lunedì 29 agosto 2022

Netflix Original 72: Il Rituale


Secondo me questa storia non vi è del tutto nuova: un gruppo di amici che si ritrova disperso in una foresta e scopre di essere assediato da un nemico sconosciuto, invisibile, che li ha presi di mira.
Su un versante horror, la mente corre subito a The Blair Witch Project, ma vale la pena citare anche Un Tranquillo Weekend di Paura (Deliverance), che - per il mio gusto personale - risulta molto più angosciante.
Quattro amici non al bar ma in una foresta si ritrovano anche in Il Rituale (The Ritual), diretto da David Bruckner, scritto da Joe Barton e distribuito su Netflix a partire dal 9 febbraio 2018. Il film è basato su un romanzo omonimo pubblicato nel 2011 scritto da Adam Nevill. 
Dopo aver assistito imponente all'uccisione di un suo caro amico durante una rapina, Luke (Rafe Spall) si concede qualche mese dopo questo tragico evento un viaggio nelle distese della Svezia insieme ad altri suoi tre amici.
Mentre percorrono un lungo sentiero in una foresta per giungere a un rifugio sicuro, i quattro cominciano a notare cose strane, come animali impalati e sinistri rumori attorno a loro. Dovendo trovare un luogo per dormire la notte, sono costretti ad accamparsi presso quella che appare come una casa abbandonata. Ed è allora che ha inizio il vero incubo.
Sembra proprio di essere tornati negli anni '90 del secolo scorso con questo film. Il gruppo di amici - che però non si separa come nelle più classiche storie horror, col tempo hanno imparato la lezione - e l'ambientazione vagamente esotica, se esotica si può definire la foresta svedese, unito alla mancanza di cellulari che avrebbero rovinato il tutto contribuisce a questo insolito tuffo nel passato.
I richiami a The Blair Witch Project sono evidenti, ma in questo caso lo sfondo non sono delle leggende inventate per l'occasione, bensì - ovviamente non troppo approfonditi - i miti scandinavi nella loro accezione più orrorifica.
In parallelo al viaggio fisico e angosciante che deve intraprendere, il protagonista deve anche affrontare un altro viaggio, più interiore e psicologico, per venire a patti con l'evento drammatico di qualche mese prima di cui è stato testimone e di cui si incolpa.
Insomma, tutto nella norma rispetto a questo tipo di prodotti e dunque si può già intuire come si concluderanno entrambi i viaggi e nulla di particolarmente nuovo viene aggiunto: da vedere solo se si hanno un paio di ore libere.

2 commenti:

  1. Visto all'epoca dell'uscita, avevo apprezzato molto la prima parte, che mi aveva genuinamente inquietata, meno la seconda, durante la quale era subentrata la noia. Bravissimo tuttavia Rafe Spall e molto interessante il design della creatura.

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    1. Ho stima per Rafe Spall dalla prima volta che l'ho visto, nell'inquietante episodio natalizio di Black Mirror, davvero bravo tanto che mi piace anche quando lo vedo in prodotti dove fa il minimo sindacale (tipo Men In Black)

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