lunedì 7 aprile 2025

Fabolous Stack of Comics: La Morte di Capitan Marvel


La morte di un eroe immaginario, di finzione, tecnicamente non dovrebbe colpirci. Dopotutto scompare un personaggio di carta, che non esiste nella realtà, che non conosceremo mai personalmente. Eppure, aver seguito le gesta di quell'eroe per mesi o anni rende quel personaggio molto vicino per alcuni lettori. Una sorta di amico immaginario per ragazzi cresciuti, e questo non sia visto come un difetto. Tanto che, quando un autore decide di sbarazzarsene, la cosa invece ci colpisce.
Talvolta, oppure spesso, la morte è solo temporanea, sin dai tempi di Sherlock Holmes o giù di lì. Perché dopotutto parliamo pur sempre di finzione narrativa. Ma a volte, invece, è insolitamente definitiva come nella realtà.
Tutto questo preambolo per giungere a La Morte di Capitan Marvel (The Death of Captain Marvel), pubblicato nel 1982, scritto e disegnato da Jim Starlin, che mette la parola fine all'epopea di un eroe le cui gesta abbiamo ammirato sin da L'Arrivo di Capitan Marvel.
Mar-Vell si è ormai ritirato su Titano, accolto da Mentore ed Eros, e ha iniziato una relazione con Elysius. Le sue giornate si dividono tra il dettare le sue memorie e la contemplazione, lontano da ogni battaglia.
Tuttavia c'è anche un male che si annida dentro il corpo di Mar-Vell, un male contratto a seguito del suo primo scontro con Nitro: il cancro. In una corsa contro il tempo, tutti gli amici - e anche alcuni nemici - dell'eroe si presentano al suo capezzale per rendergli omaggio e per testimoniare la sua grandezza.
Il concetto di eroe e supereroe si basa sul presupposto costui sia continuamente in battaglia. Ogni mese, oppure ogni certo periodo temporale, per ragioni commerciali e in caso di successo, deve affrontare nuove minacce che lo mettano alla prova.
Il patto di mutua accettazione tra lettore ed editore è che l'eroe può anche perdere in alcuni casi, ma non può certo morire. Altrimenti come si farebbe a leggere nuove storie? E così via, in un ciclo infinito.
C'è poi il caso dell'eroe che ha avuto successo per qualche anno, ma poi varie ragioni di natura economica e narrativa hanno bloccato la sua corsa. E in questo caso si adotta spesso l'idea di far sì che l'eroe si sacrifichi in maniera altruistica in un'ultima battaglia per la salvezza del mondo... salvo poi ritornare per tentare un rilancio. E così via, in un ciclo infinito.
Ma non è il caso di quest'opera. Quest'opera, diventata seminale per ovvie ragioni, scardina entrambi questi concetti. In questo caso l'eroe non ha più alcuna battaglia da affrontare, ha esaurito il suo tempo: forse si potevano narrare altre storie su di lui, ma sarebbe stato solo il prolungamento di un'agonia.
L'idea di una narrativa supereroistica infinita trova forse qui il primo brusco risveglio nella realtà: no, neanche essa è infinita, come piace pensare alla nostra mente per essere rassicurata. Anch'essa un giorno avrà fine, essendo un'esperienza umana.
L'eroe qui non si sacrifica in un'ultima, gloriosa battaglia (a meno che non si voglia vedere come tale il confronto finale con Thanos, che però altro non è che un'illusione), ma come molte altre persone muore nel proprio letto, colpito da un male che ahinoi ci è molto familiare, circondato dalle persone che hanno segnato la sua vita.
È noto che in questo caso l'autore ha voluto anche venire a patti con un evento che lo aveva colpito personalmente, ovvero la morte del padre proprio a causa di un cancro. Ancora una volta una catarsi artistica ci parla - in maniera metaforica - di quelle che sono le sofferenze della vita reale, per cercare di venirne a patti e accettarle.
Mar-Vell è poi tornato? Mentiremmo a dire di no: tra qualche flashback, due o tre ritorni occasionali dalla morte e, in senso lato, lasciando in eredità all'universo due figli. Ci sono anche in ballo questioni di copyright, ma forse questo "sporcherebbe" un po' il tutto.
Eppure questa storia di oltre quaranta anni fa rimane la sua ultima. Un punto fermo oltre cui non si è mai andati. Quella che potrebbe essere vista come una fine ingloriosa per un'eroe che ha combattuto tante battaglie è invece quella che lo riconcilia con la sua stessa umanità. E in quanto tale è rimasta nella storia, questo sì nel tempo infinito.

sabato 29 marzo 2025

A scuola di cinema: L'Uomo Venuto dall'Impossibile (1979)

1979: Viene pubblicato il romanzo Time After Time, scritto da Karl Alexander.
L'opera si incentra sul celebre scrittore inglese H.G. Wells, che una sera presenta a un gruppo di persone, incluso un certo Stevenson, una sua invenzione: la macchina del tempo.
All'improvviso la polizia irrompe nella dimora dello scrittore con l'intento di arrestare Stevenson, che è in realtà anche il serial killer noto come Jack lo Squartatore, ritenuto responsabile di atroci uccisioni ai danni di prostitute.
Per evitare la cattura, Stevenson utilizza la macchina del tempo di Wells, catapultandosi nel futuro, ovvero l'anno in cui il romanzo venne pubblicato.
H.G. Wells lo insegue e, per avere la meglio sul killer, si rivelerà fondamentale l'apporto di Amy Robbins, destinata ad avere un ruolo importante nella sua vita.
L'anno della pubblicazione del romanzo coincide anche, in maniera curiosa, con la sua trasposizione sul grande schermo.


