venerdì 12 agosto 2022

Netflix Original 71: The Cloverfield Paradox


Nel 2008 esce Cloverfield, diretto da Matt Reeves, incentrato su un attacco a New York da parte di una misteriosa creatura dalle origini sconosciute. Girato in stile mockumentary, rimane per molti anni un capitolo a sé stante, pur lasciando tante domande in sospeso.
Fino a quando, nel 2016, esce 10 Cloverfield Lane, che sarebbe forse erroneo definire un sequel, in quanto la trama ha davvero pochi collegamenti con la storia di Cloverfield, che non viene portata avanti, pur essendo ambientata nello stesso mondo narrativo. Il tutto si spiega col fatto che in origine il film era una sceneggiatura autonoma, acquisita dal produttore J.J. Abrams e poi inserita nell'universo di Cloverfield.
La stessa cosa accaduta con The Cloverfield Paradox, film diretto da Julius Onah, scritto da Oren Uziel e Doug Jung e distribuito su Netflix a partire dal 4 febbraio 2018. In principio, la sceneggiatura, infatti, non aveva alcun collegamento col mondo di Cloverfield e si intitolava God Particle, fino a quando è stata acquisita da J.J. Abrams ed è divenuta la terza parte della saga.
Nel prossimo futuro, la Terra sta affrontando una gravissima crisi energetica e, per contrastarla, viene organizzata una spedizione spaziale su una stazione orbitante per attivare un acceleratore di particelle in grado di creare energie rinnovabili.
L'equipaggio della stazione è composto da persone di svariate nazionalità, tra cui il tedesco Ernst Schmidt (Daniel Brühl) e la britannica Ava Hamilton (Gugu Mbatha-Raw).
Come facilmente intuibile, l'esperimento non va come dovrebbe e l'equipaggio all'improvviso perde contatto con la Terra... che sembra svanita letteralmente nel nulla! E come se non bastasse, sembrano aggirarsi misteriose presenza sulla stazione orbitante. Intanto sulla Terra una terribile minaccia sta per palesarsi.
Ci troviamo di fronte a una storia di fantascienza con forti influenze horror, che deve molto in particolar modo ad Alien, La Cosa e credo anche a Punto di Non Ritorno. L'ambiente claustrofobico, in netto contrasto con lo spazio aperto che si para davanti ai protagonisti, viene reso utilizzando inquadrature prevalentemente dal basso o dall'alto, per dare l'illusione di essere in un mondo differente.
Qualcuno potrebbe pensare che il concetto di Multiverso cinematografico l'abbiano inventato i Marvel Studios, in realtà in questo film diviene l'argomento preminente, ma la base di partenza (già utilizzata da Abrams per un suo precedente prodotto) deriva comunque dai fumetti: ovvero la teoria delle terre che vibrano su diverse frequenze introdotta da Gardner Fox e dalla DC Comics.
Un peccato invece che, a parte i due personaggi succitati e l'antagonista, gli altri protagonisti - forse per motivi di tempo o con la consapevolezza che sono solo carne da macello cinematografico - restino poco approfonditi. L'idea, per quanto dettata anche da motivi di marketing, che l'equipaggio rifletta le più recenti missioni spaziali e sia composto da persone di diverse nazioni risulta comunque interessante... ah no, ovviamente non sperate di trovarci un italiano.
In questo film di Cloverfield c'è davvero poco, praticamente l'unico, vero collegamento è alla fine (con J.J. Abrams che vi strizza l'occhiolino in stile Leo Ortolani) e anche in questo caso la trama principale non procede: è proprio una sorta di spin-off, più che un sequel. Quindi meglio non sforzarsi a cercare a tutti i costi dei richiami, ci si limita davvero a qualche easter eggs, e concentrarsi sulla storia del film in sé.
A questo punto, per un vero prosieguo della trama di Cloverfield, credo dovremo attendere un nuovo capitolo cinematografico.

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