La donna che diviene preda dello stalker che vuole approfittare di lei è un tema molto difficile da trattare, vista la sensibilità dell'argomento. Un tema che comunque ritorna nel cinema, con film come A Letto col Nemico o Doppio Inganno (col classico topos dove il predatore è il proprio compagno, di cui ci si dovrebbe fidare).
E in questi tempi moderni? Dove si sta cercando di affrancare in più di un'occasione la figura della donna per darle più indipendenza, ma i casi di omicidio che vedono le donne come vittime divengono sempre più efferati? Prova a dare una risposta Run Sweetheart Run, diretto da Shana Feste, scritto da Shana Feste, Keith Josef Adkins e Kellee Terrell e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 28 ottobre 2022.
Cherie (Ella Balinska) è una donna separata e segretaria di uno studio legale che, per quieto vivere e nella speranza di una promozione, lascia correre alcune battute di pessimo gusto e gesti inappropriati commessi nei suoi confronti.
Un'occasione le si presenta quando il suo principale, James Fuller (Clark Gregg), le chiede di partecipare a un incontro d'affari - a cui lui non può essere presente - con un importante cliente di nome Ethan Sacks (Pilou Asbæk).
La serata procede bene, tanto che c'è anche un risvolto romantico, ma all'improvviso il tutto assume i contorni di un incubo a occhi aperti in cui Cherie precipita, a rischio della sua salute fisica e mentale.
Quando leggiamo i casi di cronaca nera, di femminicidio, si resta spesso sconvolti dalla crudeltà e dalla ferocia che il predatore ha esercitato nei confronti della vittima. Qualcosa che ci appare come fuori da questo mondo.
Il film trasforma tutto questo in una metafora soprannaturale. Il personaggio interpretato da Pilou Asbæk è un demone, ma anche una sorta di incarnazione vivente della violenza ai danni delle donne.
Quella violenza di fronte alla quale molti volgono lo sguardo (il personaggio sfonda la quarta parete guardando lo spettatore e allontana la telecamera quando violenta la protagonista) e nei confronti della quale chi dovrebbe intervenire, in special modo le autorità - la polizia, gli ospedali - non intervengono.
La spiegazione in questo caso è di carattere metafisico, nel senso che Ethan Sacks ha potere di controllo sugli esseri umani e in particolare sugli uomini, per far sì che non perdano il loro "potere" patriarcale a discapito delle donne, ma è abbastanza chiaro il messaggio che viene lanciato, senza nemmeno girarci attorno in un paio di casi (seppur trasmutato sotto forma di film horror, la caccia tra predatore e preda che in questo caso assume nuovi contorni).
Quindi Run Sweetheart Run è un film femminista? A discapito di figure maschili positive che, con una sola eccezione, qui sono completamente assenti, mi verrebbe da dire proprio di sì e, di per sé, il termine non è necessariamente negativo se inquadrato nel giusto contesto. Partendo da questo, ognuno potrà farsi un proprio parere o rimanere delle proprie convinzioni.
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