Quando il romanzo è ancora in una fase embrionale, con poco più di cinquanta pagine completate e il titolo provvisorio di The Time Travelers, Karl Alexander - non del tutto convinto della sua bontà - lo presenta allo scrittore e sceneggiatore Nicholas Meyer per riceverne delle critiche, considerato che si basa sulla stesse premesse de La Soluzione Sette Per Cento (The Seven-Per-Cent Solution), ovvero, due personaggi dell'era vittoriana che si incontrano.
Ma non vi sono critiche da parte di Nicholas Meyer, anzi. Rimane così intrigato dall'opera che ne opziona i diritti e la propone al suo amico e produttore Herb Jaffe per scrivere una sceneggiatura basata su queste premesse. Al contempo, Karl Alexander, spronato da questo favorevole riscontro, procede nella stesura del romanzo.
Herb Jaffe trova infine un accordo con la Warner Bros. e la Orion Pictures, convincendo loro a scegliere Nicholas Meyer anche come regista, opzione che in un primo momento viene rifiutata poiché il progetto rappresenta il suo debutto cinematografico con questo incarico.
Per le parti di H.G. Wells e Jack lo Squartatore, Nicholas Meyer propone Derek Jacobi ed Edward Fox, ma la produzione vorrebbe l'insolita accoppiata - più appetibile da un punto di vista di marketing - di Richard Dreyfuss e Mick Jagger.
La scelta per H.G. Wells ricade infine su Malcolm McDowell, scelta che incontra anche i favori di Meyer, in quanto lo ritiene simile al giovane Wells. Per Jack lo Squartatore, l'intervento di Herb Jaffe si rivela fondamentale per il casting di David Warner.
Malcolm McDowell, reduce dalla travagliata lavorazione di Caligola, è ben lieto di avere la possibilità di cimentarsi in un ruolo più eroico e, in principio, visiona alcuni documenti e filmati relativi allo scrittore inglese. Quando scopre, tuttavia, che costui parlava con una voce abbastanza stridula, accompagnata inoltre da un forte accento inglese, abbandona ogni pretesa di riportare tali caratteristiche sul grande schermo per evitare una non intenzionale caricatura.
Per il ruolo di Amy Robbins, il regista Nicholas Meyer propone la sua fidanzata, Shelley Hack, ma la produzione si oppone e anche lei non è entusiasta della cosa, poiché non si ritiene pronta per un ruolo da protagonista e così facendo lo otterrebbe solo per essere la compagna del regista. 
La produzione propone la parte dunque a Sally Field, ma costei non accetta. Meyer cerca dunque un'attrice che le ricordi Jean Arthur e la scelta ricade infine su Mary Steenburgen.
Le riprese iniziano in via ufficiale nel settembre 1978, durando 52 giorni e tenendosi in California.
La macchina del tempo, denominata Argo e realizzata in fibra di vetro, viene concepita come una sorta di ibrido tra un macchinario vittoriano e il sottomarino di Ventimila Leghe Sotto i Mari. Il costo per la sua costruzione è di circa 70.000 dollari.
L'Uomo Venuto dall'Impossibile (Time After Time) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 7 settembre 1979. A fronte di un budget di 3 milioni e mezzo di dollari, la pellicola arriva infine a incassare 13 milioni di dollari. Nello stesso anno, esce la versione definitiva dell'omonimo romanzo di Karl Alexander.
Dal titolo originale del film, la cantante Cindy Lauper prende spunto per una sua canzone uscita nel 1983 per il suo album di debutto, che presenta il medesimo titolo e in cui lei è incappata visionando una guida tv.
Una curiosa conseguenze delle riprese è che Malcolm McDowell e Mary Steenburgen, che si incontrano per la prima volta sul set di questo film, si innamorano e si sposano poco tempo dopo. Proprio come accade ai loro due personaggi. Rimangono insieme per circa 10 anni e hanno due figli.
Nel 2017 viene mandata in onda una serie televisiva basata su questo film, programmata sulla rete televisiva ABC e che sposta l'ambientazione nello stesso anno in cui viene programmata, come accaduto alla pellicola originale. Sviluppata da Kevin Williamson, vede Freddie Stroma nel ruolo che fu di Malcolm McDowell e Josh Bowman nella parte interpretata in origine da David Warner.
La serie, che mischia passato, presente e futuro, in realtà di futuro ne vede poco. La prima stagione interamente girata di dodici episodi viene interrotta, infatti, dopo che ne sono stati messi in onda solo cinque. Seppur tutti gli episodi vengano invece programmati senza problemi in alcuni mercati europei.
Nel 2009, Karl Alexander scrive un seguito del romanzo intitolato Jaclyn The Ripper. In esso Amy Robbins viaggia ancora nel futuro, nella Los Angeles del 2010, per ritrovare i suoi genitori e raccontare loro cosa le è accaduto.
Tuttavia la donna causa inavvertitamente anche l'evasione di Jack lo Squartatore e un mix dei loro DNA fa sì che il killer diventi una donna e inizi una nuova serie di uccisioni, con l'intento principale di vendicarsi di Amy Robbins e H.G. Wells.
Lo scrittore inglese, dunque, viaggia anch'egli nel futuro, un futuro molto diverso da quello da lui visitato la prima volta, per sconfiggere Jack lo Squartatore una seconda volta e ritrovare Amy.
Dubitiamo molto che questo sequel possa avere una trasposizione cinematografica.
Mary Steenburgen interpreterà di nuovo la parte di una donna che si innamora di un viaggiatore del tempo in Ritorno al Futuro Parte III (Back to the Future Part III)... ma questa è un'altra storia.

mercoledì 26 marzo 2025

Fabolous Stack of Comics: Tex/Zagor - Presagi di Guerra


Tex Willer e Za-gor-te-nay, alias Zagor. I due eroi simbolo della Sergio Bonelli Editore. Non i primi a esser stati creati, paradossalmente, ma di certo i più longevi non solo all'interno della casa editrice stessa ma nel panorama del fumetto italiano.
Per decenni i due hanno superato indenni crisi economiche, crisi del fumetto, cali di lettori e altre sventure, ma non si sono mai materialmente incontrati. Da un lato per volontà del gran capo della casa editrice, perlopiù refrattario ai team-up tra personaggi, dall'altro per difficoltà materiali di incontrarsi vivendo i due le loro avventure in periodi storici differenti.
Ma i tempi cambiano e in Bandera! abbiamo visto il maturo Zagor incontrare per la prima volta un ancora giovane Tex Willer per sventare una crisi tra degli abitanti di una piccola città e gli indiani Comanche. Un'alleanza che si rinnova in Presagi di Guerra, pubblicato nel dicembre 2023, scritto da Mauro Boselli e disegnato da Alessandro Piccinelli.
Nonostante Tex e Zagor siano riusciti per il momento a placare gli animi, le tensioni tra gli indiani Comanche e gli abitanti della frontiera rimangono alte. Tra gli indiani il più deciso ad attaccare è Quanah Parker, figlio di un Comanche e di una donna rapita dalla tribù, Cynthia Ann Parker.
Tex e Zagor cercano nuovamente di evitare quello che appare come un inevitabile conflitto, che viene fomentato anche da un ricco proprietario terriero di nome John Baylor, il quale vuole sfruttare la cosa per interessi personali al fine di acquisire le terre degli indiani a costo zero, eliminando anche quella che lui considera una razza inferiore.
Per sventare questa doppia minaccia i due eroi dovranno allearsi con amici e vecchi nemici e rivolgersi all'unica persona in grado di riportare alla ragione Quanah Parker: sua madre.
C'è qualcosa che questo nuovo team-up ha e al contempo che non ha più. Vede di nuovo insieme i due più grandi eroi della Bonelli agire in un medesimo contesto. L'impianto è quello classico, consolidato e da cui è pericoloso - in un'atmosfera tradizionalista che predomina questi esperimenti - allontanarsi: un sentiero già percorso è invece più sicuro.
Quindi di nuovo insieme, di nuovo i conflitti tra indiani e abitanti della frontiera, di nuovo il classico cattivo alla Tex Willer che vuole acquisire più potere ai danni delle persone più deboli. Cattivo che viene riportato a più saggi consigli a suon di pugni e pistole. E una piccola lezione morale sul razzismo, piaga che Tex e Zagor combattono da svariati decenni.
In aggiunta rispetto al racconto precedente, vi è anche la presenza degli storici comprimari che ruotano attorno ai due eroi. Prima si erano visti solo alcuni personaggi minori, qui invece compare Kit Carson e scopriamo anche cosa è successo a Cico.
Ma c'è anche una cosa che manca ed è inevitabile. Questo nuovo team-up... non è più una novità, non c'è più il sapore della scoperta, di come i due eroi si relazioneranno, essendo già stato assodato nella prima storia. La novità è subito scivolata nella tradizione: è questo necessariamente un male? Il giudizio è lasciato alla singola persona.
Forse questa storia ci ha anche consegnato l'ultima avventura di Zagor. Ma mentre l'eroe si allontana verso il sole che tramonta, nessuno può ancora prevedere quali sorprese lo attendano alla prossima svolta.

martedì 25 marzo 2025

Libri a caso: Nero Wolfe, Difenditi!


