lunedì 13 febbraio 2023

Netflix Original 106: I Gusti Sono Gusti


Eh, cari amici vicini e lontani, il triangolo non era stato considerato da quel celebre cantautore, ma è stato e rimane ben presente nel mondo del cinema, in particolare nel genere commedia.
Quando poi tale tematica viene esplorata da una tipica sensibilità europea quale quella francese, che risulta sia proiettata verso la modernità che ancorata a una certa tradizione, quello che ne viene fuori può essere alquanto particolare.
Come accade in I Gusti Sono Gusti (Les Goûts et les Couleurs), diretto da Myriam Aziza, da lei scritto insieme a Denyse Rodriguez-Tomé e distribuito su Netflix a partire dal 24 giugno 2018.
Simone Benloulou (Sarah Stern), un'impiegata di banca, convive da tre anni felicemente con Claire (Julia Piaton) e vorrebbe sposarla, ma non ha il coraggio di rivelare la verità ai suoi genitori, di religione ebraica e che seguono i rigidi dettami del loro credo, per cui l'omosessualità è ritenuta qualcosa di blasfemo.
Le certezze della donna, inoltre, iniziano a vacillare quando conosce lo chef Wali (Jean-Christophe Folly), con cui dà vita a una focosa relazione sessuale. Le conseguenze non tarderanno ad arrivare.
Sembra che siamo ancora dalle parti di Alex Strangelove e il tema principale rimanga quello dell'identità sessuale, seppur trattato in maniera molto differente in questo caso. Non è da escludere che questo sia il primo caso in assoluto, ma per quanto mi riguarda è la prima volta che vedo la storia di un triangolo amoroso in cui il cosiddetto terzo incomodo si intrufola in una relazione omosessuale.
Oltre a una doppia e dibattuta storia d'amore, dunque pienamente ascrivibile al genere della commedia romantica, il film rappresenta anche la classica commedia degli equivoci, poiché tra segreti tenuti nascosti, persone che si fingono altre persone e sotterfugi vari si creano quelle situazioni involontariamente comiche che però alla fine presentano il conto.
Il tutto filtrato attraverso gli occhi di due donne (la regista e la co-sceneggiatrice) che vi applicano una visione più tesa verso le due protagoniste femminili e i loro dubbi esistenziali, che a volte lasciano spazio a una sana incoscienza.
Molto sottilmente, ma in maniera chiara, non vi è un trattamento di favore verso i protagonisti e si fa chiaramente capire come il razzismo e l'omofobia siano presenti anche in chi è omosessuale e nero, dimostrando così quel detto che "tutto il mondo è paese".
E sempre per citare un detto popolare, verso la fine si preferisce dare un colpo al cerchio e uno alla botte, in quanto per un desiderio di accontentare tutti si ripiega verso un epilogo buonista - almeno a detta di chi scrive - che in realtà scontenta tutti. Ah, l'amour!

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