Esistono film dove a volte predominano più le immagini che i dialoghi, dove le parole sono ridotte al minimo. Ne sono buoni esempi 2001: Odissea nello Spazio o A Quiet Place, laddove il silenzio e gli scarsi dialoghi trovano un contesto ben preciso.
La difficoltà dunque, come facilmente intuibile, consiste nel tenere desta l'attenzione dello spettatore, che deve intuire lo svolgimento della storia principalmente attraverso le sequenze continue di inquadrature.
E un film dove i dialoghi siano praticamente inesistenti, invece? Uno di questi è Nessuno Ti Salverà (No One Will Save You), scritto e diretto da Brian Duffield e distribuito su Disney+ a partire dal 22 settembre 2023.
Brynn (Kaitlyn Dever) è una ragazza che vive in una piccola città, in una casa isolata. Anche quando deve recarsi a fare compere o spedire delle lettere, molti cercano di evitarla e lei stessa quando vede alcune persone si nasconde per non farsi notare.
Una notte, Brynn ode degli strani rumori in casa e va a controllare, scoprendo che un alieno grigio si è intrufolato nella sua abitazione. Con estrema difficoltà e fortuna, riesce a ucciderlo.
Questa però è solo l'avanguardia di un'invasione su ben più ampia scala e Brynn si ritrova a essere l'involontaria pedina di un conflitto spaziale che la costringe anche a rievocare un terribile ricordo.
Ma come, un'invasione aliena, battaglie, pathos e non ci sono praticamente dialoghi? Ebbene sì, in tutto il film la protagonista pronuncia in totale cinque parole, peraltro durante una scena onirica, mentre per il resto vi sono grida, sospiri, rumori ambientali e i dialoghi degli alieni, che sono ovviamente inintelligibili. Non si tratta dunque di un sogno o di un'allucinazione, la storia è davvero quella di un'invasione aliena.
Insomma, la lezione di A Quiet Place, per cui non occorrono parole su parole per creare la tensione - e guarda caso anche qui c'è un'invasione aliena - è stata ben recepita.
La pellicola vuole così trasmettere il senso di alienazione e la natura di reietta di Brynn, di cui scopriremo le cause lungo la via. Non avendo a disposizione le parole per capire certe situazioni, ci si ritrova in certi punti dispersi, come fuori posto quando capiti in un luogo dove non dovresti essere e accadono cose strane intorno a te.
C'è da dire che, poco oltre la metà del film, lo stratagemma del non far parlare nessuno inizia a divenire un po' stucchevole e pare quasi a quel punto un esercizio di stile.
Mettendo da parte questo aspetto, il film è anche una sorta di parabola salvifica per la protagonista che, da persona complessata e introversa, per via dell'esperienza vissuta riesce infine ad aprirsi al mondo, a venire a patti con quel drammatico ricordo che ha segnato tutta la sua vita e a farsi accettare dalla gente. Ma non è detto che questo sia necessariamente un lieto fine.
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