Gli investigatori privati hanno questa pessima abitudine di volersi complicare la vita, anche quando gli eventi sembrano essere facilmente decifrabili. Persino quello che appare come il caso più ordinario rischia talvolta di tramutarsi in una incredibile epopea.
E in questo non fa eccezione Nero Wolfe, il personaggio ideato da Rex Stout, come dimostra Nero Wolfe, Difenditi! (The Mother Hunt), pubblicato nel 1963.
Lucy Valdon, vedova del famoso romanziere Richard Valdon, si presenta al cospetto di Nero Wolfe e Archie Goodwin con un caso in apparenza semplice. Qualcuno ha lasciato un neonato davanti alla porta di casa sua, con un criptico messaggio che lascia intendere che il padre sia proprio il defunto Richard Valdon.
L'incarico è ben remunerato e appare come una passeggiata: scoprire chi sia la madre del bambino e capire se Richard Valdon ne sia davvero il padre. Tuttavia, quando nel corso delle indagini un possibile testimone viene ucciso, si capisce subito che c'è qualcosa di molto più serio dietro questa vicenda.
Qualcosa che costringerà Nero Wolfe a un vero e proprio tour de force.
Mi piace vedere questo romanzo come una sorta di aria tratta da un'opera lirica, di cui l'acculturato Nero Wolfe è di sicuro un appassionato, tipo "La Calunnia è un Venticello" di Giacomo Rossini. Ovvero inizia molto in sordina: un caso semplice, fin troppo semplice, sembrerebbe quasi non valere il tempo di Nero Wolfe se non fosse per il congruo onorario.
Dopodiché, come nel migliore dei crescendo, la faccenda diventa una matassa sempre più ingarbugliata da districare, tanto che praticamente tutte le persone che ruotano attorno a Nero Wolfe ne rimangono coinvolte a vario titolo.
E, come ciliegina sulla proverbiale torta, Nero Wolfe si ritrova costretto a uscire di casa per venire a capo dell'enigma. Una cosa che lui eviterebbe molto volentieri. Come un colpo di cannone, per citare l'aria lirica di cui sopra.
Un modo insolito di mettere in difficoltà l'investigatore privato (e il suo pard, Archie Goodwin) che tuttavia viene affrontato con i classici sbuffi e rimbrotti tipici del personaggio. E senza dimenticare che è molto difficile comunque cogliere sempre di sorpresa il sedentario investigatore amante della cucina e delle orchidee.
Anche il ritmo della trama segue questa progressione: in apparenza lento nel principio, sempre più frenetico man mano che la vicenda si delinea.
E state tranquilli, comunque. In nessuna pagina vedrete Nero Wolfe o Archie Goodwin deliziarsi con le gioie della paternità. Gli investigatori privati hanno questa pessima abitudine di voler restare single a vita.

lunedì 24 marzo 2025

Libri a caso: La Terra Morente


La Terra che si avvicina ai suoi ultimi giorni, il sole che sta per esplodere e l'umanità consapevole di avere le ore contate. Sempre che qualcosa non accada nel mentre. Sì, siamo di nuovo dalle parti degli scenari apocalittici, da fine del mondo, dopo Il Lungo Meriggio della Terra.
E tocca stavolta a La Terra Morente (The Dying Earth), scritto da Jack Vance e pubblicato nel 1950.
Ci troviamo in un lontanissimo futuro, dove il sole è rosso fuoco e sta per andare in supernova, cosa che causerà la fine della vita sulla Terra e la scomparsa dell'umanità dalle galassie. In quest'era le distanze tra le classi sociali sono molto ampie e la magia e le superstizioni hanno una forte presa sulla gente, considerata la fine che si ritiene imminente.
In questo scenario assistiamo alle imprese di alcuni personaggi. A partire dai maghi Mazirian e Turjan, in eterna lotta tra loro per il dominio delle creature ideate artificialmente e a cui manca ancora la scintilla della vita.
Passando poi dalle sorelle genetiche T'Sais e T'Sain, ai due lati opposti della barricata delle emozioni, ma al tempo stesso fortemente legate.
E finendo infine con Liane il Viaggiatore, Ulan Dhor e Guyal di Sfere, cercatori di conoscenza a vario titolo (ma non tutti spinti da motivi altruistici) le cui cerche potrebbero avere un forte impatto sul mondo e sul futuro, breve o lungo che sia, dell'umanità.
A volte lo scenario apocalittico imminente è parte integrante della narrazione ed è uno dei motivi che spinge i protagonisti ad agire. A volte, invece, è un'affascinante cornice entro cui imbastire altri scenari che vanno a creare una sorta di più ampio paesaggio narrativo.
La Terra Morente rientra in questa seconda categoria. La Terra del lontano futuro dove il sole sta per andare in supernova - entro quanto tempo non è dato sapere - diventa infatti il presupposto di base su cui costruire poi storie che, in realtà, non esplorano più di tanto questa tematica.
Il romanzo è più un'antologia, a ben vedere, in quanto è composto da sei racconti che tra l'altro hanno dei collegamenti minimi tra loro. Solo il primo e il secondo a ben vedere sono una sorta di prosecuzione diretta, mentre i rimanenti quattro - pur recuperando alcuni personaggi già apparsi in precedenza - fanno sostanzialmente storia a sé.
Tutti questi racconti, però, creano un mondo ampio di cui noi iniziamo a intravedere qualche barlume che tende la mano più al fantasy che alla fantascienza, con tanto di creature incantate e paesaggi immacolati.
Il pianeta in questione rimane la Terra, seppur sia molto diversa da quella che conosciamo. Pare tornata a una sorta di era medievale, dove predominano più le credenze sovrannaturali che la ragione. E dove chi è in grado di detenere il potere della magia si ritrova nei posti più alti della società.
Sotto questa patina mi è parso di vedere una non tanto velata critica alle religioni, senza alcuna distinzione, nella parte in cui abbindolano gente disperata per dare loro promesse di un futuro migliore che mai arriverà e annunciando punizioni divine che in realtà sono impartite dall'essere umano. Quindi più che la religione, chi la sfrutta per i propri fini.
Caratteristica che l'uomo a quanto sembra non abbandona, nemmeno di fronte alla fine del mondo.

giovedì 20 marzo 2025

Fabolous Stack of Comics: Ms. Marvel - La Nuovissima Ms. Marvel


Dopo aver conosciuto Mar-Vell, Carol Danvers è rimasta suo malgrado coinvolta in un piano di vendetta attuato da un acerrimo nemico dell'eroe. Yon-Rogg. Nella battaglia che ne è conseguita, lei ha ottenuto da dei macchinari Kree degli incredibili poteri.
Come visto in Nata per Combattere, ha poi assunto l'identità di Ms. Marvel, o meglio questa era una seconda personalità che emergeva senza che lei ne fosse consapevole in principio.
Col tempo, Carol Danvers ha appreso come far convivere le sue due personalità e, più sicura di sé, può affrontare altre sfide nei numeri finali della serie a lei dedicata, che si conclude col numero 23 pubblicato nel 1979 (seppure due storie rimaste nel cassetto vengano poi pubblicate quasi quindici anni dopo in una serie antologica). Con storie di Chris Claremont e disegni di Jim Mooney, Dave Cockrum e Mike Vosburg.
Ora che è nel controllo della sua personalità, Carol Danvers continua a dividersi tra i suoi impegni come caporedattrice della rivista Woman e le missioni di Ms. Marvel. Ma vi sono insolite nubi all'orizzonte: una mutaforma di nome Raven la prende di mira per ragioni misteriose e, senza che lei ne sia in principio consapevole, comincia a distruggerle la vita.
Al contempo l'eroina, dopo aver infine ritrovato Mar-Vell e rivelatogli cosa le è accaduto, adotta un nuovo costume e cerca di rimettere insieme i pezzi della propria esistenza, entrando anche a far parte degli Avengers. Ma si avvicina l'incontro con una mutante che cambierà la sua vita per sempre: il suo nome è Rogue.
Le cosiddette fasi editoriali, le ripartenze non sono state di certo inventate negli ultimi anni. A vari livelli il fumetto - e più in generale l'intrattenimento - le ha sempre adottate.
Il personaggio di Ms. Marvel/Carol Danvers ha finora vissuto due fasi principali. La prima come semplice, ma significativo comprimario della testata dedicata a Capitan Marvel. La seconda nella prima parte della serie a lei dedicata, dove ha dovuto trovare un equilibrio tra le sue due identità in conflitto tra loro (pur essendo lei la stessa persona).
Risolto questo dilemma - almeno, temporaneamente - vediamo ora Ms. Marvel cercare di ritrovare un equilibrio personale, ma è destinata a non riuscirvi. La famiglia la bistratta a scapito dei figli maschi e non tiene conto dei suoi conseguimenti, il lavoro diviene sempre più una sorta di compromesso a cui lei non vuole adattarsi, tanto che finirà per perderlo, i nemici diventano più insidiosi.
Insomma, una sorta di baratro personale in cui a complicare le cose arrivano Mystica - qui alla sua prima apparizione, nel design originale ed eterno concepito da Dave Cockrum, così come ha anche ideato il nuovo costume dell'eroina - e la nuova Confraternita dei Mutanti Malvagi. Ma è proprio quando queste premesse vengono poste... che la serie viene interrotta.
Sappiamo in realtà come finirà questo conflitto, ovvero nel peggiore dei modi per Carol Danvers, ma questa è materia per altri post. E per Chris Claremont una sorta di prologo alle future avventure degli X-Men.
L'epilogo della serie ci lascia perciò un personaggio in bilico su un precipizio di natura morale e personale di cui non se ne vede la fine. La fine in realtà però c'è, col numero ventitré, e una quarta fase Carol Danvers, almeno in questa sede, non sarà in grado di vederla.

