Viviamo in un'epoca in cui il concetto di Intelligenza Artificiale è sempre più preminente nella società, seppur non ancora presente nella vita di tutti i giorni.
Eppure ora abbiamo Intelligenze Artificiali che ideano illustrazioni, oppure scrivono piccoli saggi, sempre ovviamente dietro input di un essere umano. Siamo ben lontani da uno Skynet o una intelligenza artificiale con pensiero autonomo. Il cinema, invece, colma il divario tecnologico.
Come ad esempio in TAU, diretto da Federico D'Alessandro, scritto da Noga Landau e distribuito su Netflix a partire dal 29 giugno 2018.
Julia (Maika Monroe), una giovane ladruncola, viene rapita e portata in una lussuosa casa appartenente a uno spietato scienziato di nome Alex (Ed Skrein), che vuole mappare i suoi dati neurali per perfezionare la tecnologia delle intelligenze artificiali.
Fuggire dalla casa è impossibile, poiché un'intelligenza artificiale basica di nome TAU (Gary Oldman) la sorveglia. Per Julia la situazione appare disperata, eppure c'è un alleato su cui può contare... ed è proprio TAU!
Vi dico cosa non troverete in questo film. Non troverete un'analisi o una critica della problematica delle intelligenze artificiali nella società moderna. Dubito anche che sia una pellicola incentrata su certi limiti che la scienza non si deve porre o superare o su quale sia il concetto di umanità. Avete presente quel detto "non esistono cani cattivi, ma solo cattivi padroni"? Ecco, in questo film al posto del cane vi è l'intelligenza artificiale (non vorrei risultare offensivo).
Molto più banalmente è un thriller a sfondo fantascientifico, dove per fantascienza si intende un prossimo futuro che devi intuire dal fatto che ci sono grattacieli moderni e un'atmosfera cyberpunk (ho visto di recente intelligenze artificiali con un aspetto più moderno di TAU).
Un thriller incentrato su un tentativo di fuga da una prigione, come tanti ne abbiamo visti in passato, con la variante che stavolta vi è coinvolta un'intelligenza artificiale. E oserei dire dominata anche da una relazione tossica, ma questa è presente nei film da decenni e non è certo una novità.
Lo scienziato mi sembra uno di quegli scienziati pazzi che dominavano nei fumetti e nei film di decenni fa, peccato che poi il mondo sia andato avanti. Non si capisce, infatti, quale sia il motivo per cui debba rapire le persone per portare avanti i suoi esperimenti, ovviamente in maniera invasiva, quando molti sarebbero felici di essere pagati per condividere le informazioni dei propri schemi neurali (da nessuna parte si dice che costui abbia una modesta fortuna, anzi, appare una persona molto ricca e risponde a dei finanziatori desiderosi di risultati).
Peraltro è la stessa idea alla base dell'attuale sviluppo delle intelligenze artificiali come Midjourney, le quali si adattano ogni volta che hanno a disposizione più dati relativi ai comportamenti umani, pur potendo solo imitarli (bene o male, non è ora questo il punto) e non sviluppare un proprio percorso.
Diciamo che per il momento siamo al sicuro da Skynet.
Troppo patinato per essere davvero corrosivo, ma negli anni '80 sarebbe stato un ottimo filmaccio di serie B!
RispondiEliminaUn facile assegno per Gary Oldman e la sua pensione.
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