Una problematica ancora attuale in Italia è quella delle nascite in costante diminuzione, tanto che siamo il paese più "anziano" presente in Europa e, negli ultimi anni, alcune volte il numero dei deceduti ha superato quello delle nascite.
La popolazione si mantiene comunque costante, poco sotto i 60 milioni di abitanti, grazie all'immigrazione e a famiglie di immigrati i cui figli sono nati e cresciuti in Italia.
Un film che unisce questi due temi è Non C'è Più Religione, diretto da Luca Miniero, scritto da Luca Miniero, Sandro Petraglia e Astutillo Smeriglia e distribuito nei cinema nel dicembre 2016.
La tradizione del Presepe Vivente è storica e molto sentita nella piccola isola di Porto Buio, ma ormai - poiché da alcuni anni non nascono più bambini in questo paese - il ragazzo più piccolo è troppo grande per poter interpretare Gesù Cristo.
Il nuovo sindaco Cecco (Claudio Bisio) propone allora che si cerchi un neonato nella comunità islamica che si trova dalla parte opposta dell'isola e che la popolazione italiana tratta con pregiudizio, ricevendone in cambio diffidenza. Questo allo scopo di attirare attenzione sulla comunità e rinvigorire il turismo, unica vera fonte di guadagno per i residenti.
Per questo, Cecco può contare su una sua vecchia conoscenza, Mario Scognamiglio (Alessandro Gassmann), italiano convertitosi all'islam. Peccato che i due non si siano lasciati in buoni rapporti, anche per via di una donna che entrambi amavano e che ora è suora a Porto Buio, Marta (Angela Finocchiaro).
Come unire più tematiche in apparenza distanti tra loro? Semplice, ponendole tutte sotto l'alveo protettivo della commedia, capace di trattarle con quella leggerezza che non va ad esplorare nemmeno in maniera lieve tali tematiche - cosa che il pubblico non vuole, a quanto pare - puntando dunque su un moralismo facile, ma al tempo stesso di sicura presa per chi vuole vedere un prodotto disimpegnato.
La diminuzione delle nascite e l'invecchiamento della popolazione italiana, infatti, sono problemi complessi la cui risoluzione spetta ad altri, non al cinema. Qui si punta su un "vi sono più cellulari che abitanti in Italia" posto subito all'inizio per cercare di catturare l'interesse di chi poi vuole approfondire il tema... non so quanto efficace.
Per quanto riguarda invece le differenze tra cristiani ed islamici, queste vengono qui risolte con un semplice e in certi punti banale "volemose bene nonostante tutto e troviamo dei punti di contatto anche grazie a queste nostre differenze". Non mi sento nemmeno di dire che è una pellicola che punta sull'inclusione, tanto questo messaggio viene comunicato in maniera più che diretta.
A contorno di questo la consueta serie di siparietti comici, alcuni dei quali si trascinano un po' troppo a lungo, portati avanti da personaggi consolidati: il politico arrivista, ma dal buon cuore, il meridionale che anche lontano da casa rimane affezionato alla sua terra (mi sarà sfuggito, ma non ho ben capito il motivo per cui si sia convertito), la suora che cerca di essere moderna.
Insomma, un prodotto davvero iperrassicurante e che se non altro va subito dritto al punto.
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