mercoledì 19 marzo 2025

Italians do it better? 55: Madre Notturna (2022)


Il cinema italiano ha sempre avuto una buona tradizione nel genere horror, seppur non secolare come quella che può vantare il cinema americano.
Essendo il cinema associato a questo genere, dalle nostre parti, fatto più di mestiere che di budget, non ha quasi mai potuto contare su grandi somme o grandi mezzi. Fino a quando si aveva un Mario Bava che ti creava dei piccoli capolavori letteralmente col nulla e molta inventiva, si andava (quasi) sul sicuro, ma parliamo ormai di un mondo che non esiste più e non può più tornare.
Tuttavia, ogni tanto qualche pellicola horror ricompare, poiché non sempre gli effetti e i grandi budget possono essere tenuti in considerazione. Ne è un esempio Madre Notturna, scritto e diretto da Daniele Campea e distribuito nei cinema nel novembre 2022.
Agnese (Susanna Costaglione), dopo alcuni anni in cui è rimasta internata in un istituto psichiatrico, può infine tornare a vedere la propria famiglia, anche se solo per poche settimane. La cosa sembra però non suscitare gli entusiasmi né del marito Riccardo (Edoardo Oliva) né della figlia Arianna (Sofia Ponente), che trova nella danza una personale valvola di sfogo.
Con difficoltà si provano a rinsaldare i legami familiari, ma un imprevisto sta per travolgere tutto. Sta per arrivare la pandemia del COVID-19 e il lockdown, che più che unire dividerà la famiglia. E riporterà a galla quei demoni che hanno causato l'internamento di Agnese, convinta che nei boschi attorno alla casa in cui vivono ci siano degli spiriti della natura. E che abbiano preso di mira proprio lei.
L'horror può essere creato con gli effetti speciali e i jumpscare, questo è certo. Ma a volte l'orrore è intorno a noi, quell'orrore molto reale su cui non vogliamo volgere il nostro sguardo. Anzi, non solo intorno a noi, ma dentro di noi.
Senza entrare nel merito di discorsi sociali e sociologici di cui non ci sono le competenze necessarie, il lockdown del 2020 ha messo tutti di fronte - tutti, senza distinzioni di alcun tipo - ai concetti di alienazione e solitudine e ognuno ha reagito come poteva. Altri, invece, non hanno cercato alcuna reazione e hanno semplicemente osservato lo scorrere degli eventi.
Quindi tutti tecnicamente si possono ritrovare nella situazione vissuta dai protagonisti della pellicola. Per quanto la loro sia una famiglia disfunzionale ai massimi livelli - il padre traditore, la figlia menefreghista, la madre in perenne crisi di nervi - la loro solitudine e anche la loro pazzia sono state parte della nostra vita per qualche tempo.
La cornice fantastica, che emerge lentamente passando da una dimensione domestica a una allegorica e surreale, arriva dunque come pena del contrappasso di questa loro condizione. Tutti vengono puniti per i loro peccati: il marito per il tradimento, la figlia per la mancanza di empatia.
Forse l'unica, vera vittima rimane Agnese, la madre. Che è riuscita a vedere il mondo per ciò che era davvero, diventando pazza per ciò che la sua famiglia aveva fatto a lei, e per questo non è stata creduta.
Alla fine, tuttavia, la verità ha prevalso, ma ha richiesto un prezzo molto alto.

venerdì 14 marzo 2025

Fabolous Stack of Comics: Superman - Alieno Americano


Superman è un alieno: si chiama Kal-El e proviene dal distrutto pianeta Krypton. Ma Superman è anche un terrestre, un americano: porta con orgoglio il nome di Clark Kent, è fiero del suo lavoro come giornalista e cerca di vedere il bene negli esseri umani e di aiutarli coi propri poteri.
Questa dicotomia è stata analizzata, rianalizzata, rovesciata, rivisitata e così via decine di volte in decine di anni. In principio Superman è un alieno e Clark Kent è la maschera (alla Kill Bill), poi per John Byrne Superman è un vero e proprio americano, nato su suolo americano e portatore dei valori ideali degli Stati Uniti. Poi c'è una sorta di dicotomia tra l'alieno e l'americano su cui giostrano più sceneggiatori nel corso del tempo.
Insomma, una vera e propria pletora di visioni che appaiono in contraddizione tra loro. Ma talvolta quelle che sembrano differenze possono risultare in realtà dei punti di contatto, come accade nella miniserie di sette numeri Alieno Americano (American Alien), pubblicata nel 2016, scritta da Max Landis e disegnata da sette differenti artisti: Nick Dragotta, Tommy Lee Edwards, Joelle Jones, Jae Lee, Francis Manapul, Jonathan Case e Jock.
Giunto da un pianeta distrutto, Clark Kent viene cresciuto e allevato con valori di altruismo e rispetto da parte dei coniugi Kent del Kansas, che lo adottano come se fosse figlio loro. Oltre a loro, pochi altri sono a conoscenza della sua natura non terrestre, tra questi il miglior amico di Clark, Pete Ross.
Con gli anni, Clark Kent impara a utilizzare i suoi poteri, conosce i primi supereroi e supercriminali della Terra come Batman e Lex Luthor, si trasferisce a Metropolis per diventare un giornalista, si innamora e adotta un'identità supereroistica. Ma nonostante apprenda infine le sue vere origini, non perderà mai quello spirito trasmessogli dai suoi genitori adottivi.
Si torna dunque a parlare dei primi anni di Superman come eroe, mentre cerca di apprendere da dove proviene. Un tema sempiterno, trattato sin dalla Golden Age (che ridusse la cosa a una sola pagina) e poi sviluppato negli anni e nei decenni per aggiungere nuovi particolari a fronte di una società che non era più quella in cui il personaggio era stato concepito dai suoi due creatori.
Ma Jerry Siegel e Joe Shuster avevano infuso in quel personaggio, forse senza accorgersene pienamente, una vitalità capace di reggere al passare del tempo. Ecco perché dunque (ovviamente se fatto bene) raccontare e riattualizzare le origini di Superman non è un'operazione così banale e ripetitiva... ok un po' lo è, ma fino a un certo punto.
Il titolo dice già tutto sulla dicotomia del personaggio. Clark Kent è un americano, cresciuto da una famiglia americana con valori "americani" (qui il virgolettato è d'obbligo), tra l'altro una famiglia della rural class, vista come incarnazione della genuinità e sincerità di siffatti valori.
Ma Clark Kent è anche Superman, un alieno. E questo viene visto in un'ulteriore accezione, poiché negli Stati Uniti un "alieno" è in realtà un immigrato clandestino (ricorderete forse questo termine dalla canzone Englishman in New York di Sting). Ma anche chi non è nato su suolo statunitense, come Superman, può contribuire alla società in maniera positiva e con sani valori, sia come supereroe che come giornalista.
Questa non è un'allegoria della condizione degli immigrati durante la prima presidenza Trump, in quanto la storia è stata scritta prima, bensì una metafora più ampia sul concetto di umanità e accettazione del "diverso", che può essere sotto i nostri occhi senza che ne accorgiamo. Quindi a maggior ragione non ha senso additare qualcuno solo perché proviene da un altro paese.
Questo è un fumetto profondamente patriottico, un patriottismo che non si deve ridurre semplicemente all'essere nati in una determinata nazione. Essere americani al giorno d'oggi è qualcosa di profondamente diverso rispetto al 1938.
Molte persone non nate su suolo americano, pur in tempi difficili quali quelli successivi all'undici settembre 2001, hanno contribuito alla società americana in cui si sono integrati. Superman è un personaggio di finzione, ma la sua appartenenza alla società americana è ormai qualcosa di consolidato nel tempo. Alieno, americano, ma prima di tutto un eroe.

