Il serial Black Mirror, ideato da Charlie Brooker e trasmesso dal 2011, ha la prerogativa di sottolineare possibili estremismi della tecnologia moderna, la quale corre a un ritmo sempre più veloce, a discapito dell'umanità che viene progressivamente privata della propria dignità e dei propri spazi privati. Un serial che ha fatto scuola, per quanto decisamente inquietante nelle premesse.
E sembra proprio uno spin-off di Black Mirror Cam, diretto da Daniel Goldhaber, scritto da Daniel Goldhaber, Isa Mazzei e Isabelle Link-Levy e distribuito su Netflix a partire dal 16 novembre 2018.
Alice Ackerman (Madeline Brewer) è una ragazza che, con lo pseudonimo di Lola, effettua dirette streaming su un sito a pagamento a tema erotico, mettendo in scena spettacoli a sfondo sessuale e anche momenti estremi come finti suicidi. Il suo sogno è quello di scalare la classifica delle top streamer del sito e giungere al numero uno in termini di follower e introiti.
Alice inizia a precipitare in un vero e proprio incubo a occhi aperti quando scopre che qualcuno è riuscito ad hackerare il suo account. Non solo, sta trasmettendo nuove dirette streaming ancora più estreme con quella che appare una sua esatta copia!
Poiché la polizia e il servizio clienti del sito non fanno niente per aiutarla, Alice Ackerman decide di indagare per conto proprio, scoprendo una sconvolgente verità.
Iniziamo col dire che in questo film non si condannano le ragazze che decidono di dedicarsi a questo tipo di dirette streaming e paiono vivere solo per questo, per il semplice motivo che una delle sceneggiatrici è stata in passato una camgirl e ha tratto anche dalle proprie esperienze personali nello scrivere la sceneggiatura.
Ad esempio come le autorità e coloro che si occupano del customer service del sito siano in realtà indifferenti, ridicolizzando le richieste di aiuto delle persone poiché guidati dal pregiudizio. O come i video siano ricaricati altrove, monetizzando, senza che la streamer ne venga a conoscenza.
Il tema è come ci sia uno sdoppiamento di personalità in questo tipo di attività. Da un lato abbiamo Alice, la "ragazza della porta accanto", la cui famiglia è all'oscuro dell'altra sua vita e che in pubblico non vuole incontrare i suoi follower. Dall'altro abbiamo Lola, l'altra metà più disinibita e competitiva ma comunque parte della stessa personalità, che interagisce con chi la segue e seppur in maniera blanda è affezionata ad essi.
Quando Alice perde quell'altra metà, è come se avesse perso una parte di sé stessa, una parte della propria identità. Quindi l'indagine/viaggio che compie è volto anche a scoprire chi davvero lei sia. Questo alla fine predomina su tutto il resto tanto che al vero mistero, chi sia dietro alla sua copia, non viene data una risoluzione. Il tutto non inficia il prodotto finale, ma di certo è come se mancasse qualcosa, un frammento di un puzzle ben costruito.
La deriva in apparenza fantascientifica, con una esatta copia della ragazza che prende il suo posto, oggi tanto fantascientifica non appare in un mondo dove esistono app per sostituire i volti nei video o intelligenze artificiali in grado di costruire discorsi elaborati con voci che ormai appaiono umane.
Un'altra inquietante deriva del Black Mirror.
Nessun commento:
Posta un commento