Tex Willer non sopporta le ingiustizie, come noto, aldilà di chi le perpetra. Può battersi a favore dei più sfortunati contro le persone potenti, ma potrebbe anche difendere le persone ricche se queste avessero subito un torto (non è escluso l'abbia fatto almeno una volta, in ormai settantacinque anni di vita editoriale).
C'è una persona, tuttavia, a cui è altamente sconsigliabile fare un torto o prendersela con le persone a lui care. E quella persona è Tex Willer stesso!
Lo dimostra Sangue Navajo, pubblicato nel 1965 nei numeri dal 51 al 53 di Tex, scritto da Gianluigi Bonelli e disegnato da Aurelio Galleppini in arte Galep.
Mentre inseguono per divertimento un treno coi loro cavalli, cinque giovani indiani Navajos vengono uccisi da due persone con colpi di pistola, convinte erroneamente volessero attaccare il mezzo. Quando capiscono cosa hanno fatto, i due cercano ogni tipo di appoggio per non essere incriminati.
Tex Willer, per evitare che suonino i tamburi di guerra, si reca a chiedere giustizia, ma sia il comandante del forte del posto sia il governatore sono sordi alle sue richieste, poiché ammanicati con i due assassini.
Non poteva essere commesso errore peggiore: Tex Willer inizia una vera e propria guerra personale, deciso a fare terra bruciata intorno ai due criminali e a chi li sostiene da dietro le quinte, anche se questo significherà mettersi contro la legge.
Credo che questa storia mostri Tex al massimo della sua potenza, intesa come rabbia e astuzia - una rabbia non cieca ovviamente - mista a capacità di strategia. Qualcosa che lo rende al pari di un supereroe pur non essendolo.
Il Ranger del Texas non fa sconti a nessuno qui: prende a male parole i suoi superiori, prende a cazzotti la gente potente definendola poi come dei codardi, distrugge proprietà governative, fa mettere sotto pessima luce le autorità e i politici perché costoro - per salvare la propria reputazione - prendano le distanze da coloro che hanno ucciso i Navajos.
Può sembrare paradossale dirlo, ma in questa sua guerra privata Tex Willer fa in modo che solo le persone responsabili di quanto accaduto paghino per i loro crimini e se la prende con altri solo se queste persone vengono mandate contro di lui o i suoi pards. Nessun innocente ne ricava un graffio durante quest'avventura, nemmeno i soldati costretti a eseguire i folli ordini dei loro superiori incapaci.
Certo, nel fare questo compie reati di sequestro di persona e distruzione di proprietà del governo, reati credo perseguibili già nel diciannovesimo secolo, ma tutto viene perdonato alla fine. L'amabile ingenuità delle storie di quel periodo.
Tex è l'emblema dell'eroe che i giovani italiani volevano essere una volta finita la Seconda Guerra Mondiale e durante il boom economico e questa storia lo dimostra: oggi questi atteggiamenti - mettersi contro i potenti in prima persona e non da dietro una tastiera, proteggere gli innocenti - sembrano quasi anarchici e ribelli in un mondo dominato dall'egoismo.
Sono passati decenni. Tex è ancora quell'eroe perfetto, magari un po' più maturo, mentre buona parte di quei lettori sembrano aver dimenticato i valori che motivano le sue azioni.
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