giovedì 13 marzo 2025

Libri a caso: La Ballerina del Gai-Moulin


Sin dal primo romanzo, Pietr il Lettone, tutti gli eventi di tutte le indagini li abbiamo vissuti seguendo il Commissario Maigret ideato da Georges Simenon.
Lo abbiamo visto pedinare i sospettati, sbuffare davanti alla stufa presente nel suo ufficio, confidarsi con la moglie, recarsi all'estero e molto altro. Ed è sempre stato sulla scena, a dettare il proseguimento degli eventi.
Questo schema viene infine scardinato nel decimo romanzo, La Ballerina del Gai-Moulin (La Danseuse du Gai-Moulin), pubblicato nel 1931.
A Liegi, due giovani scapestrati di nome Jean Chabot e Rene Delfosse sono soliti dilapidare le somme di denaro su cui riescono a mettere le mani, anche facendo piccoli furti, appagando così i loro vizi. Ogni sera, dunque, sono clienti fissi del locale Gai-Moulin e passano il loro tempo principalmente con la ballerina Adele.
Una sera, essendo a corto di denaro, decidono di rapinare la cassa del locale facendo finta di uscire e chiudendosi nel bagno. Ma, quando credono di aver visto un cadavere per terra, fuggono.
Subito dopo, però, notano che qualcuno li sta seguendo e anche i frequentatori del Gai-Moulin potrebbero non essere ciò che sembrano. E in tutto questo dove si trova il Commissario Maigret?
Esatto, dove si trova Maigret? Dopo aver letto nove romanzi dove non lo abbiamo mai perso di vista, risulta in principio un po' straniante non vedere il Commissario sulla scena e questo si prolunga per svariati capitoli... o meglio, in realtà Maigret c'è, ma è sullo sfondo e con un po' di abilità lo si riesce a intuire.
Però non preoccupatevi: questo è e rimane un romanzo del Commissario Maigret tanto che, quando infine emerge sulla scena, subito la sua presenza si fa sentire e ruba la scena a tutti gli altri protagonisti di questa insolita vicenda, che sembra più un thriller spionistico che un romanzo giallo, in realtà.
Georges Simenon, dunque, ha adottato un intelligente stratagemma narrativo. Nei primi capitoli ci ha fatto seguire la vicenda attraverso gli occhi dei due scapestrati, che hanno dunque una visione diversa e parziale dei vari eventi, quella dell'uomo comune che assiste impassibile al dipanarsi della vicenda davanti ai suoi occhi e in cui ne è protagonista suo malgrado.
Dopodiché subentra l'altro, vero protagonista, che quegli eventi li manipola a suo uso e consumo per giungere a uno scopo più alto. E - io ritengo - anche per soddisfare il suo ego, decisamente cresciuto dal primo romanzo sopra citato.
Certo, infine, bisogna ammettere che quando si tratta di sospensione dell'incredulità per romanzi di ormai un secolo fa a volte bisogna compiere salti carpiati, rovesciati. L'idea che Maigret sposti un cadavere da un luogo all'altro e sostanzialmente manipoli delle prove criminali, pur con l'intento di cercare la verità, senza che poi debba renderne conto a nessuno è abbastanza forzata a mio avviso anche per gli standard dell'epoca.
Ma si sa, come si ama dire in occasioni del genere... erano altri tempi.

venerdì 28 febbraio 2025

Fabolous Stack of Comics: Capitan Marvel - Marvel Spotlight


La serie regolare di Capitan Marvel è giunta al suo epilogo, ma ci sono ancora alcune storie da raccontare dell'eroe. Era pratica comune, molti anni fa, programmare le serie con largo anticipo, quindi realizzando e disegnando gli albi ben prima della loro uscita ufficiale, oppure avendo da parte alcune storie d'archivio in casi di emergenza.
Con la conseguenza a volte che sceneggiatore e disegnatore venivano regolarmente pagati, ma la loro storia non veniva pubblicata. Tuttavia molto spesso le serie antologiche andavano a compensare questa mancanza.
Non fa eccezione, dunque, Capitan Marvel, che ricompare sulla seconda incarnazione di Marvel Spotlight nei numeri dall'uno al quattro e nell'ottavo numero, pubblicati dal 1979 al 1981, scritti da Doug Moench, Archie Goodwin e Mike W. Barr e disegnati da Pat Broderick, Steve Ditko e Frank Miller.
La conquista della Terra da parte del computer vivente ISAAC, il piano segreto di Thanos, è stata sventata da Mar-Vell e dai suoi alleati Drax e Rick Jones, ma ISAAC tiene ancora in ostaggio Mentore e gli altri abitanti di Titano.
Capitan Marvel ritorna dunque sul satellite di Saturno per liberarli da questa prigionia e qui lo attende anche Elysius, che potrebbe sostituire la scomparsa Una nel suo cuore.
Infine l'eroe dovrà risolvere l'enigma di una dimensione parallela capace di prelevare le ombre e le anime altrui, compresa quella di Mar-Vell.
Essendo queste storie d'archivio e racconti riempitivo non c'è molto da dire. Tuttavia la loro pubblicazione ha avuto quantomeno il merito di portare una risoluzione alla trama del piano segreto di Thanos e di ISAAC, bruscamente interrottasi con la conclusione della serie regolare.
La cosa consente anche lo sviluppo della nuova relazione tra Mar-Vell ed Elysius, quest'ultima destinata - seppur in maniera insolita - ad avere un ruolo molto importante in un allora lontano futuro.
Chiudono il tutto due storie autoconclusive con uno Steve Ditko che con poche linee crea il suo stile inconfondibile omaggiando sé stesso e il suo ciclo del Dr. Strange (anche se, per quel poco che lo si conosce, forse non avrebbe gradito che si dicesse questo) e un Frank Miller agli esordi e lontano dalle atmosfere urbane e cupe che poi lo hanno reso famoso.
Quindi, queste sono state le avventure di Mar-Vell. Da spia degli esordi, a eroe sotto copertura sulla Terra, fino a diventare il Protettore dell'Universo.
Rimane l'ultima storia, quella che ha segnato un'intera epoca.

