La morte di un eroe immaginario, di finzione, tecnicamente non dovrebbe colpirci. Dopotutto scompare un personaggio di carta, che non esiste nella realtà, che non conosceremo mai personalmente. Eppure, aver seguito le gesta di quell'eroe per mesi o anni rende quel personaggio molto vicino per alcuni lettori. Una sorta di amico immaginario per ragazzi cresciuti, e questo non sia visto come un difetto. Tanto che, quando un autore decide di sbarazzarsene, la cosa invece ci colpisce.
Talvolta, oppure spesso, la morte è solo temporanea, sin dai tempi di Sherlock Holmes o giù di lì. Perché dopotutto parliamo pur sempre di finzione narrativa. Ma a volte, invece, è insolitamente definitiva come nella realtà.
Tutto questo preambolo per giungere a La Morte di Capitan Marvel (The Death of Captain Marvel), pubblicato nel 1982, scritto e disegnato da Jim Starlin, che mette la parola fine all'epopea di un eroe le cui gesta abbiamo ammirato sin da L'Arrivo di Capitan Marvel.
Mar-Vell si è ormai ritirato su Titano, accolto da Mentore ed Eros, e ha iniziato una relazione con Elysius. Le sue giornate si dividono tra il dettare le sue memorie e la contemplazione, lontano da ogni battaglia.
Tuttavia c'è anche un male che si annida dentro il corpo di Mar-Vell, un male contratto a seguito del suo primo scontro con Nitro: il cancro. In una corsa contro il tempo, tutti gli amici - e anche alcuni nemici - dell'eroe si presentano al suo capezzale per rendergli omaggio e per testimoniare la sua grandezza.
Il concetto di eroe e supereroe si basa sul presupposto costui sia continuamente in battaglia. Ogni mese, oppure ogni certo periodo temporale, per ragioni commerciali e in caso di successo, deve affrontare nuove minacce che lo mettano alla prova.
Il patto di mutua accettazione tra lettore ed editore è che l'eroe può anche perdere in alcuni casi, ma non può certo morire. Altrimenti come si farebbe a leggere nuove storie? E così via, in un ciclo infinito.
C'è poi il caso dell'eroe che ha avuto successo per qualche anno, ma poi varie ragioni di natura economica e narrativa hanno bloccato la sua corsa. E in questo caso si adotta spesso l'idea di far sì che l'eroe si sacrifichi in maniera altruistica in un'ultima battaglia per la salvezza del mondo... salvo poi ritornare per tentare un rilancio. E così via, in un ciclo infinito.
Ma non è il caso di quest'opera. Quest'opera, diventata seminale per ovvie ragioni, scardina entrambi questi concetti. In questo caso l'eroe non ha più alcuna battaglia da affrontare, ha esaurito il suo tempo: forse si potevano narrare altre storie su di lui, ma sarebbe stato solo il prolungamento di un'agonia.
L'idea di una narrativa supereroistica infinita trova forse qui il primo brusco risveglio nella realtà: no, neanche essa è infinita, come piace pensare alla nostra mente per essere rassicurata. Anch'essa un giorno avrà fine, essendo un'esperienza umana.
L'eroe qui non si sacrifica in un'ultima, gloriosa battaglia (a meno che non si voglia vedere come tale il confronto finale con Thanos, che però altro non è che un'illusione), ma come molte altre persone muore nel proprio letto, colpito da un male che ahinoi ci è molto familiare, circondato dalle persone che hanno segnato la sua vita.
È noto che in questo caso l'autore ha voluto anche venire a patti con un evento che lo aveva colpito personalmente, ovvero la morte del padre proprio a causa di un cancro. Ancora una volta una catarsi artistica ci parla - in maniera metaforica - di quelle che sono le sofferenze della vita reale, per cercare di venirne a patti e accettarle.
Mar-Vell è poi tornato? Mentiremmo a dire di no: tra qualche flashback, due o tre ritorni occasionali dalla morte e, in senso lato, lasciando in eredità all'universo due figli. Ci sono anche in ballo questioni di copyright, ma forse questo "sporcherebbe" un po' il tutto.
Eppure questa storia di oltre quaranta anni fa rimane la sua ultima. Un punto fermo oltre cui non si è mai andati. Quella che potrebbe essere vista come una fine ingloriosa per un'eroe che ha combattuto tante battaglie è invece quella che lo riconcilia con la sua stessa umanità. E in quanto tale è rimasta nella storia, questo sì nel tempo infinito.