Ho sempre qualche difficoltà agli inizi ad approcciarmi a prodotti cinematografici provenienti da una società e una cultura che non conosco a pieno, semplicemente perché temo di non poter cogliere a pieno tutti i riferimenti e dunque vedere intaccata la trama che sto seguendo da questo fatto.
Il cinema indiano è uno dei più prolifici al mondo, ma poco esportato nel nostro paese per vari fattori (la sua scarsa commerciabilità in occidente, se posso essere brutale, è il motivo principale). Tuttavia, in un mondo globalizzato, vi sono prodotti che possono raggiungere chiunque in ogni momento, se solo li si vuole cercare.
Dopo Naman il Bramino (Brahman Naman), ecco la seconda produzione indiana di Netflix. Amore Al Metro Quadro (Love Per Square Foot), diretto da Anand Tiwari, scritto dallo stesso Tiwari e da Sumeet Vyas e distribuito a partire dal 14 febbraio 2018 (data non casuale, come vedremo).
Sanjay Chaturvedi (Vicky Kaushal) è un ingegnere informatico che lavora per una grande azienda, innamorato senza speranza della sua caporeparto, e che è costretto a vivere coi suoi genitori nella periferia di Mumbai a causa dei costi proibitivi per l'acquisto di un appartamento.
A una festa aziendale conosce Karina D'Souza (Angina Dhar), un'assistente bancaria anche lei desiderosa di avere un appartamento tutto per sé, ma il suo eterno fidanzato è sempre assente.
Quando viene indetta una lotteria per assegnare appartamenti a coppie sposate, Sanjay ha un'idea: fingere che lui e Karina siano sposati e presentarsi per un'assegnazione. La manovra ha buon fine, ma per avere l'appartamento occorre tassativamente presentare la licenza matrimoniale entro due settimane. Due settimane in cui Sanjay e Karina potrebbero davvero innamorarsi... sempre se le loro famiglie non si mettono di mezzo.
Quella che può essere la difficoltà nell'approcciarsi a questo tipo di prodotto svanisce subito quando inizia a parlare - seppur inserito in una società differente - di problemi e situazioni che chiunque può affrontare nella vita reale, come appunto la ricerca di una dimora e di una persona con cui condividere la propria esistenza.
Il film offre anche uno spaccato della società indiana che risulta affascinante agli occhi di un osservatore esterno, tra il problema della sovrappopolazione, la differenza tra le classi sociali e le distanze tra le credenze religiose, induista e cristiana.
Lo spaccato diventa comunque ottimista, poiché i due protagonisti si amano nonostante le due famiglie abbiano differenti credi religiosi e sono entrambi indipendenti, ma al tempo stesso non possono fare uno a meno dell'altra. Un prodotto perfetto, dunque, da far uscire il giorno di San Valentino.
Vi è anche qualche momento di comicità un po' surreale, in certi punti confinante coi cinepanettoni nostrani, e meno retorica di quanto si potrebbe immaginare, tranne alla fine dove la storia diviene per forza di cose una fiaba.
E gli "stacchetti musicali" tipici delle produzioni indiane? Non preoccupatevi, ci sono anche questi. Per quanto stranianti in principio, poi ci si fa l'abitudine (anche in Grease i protagonisti iniziano a cantare da un momento all'altro e nessuno si è mai lamentato).
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