mercoledì 26 febbraio 2025

Fabolous Stack of Comics: Max Fridman - Rapsodia Ungherese


Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, iniziata con l'attacco e la conquista dell'esercito nazista ai danni della Polonia nel settembre 1939, non è stato ovviamente improvviso, ma preceduto da quella che era una forte instabilità socio/politica presente nei paesi d'Europa che era seguita al termine della Grande Guerra.
Instabilità che non si era mai davvero placata e che, con l'ascesa di Adolf Hitler al potere in Germania, ha fatto ben capire quali ne erano state le conseguenze.
Si può dunque intuire come l'Europa dell'anno precedente fosse una vera e propria polveriera, pronta ad esplodere allo scoccare della minima scintilla. L'autore italiano Vittorio Giardino ha rievocato quei tempi tumultuosi tramite il personaggio di Max Fridman, che compare per la prima volta nella storia Rapsodia Ungherese, pubblicata nel 1982 sulla rivista Orient Express.
A Budapest i componenti di una cellula di spie francese nota come Rapsodia vengono eliminati uno ad uno. Solo una donna di nome Etel riesce miracolosamente a salvarsi e a rifugiarsi presso una sede distaccata del consolato francese.
Per indagare sul fatto viene richiamato in servizio dai servizi segreti francesi Max Fridman, una spia in apparenza dimessa, ma molto abile nel suo mestiere. Seppur di malavoglia, in quanto intende lasciarsi alle spalle questa vita fatta di doppi giochi e tradimenti, Max Fridman si reca a Budapest, dove scopre un complotto che coinvolge più nazioni e lo porterà a una resa dei conti finale in Grecia.
Sempre se l'amore e le ragioni di stato non si frapporranno.
Ci sono eroi perdenti. Eroi guidati da un sincero desiderio di fare del bene, di portare giustizia in un mondo che sanno essere profondamente ingiusto. Ma al tempo stesso questi eroi sono consapevoli che stanno conducendo una battaglia impari, contro dei nemici che non possono davvero sconfiggere per sempre, al limite possono ottenere solo una temporanea vittoria.
Max Fridman ci viene ritratto in tutta quella che è la sua profonda umanità. Uomo profondamente solo, seppur legato dall'affetto verso le proprie figlie, che cerca di non mostrare alcun tipo di empatia verso gli estranei e più in generale cerca di apparire come una persona, alla pari del Tenente Colombo, alla quale nessuno lancerebbe un secondo sguardo. La spia più anonima che ci sia... o almeno ci prova.
Ma sotto quell'impermeabile sgualcito, sotto quella barba rossiccia e quell'aria abbattuta vi è un uomo che possiede un forte spirito di abnegazione e una profonda moralità, anche se ogni sua vittoria (nella missione o nell'amore) è destinata a concludersi con un nulla di fatto.
Soprattutto, Max Fridman, anche se ovviamente non può saperlo, è un uomo che sarà presto sconfitto dalla storia, da eventi più grandi di lui che non può in alcun modo impedire. Poiché si sta prolungando un'ombra oscura sull'Europa, un'ombra che avvolge anche coloro che prima erano dall'altra parte della barricata. E in questo mondo fatto di doppi e tripli giochi, di chi ci si può davvero fidare?
Questa è però anche una storia di spie e l'autore non manca di contornarla di scene d'azione, inseguimenti e combattimenti che non sfigurerebbero in un film hollywoodiano. Poiché quando l'artista è completo, come in questo caso, è in grado di padroneggiare più generi con eguale abilità.

martedì 25 febbraio 2025

Libri a caso: I Medici - Un Uomo al Potere


La storia al servizio della narrativa. La narrativa al servizio della storia. E la Storia (con la S maiuscola) italiana di possibilità come questa ne offre molte.
Abbiamo già dato un primo sguardo all'Italia e alla Firenze del quindicesimo secolo attraverso gli occhi dei patriarchi di una delle più importanti famiglie che siano mai esistite, i Medici, grazie a Una Dinastia al Potere.
Ma quella dinastia è ben lungi dall'aver concluso le vicende che la interessano ed ecco dunque il suo più nobile e celebre rappresentante comparire in I Medici: Un Uomo al Potere, scritto da Matteo Strukul e pubblicato da Newton Compton nel 2016.
1469. Lorenzo De' Medici, soprannominato il Magnifico, è un giovane che ama la musica e la poesia, è grande amico di un giovane e promettente pittore e inventore di nome Leonardo Da Vinci ed è innamorato dell'affascinante Lucrezia Donati.
Ma Lorenzo De' Medici è anche appartenente alla più nobile casata fiorentina e così, con la morte del padre Piero, si ritrova ad appena vent'anni a dover amministrare Firenze insieme al fratello Giuliano, prendendo scomode decisioni che lo allontanano da Leonardo e sposando per via di un matrimonio di interesse politico Clarice Orsini, cosa che sembra infrangere la sua relazione con Lucrezia.
Ma gli uomini di potere portano con la loro ascesa anche dei nemici che aspirano a prenderne il posto. E Lorenzo De' Medici non fa eccezione. C'è soprattutto una famiglia, i Pazzi, che mira a destituirlo e a manovrare da dietro le quinte queste loro gesta vi è una vecchia nemica della famiglia Medici.
Si prosegue anche questa volta nel prendere la storia reale per come si è davvero svolta (in molti farebbero fatica a credere che nei dieci anni in cui si dipanano gli eventi del libro siano accadute tutti quei fatti sanguinari, eppure è andata proprio così) e la si utilizza e la si riplasma sotto forma di romanzo.
I personaggi storici, dunque, diventano gli eroi, gli antieroi e i cattivi della situazione, venendo messi sotto una luce che cerca di carpirne le motivazioni e il loro agire, e attorno a loro gravitano pochi personaggi di fantasia, utili a smuovere un po' le acque quando è necessario. Una versione alternativa della storia che studiamo sui libri, perciò, resa più fruibile per le masse.
Se nel primo libro spiccava il personaggio di Cosimo De' Medici, ma anche il fratello Lorenzo faceva la propria parte, in questo caso vi è un solo protagonista assoluto: Lorenzo il Magnifico. Personalità storica che i più avranno conosciuto per la sua strofa:"Quanto è bella giovinezza", molto adatta agli eventi che qui avvengono, e che qui ci viene reso in tutta la sua umanità e drammaticità.
Viene quindi sottolineato il cambio che avviene in Lorenzo De' Medici quando ascende al potere. Da persona che si tiene lontana dalle responsabilità a personalità su cui ricade la più alta delle responsabilità e che per questo si ritrova spesso costretto a prendere difficili decisioni.
La dicotomia tra uomo e politico viene sottolineata tramite i suoi legami personali con Leonardo Da Vinci e Lucrezia Donati. L'uomo Lorenzo è grande amico e fedele amante in principio, ma il cambio di personalità che investe il politico Lorenzo e i compromessi che sceglie di adottare causano il suo drammatico allontanamento da entrambe le figure.
Ed ecco dunque ciò che i libri di storia non possono riportare: i tormenti interiori, i dubbi, i rimorsi che rodono la coscienza di Lorenzo De' Medici, il quale prima o poi - complice anche la congiura che si sta creando ai suoi danni - sarà costretto a trovare un equilibrio tra questi suoi due aspetti, se ciò è davvero possibile.
Il Magnifico non potrà più essere l'uomo di prima e di sicuro è asceso al potere troppo presto, ma alla fine rimane un personaggio umano, che capisce l'importanza dei valori dell'amicizia e del rispetto. Sarà possibile farli trionfare in un'epoca in cui tali valori vanno a perdere progressivamente di valore?

