spesso nel proprio orticello senza cercare di cambiare le cose. Sì, perché il film non utilizza la retorica consolidata dei ricchi che sono dalla parte del torto sempre e comunque.
Attraverso il personaggio interpretato con maestria da Antonio Albanese, infatti, e con cui si riesce a empatizzare, le colpe vengono ugualmente ripartite, per una sorta di accettazione passiva dello status quo che serve a giustificare i propri errori e le proprie mancanze.
Il film, ovviamente, attraverso l'interazione tra i due protagonisti principali vuole invece sottolineare che, quando si riesce ad andare oltre le diverse visioni dei due rispettivi mondi, si può costruire insieme qualcosa di utile e significativo.
Chiaramente la cosa non è delle più semplici da sviluppare in un film del genere, che non può andare oltre un certo punto per non annoiare lo spettatore e deve puntare anche sulla costruzione di siparietti comici, ma non annacqua mai questa tematica.
Sospeso tra una ricerca di realismo e delle atmosfere surreali (le sorelle di Monica, l'apparizione della giornalista Franca Leosini, la moglie di Giovanni distaccata dal mondo), Come un Gatto in Tangenziale è comunque un film che ha un proprio percorso senza eccessivi intoppi, lasciando un unico punto in sospeso alla fine.
Il motivo lo potete immaginare.
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