lunedì 30 ottobre 2023

Netflix Original 165: Solo


127 ore trattava la storia vera di Aron Ralston, uno scalatore rimasto bloccato in un tratto di una montagna per, appunto, 127 ore e che - nella splendida interpretazione di James Franco - in quel tempo rifletteva sulla sua esistenza, sui rapporti che ha avuto e sugli errori da lui commessi in vita.
Poiché per buona parte del film vi è un solo attore in scena, il quale parlando a sé stesso ripetutamente diverrebbe a un certo punto ridicolo, la difficoltà principale consiste appunto nel rendere credibile una situazione di per sé già altamente drammatica, pur dovendola spettacolarizzare per ragioni narrative, e catturare l'attenzione dello spettatore.
Quella di Aron Ralston è stata una incredibile storia di sopravvivenza e volontà, ma altre ve ne sono. Come quella di Álvaro Vizcaíno, ritratta in Solo, diretto da Hugo Stuven, scritto da Hugo Stuven e Santiago Lallana e distribuito su Netflix a partire dall'unidici gennaio 2019.
2014, Fuerteventura: Álvaro Vizcaíno (Alain Hernández) è un surfista che è spesso lontano dalla famiglia e senza una compagna, il quale vede progressivamente i suoi amici sposarsi o rinunciare allo sport.
Recatosi da solo presso una scogliera per fare surf, scivola e si frattura il bacino e una mano. Solo su spiaggia e scogli e senza nessuno nelle vicinanze, Álvaro Vizcaíno deve trovare un modo per sopravvivere e difendersi da un inatteso pericolo: i gabbiani.
Le ore in questo caso non sono 127, bensì 48, eppure sembra di vedere una versione in salsa spagnola del film diretto da Danny Boyle. Anche stavolta ci ritroviamo di fronte a una pellicola basata su una storia vera e di un racconto di sopravvivenza che diventa ben presto qualcosa di più.
Seppur sotto diversa forma rispetto a James Franco, anche in questo caso il protagonista soffre di allucinazioni che lo costringono a fare i conti col proprio passato, fino a quel momento messo alle spalle senza ripensarci due volte, e con gli errori commessi nei confronti della famiglia, degli amici e di sé stesso anche.
L'esperienza che Álvaro Vizcaíno si trova a dover affrontare, dunque, dove deve davvero venire a patti col proprio io, gli fa comprendere il vero valore e l'importanza della vita e di saper vivere, facendolo maturare.
Questa è l'essenza principale di film di questo tipo, quindi non si può neanche dire che risulti qualcosa di già visto, anche perché non sarebbe neanche corretto nei confronti di chi ci ha lavorato e, partendo una storia realmente accaduta, ha voluto dare un messaggio universale di speranza che possa raggiungere più persone. Le quali vogliano infine guardarsi alle spalle e ammettere i propri errori per poter ricominciare.

Nessun commento:

Posta un commento