lunedì 24 febbraio 2025

Fabolous Stack of Comics: Inumani - La Guerra delle Tre Galassie


Il popolo mutato da alieni giunti dallo spazio profondo, ecco chi sono gli Inumani. Sfruttando delle teorie pseudo-scientifiche anticonvenzionali già note ai loro tempi, Stan Lee e Jack Kirby (quest'ultimo così innamorato di quest'idea da riproporla successivamente in altra versione) hanno creato durante il loro lungo ciclo su Fantastic Four questa razza che si nasconde dagli umani sulle cime innevate dell'Himalaya e che è stata creata nel lontano passato dagli alieni Kree.
Kirby, come accennato, innamorato del concetto, ha poi lui stesso sceneggiato e disegnato delle avventure degli Inumani su Amazing Adventures. Conclusa quest'esperienza sulla serie antologica, gli Inumani ricompaiono infine nella prima serie regolare di dodici numeri a loro dedicata, pubblicata tra il 1975 e il 1977, scritta da Doug Moench e disegnata da George Perez, Gil Kane e Keith Pollard.
Il momento temuto per intere esistenze dagli Inumani è infine giunto. I loro creatori, gli alieni Kree, dopo secoli hanno deciso di rimettere mano alle loro creazioni e sfruttarli per i loro fini.
Il pretesto è una Guerra delle tre Galassie che coinvolge anche la Terra e per cui gli Inumani, come soldati speciali e carne da cannone, si rivelerebbero fondamentali.
I Kree, in maniera diretta o tramite loro agenti come Blastaar e Maximus, tentano così di soggiogare il popolo degli Inumani per catturarli e portarli su delle arche spaziali in grado di trasferirli sul pianeta madre Kree.
Ma contro di loro si oppongono Freccia Nera e la famiglia reale, i quali intraprenderanno un viaggio che da Attilan li porterà nelle distese dello spazio per concludersi infine sulle strade di New York.
Con ogni probabilità Zecharia Sitchin avrebbe gradito queste storie, e non è escluso che le abbia lette, poiché fanno proprio riferimento alle sue teorie, masticate sotto forma di fumetto, del popolo alieno (gli Antichi Astronauti) che ha plasmato l'umanità e che un giorno potrebbe tornare per raccogliere quanto ha seminato.
In questa serie questo ritorno avviene davvero e, sfruttando le premesse di Stan Lee e Jack Kirby, Doug Moench concepisce quella che appare come un'unica, grande saga - seppur suddivisa in mini-cicli - che va a esplorare angoli conosciuti e meno conosciuti del Marvel Universe, tra cui i pianeti minori appartenenti all'Impero Kree (in mancanza di Nibiru), per esplorare dunque più generi narrativi.
La space opera, la storia di ambientazione urbana, la città nascosta: tutte tematiche care alla narrativa di genere e che qui vengono inglobate per formare un tutt'uno.
Eppure, nonostante buone premesse e un'ottima parte grafica con tre artisti di livello, a quanto sembra la serie non ha avuto molto successo. Tanto che la trama principale, quella inerente la Guerra delle Tre Galassie, e un paio di altre sottotrame, rimangono irrisolte e almeno la prima viene risolta altrove, sulle pagine di Captain Marvel.
Salvo rari casi, gli Inumani non hanno mai avuto molta fortuna quando è toccato loro di essere i protagonisti e, quando George Perez viene portato via per andare a disegnare gli Avengers per la prima volta (come andare contro questa scelta?), il balzo diviene poi troppo ampio.
Ma le avventure spaziali, terrene e ultraterrene non terminano certo qui e altre ancora daranno un senso alle nostre giornate.

domenica 23 febbraio 2025

A scuola di cinema: Il Ritorno dei Morti Viventi (1985)

Dopo il grande successo de La Notte dei Morti Viventi (Night of the Living Dead), che pur procura pochissime soddisfazioni monetarie ai due ideatori, George Romero e John Russo decidono di intraprendere strade creative separate, lasciando a ognuno la possibilità di dedicarsi ai progetti che preferiscono.
George Romero dirige altre pellicole negli anni successivi, ma è anche libero di proseguire per la via che ha contribuito a tracciare e nella maniera che preferisce, cosa che inizia a fare con Zombi (Dawn of the Dead).
John Russo, invece, scrive in prima battuta un libro intitolato Return of the Living Dead, che viene pubblicato nel 1979 e si configura come una sorta di sequel diretto, con toni cupi e sotto forma di romanzo del primo film.
La storia si svolge dieci anni dopo gli eventi de La Notte dei Morti Viventi, quando un bus ha un terribile incidente in una cittadina della Costa Est degli Stati Uniti, dove un reverendo, per nulla convinto che l'epidemia zombie sia terminata, si premura di piantare dei chiodi nel cranio a ogni funerale da lui celebrato.
Della sua congrega fa parte il rude Bert Miller, il quale ha tre figlie, Karen, Ann e Sue Ellen, che diventano le vittime di una banda di ladri e sequestratori. E a complicare le cose giungono pure i morti viventi.
Con questa trama, che sembra un film d'azione sotto forma di libro, la via per il cinema è inevitabile.


Nel 1980, il produttore Tom Fox opziona i diritti sul libro, con l'intento iniziale di farne un film a basso budget che veda lo stesso John Russo alla regia, coadiuvato dall'amico Rudy Ricci.
Pur mirando a una rapida uscita, il progetto si trascina per le lunghe. Nel 1983 viene scelto il regista, Tobe Hooper, e si decide che il film sarà realizzato in 3-D. Come sceneggiatore viene scelto Dan O'Bannon.
Nel marzo 1983, tuttavia, la Hemdale Film Corporation acquisisce i diritti sul film da Tom Fox e il progetto viene ancora rimandato. Tobe Hooper decide allora di abbandonarlo per concentrarsi su Space Vampires (Lifeforce).
A questo punto Richard Rubinstein, produttore di Zombi, emana una protesta formale perché il titolo della pellicola, derivato dal libro di John Russo, sia modificato, in quanto potrebbe confondersi con la saga ideata da George Romero e di cui si sta pianificando una terza parte.
La Motion Picture Association of America (MPAA) in un primo momento impedisce in via temporanea che quel titolo sia utilizzato ma poi, a seguito di un arbitrato e con decisione unanime, viene concesso alla produzione di poterlo adottare poiché il film è basato su un libro scritto in precedenza da Russo che presenta quel titolo.
Inoltre, ci sarebbe una sorta di accordo tra gentiluomini tra George Romero e John Russo per cui il primo può utilizzare la parola "Dead" nei suoi prossimi progetti, mentre il secondo è libero di utilizzare il termine "Living Dead".
La produzione tenta in più di un'occasione di entrare in contatto con George Romero per offrirgli il ruolo di produttore del film, ma costui non risponde, rimanendo fedele all'accordo che aveva fatto con John Russo di non interferire nei progetti altrui.
La regia viene dunque affidata direttamente a Dan O'Bannon: costui accetta ma a condizione che possa riscrivere interamente la sceneggiatura di John Russo. Non è infatti sua intenzione fare un seguito più o meno diretto de La Notte dei Morti Viventi in quanto ritiene quello un territorio esclusivo di George Romero e vuole cambiare tono al film.
Da serioso a fortemente ironico e ambientato in un mondo dove La Notte dei Morti Viventi è ciò che è nella realtà, ovvero un film seppur basato su eventi reali (cosa ovviamente impossibile).
Inoltre il regista decide di abbandonare subito l'idea della realizzazione in 3-D, non ritenuta interessante. C'è un altro aspetto che invece a suo dire deve essere preminente perché il film abbia successo presso il principale pubblico di riferimento: le scene di nudo, femminile ovviamente.
A tal proposito contatta una ballerina e attrice di basso profilo che lavora in uno strip club, Jewel Shepard. O'Bannon la conosce perché frequenta quel locale e spesso e volentieri beve qualche drink con lei o porta delle droghe che ingerisce o sniffa sempre insieme a lei, cosa che contribuisce a farlo entrare tra le sue grazie.
Jewel Shepard è interessata a partecipare, però si spoglia già nel locale e per delle riviste ed è più che sufficiente per lei. Suggerisce così il nome di una sua amica, anche lei attrice di basso profilo e modella con cui ha posato talvolta insieme: Linnea Quigley.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 9 luglio 1984, tenendosi in Kentucky e in California.
Il film è il primo a mostrare zombie in grado di correre, inoltre concepisce per la prima volta l'idea che gli zombie si cibino di cervelli umani.
A tal proposito, ad alcune comparse viene offerto un bonus di paga se si dichiarano disponibili a mangiare parti di cervello di vitella. Dan O'Bannon, che è attore a sua volta (tanto che in principio aveva pensato a interpretare anche un ruolo nel film), è il primo a farlo di fronte a loro per dare prova che non sta chiedendo qualcosa che lui non sia in grado di fare.
Quel discorso della nudità si applica decisamente ad ampi livelli per la succitata Linnea Quigley. Il suo ruolo comporta che debba correre nuda sotto la pioggia per ore, che anche quando non piove il suo personaggio non abbia vestiti addosso e, quando è nel suo aspetto da zombie, debba adottare un trucco speciale che le procura dei fastidi alla pelle e agli occhi.
Tutto questo, unito a qualche inevitabile stress lavorativo e, essendo una produzione a basso budget, condizioni operative non proprio eccellenti, porta a un certo punto l'attrice ad assumere del Valium.
Le riprese si concludono il 28 agosto 1984.
Il Ritorno dei Morti Viventi (The Return of the Living Dead) viene distribuito nei cinema americani il 16 agosto 1985. A fronte di un budget di 4 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare circa 14 milioni di dollari.
A questo punto si prospetta l'inizio di una nuova, collaterale saga dedicata ai morti viventi, come sta già accadendo con quella ideata da George Romero. Tanto che un sequel esce pochi anni dopo... ma questa è un'altra storia.

sabato 22 febbraio 2025

A scuola di cinema: Il Gioco del Falco (1985)

1979: Viene pubblicato il libro The Falcon and the Snowman: A True Story of Friendship and Espionage, scritto dal giornalista Robert Lindsey.
L'opera dettaglia la vera storia di Christopher John Boyce. Appena ventunenne, costui viene assunto presso la TRW Inc., una società che si occupa di ingegneria aerospaziale.
L'azienda è in diretto contatto con alcune agenzie governative statunitensi e, nel suo ruolo di uno dei responsabili delle comunicazioni della società, Christopher John Boyce si ritrova ben presto a ricevere informazioni segrete e classificate.
Tra queste vi sono anche informative, indirizzate in maniera errata, provenienti dalla CIA. Queste, stando alle sue dichiarazioni, dettagliano l'intenzione dell'Agenzia di far dimettere Gough Whitlam, primo ministro australiano, in quanto è suo volere ritirare le truppe australiane dal Vietnam e far chiudere alcune basi militari statunitensi. L'Agenzia contribuiva così a un altro colpo di stato, dopo quello avvenuto in Cile nel 1973.
Ma in questo Christopher Boyce intravede anche una possibilità per sé. Raccoglie dunque svariate altre informazioni classificate e, tramite un intermediario, un suo amico e spacciatore di sostanze stupefacenti di nome Andrew Daulton Lee, tenta di venderle al governo sovietico tramite l'ambasciata russa presente a Città del Messico.
Pur ottenendo da queste transazioni grandi somme di denaro, i russi non sfruttano le informazioni ricevute - ritenute forse poco interessanti da parte loro - e nel gennaio 1977 Boyce viene arrestato dal FBI dopo che Daulton Lee a sua volta è stato arrestato pochi giorni prima, rivelando in maniera indiretta il suo coinvolgimento, pur non accusandolo apertamente.
Pochi mesi dopo giungono le pesanti condanne per i due: ergastolo per Andrew Daulton Lee e quarant'anni di prigione per Christopher Boyce.
Ma da questo epilogo parte poi un'altra incredibile storia.


I diritti sul libro-inchiesta di Robert Lindsey vengono subito opzionati dalla 20th Century Fox e dal produttore Gabriel Katzka. Trattando la storia di due persone realmente esistenti, e anche coinvolti in un argomento sensibile, occorre ricevere da Boyce e Daulton Lee la liberatoria per l'utilizzo dei loro nomi. La somma si aggira sui venticinquemila dollari per entrambi.
Boyce accetta l'accordo ma, secondo una sua dichiarazione, non accetta la somma di denaro, mentre Daulton Lee in un primo momento rifiuta, insoddisfatto per come Robert Lindsey l'ha descritto nel suo libro, salvo poi accettare anche lui.
Pochi giorni dopo aver firmato questo accordo, il 21 gennaio 1980, Christopher Boyce evade di prigione, dandosi alla macchia e iniziando a rapinare numerose banche nella speranza di poter fuggire all'estero, venendo però arrestato nell'agosto 1981 e condannato nuovamente. Ora la pena totale per i vari reati commessi è pari a 68 anni.
Nel mentre, nel luglio 1980, viene scelto il regista del film, John Schlesinger, mentre la sceneggiatura viene affidata a Steven Zaillian, al suo primo incarico cinematografico. La prima scelta del regista per il ruolo di Christopher Boyce ricade su Martin Hewitt, ma la parte viene infine assegnata a Timothy Hutton.
In preparazione al ruolo, l'attore entra in contatto con un addestratore di falchi, il quale per sei mesi circa gli insegna la pratica della falconeria, di cui Boyce è un appassionato (da qui il suo nome in codice). Inoltre esamina con attenzione tutte le interviste televisive e gli articoli di stampa che vedono protagonista Christopher Boyce, avendo infine un incontro con lui in prigione dopo il secondo arresto di quest'ultimo e tenendosi poi in contatto con lettere e telefonate.
Per il ruolo di Andrew Daulton Lee, Timothy Hutton suggerisce il nome di Jackie Earle Haley, ma la parte viene infine affidata a Sean Penn. L'attore per immedesimarsi nel personaggio decide di indossare lenti a contatto di colore blu scuro, si sfoltisce le sopracciglia, indossa una dentiera apposita, si fa allargare il naso e crescere dei baffi e ingrassa di circa sei chili.
Nel 1983 la Fox decide di abbandonare il progetto in quanto ritiene i due personaggi, forse anche per i successivi casi di cronaca che hanno visto protagonista Boyce, per nulla interessanti per il pubblico americano. Esso viene però rilevato dalla Orion Pictures, mentre il produttore Gabriel Katzka e il regista John Schlesinger rimangono al proprio posto.
Le riprese iniziano in via ufficiale nel dicembre 1983, tenendosi in California e a Città del Messico.
John Schlesinger e Sean Penn non riescono a legare durante la produzione, giungendo infine al punto di non rivolgersi quasi più la parola.
Il Gioco del Falco (The Falcon and the Snowman) viene distribuito nei cinema americani a partire dall'otto febbraio 1985. A fronte di un budget di dodici milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare poco più di 17 milioni di dollari. Per la colonna sonora, spicca il brano This Is Not America, scritto da David Bowie e Pat Metheny.
Il film diventa suo malgrado celebre un anno dopo l'uscita nelle sale cinematografiche. Il 27 aprile 1986, infatti, mentre Il Gioco del Falco sta per essere programmato sulla rete a pagamento HBO, un ingegnere di nome John MacDougall - utilizzando uno pseudonimo - riesce a introdursi nelle frequenze della rete televisiva, con un messaggio che viene trasmesso in buona parte della Costa Est degli Stati Uniti e che viene tolto dopo circa quattro minuti.
Il messaggio, scritto interamente in maiuscolo e con cui MacDougall intende lamentarsi delle tariffe troppo alte imposte dalla rete televisiva per i possessori di un impianto satellitare, recita così:"Buonasera HBO da Captain Midnight. 12 dollari e 95 cent al mese? Non se ne parla!".
Dopo quest'atto, prima che le autorità arrivino a lui (anche l'FBI si era interessata alla faccenda), John MacDougall si consegna alla giustizia e si dichiara colpevole, ricevendo una multa di 5.000 dollari e una pena di un anno in libertà vigilata.
Tale evento, insieme a un altro celebre disturbo di segnale televisivo perpetrato da un ignoto "Max Headroom" nel 1987, fa comprendere alle autorità governative come con le nuove tecnologie si stiano configurando nuove possibilità di reato e iniziano così a emanare leggi in merito.
Nel 1998, Andrew Daulton Lee riesce a ottenere la libertà vigilata. Per circa un paio d'anni lavora come assistente personale di Sean Penn prima di volersi dedicare ad altri progetti e uscire dai radar dell'attenzione pubblica.
Nel 2002, anche Christopher Boyce riesce a ottenere la libertà vigilata, potendo così sposare Kathleen Mills, un'attivista dei diritti civili che si è battuta per la sua causa e che ha conosciuto in prigione.
Insieme a lei scrive un libro autobiografico, ma anche lui prova a sfuggire poi all'attenzione dei media per vivere una vita, per quanto possibile, ordinaria dove la falconeria rimane la sua unica passione.
Per via delle imponenti pene che gli sono state inflitte, la libertà vigilata scadrà solo quando scadrà anche la condanna, ovvero nell'agosto 2046, quando Christopher Boyce avrà 93 anni.
E questa è la fine della storia.

venerdì 21 febbraio 2025

Italians do it better? 54: Femmine Contro Maschi (2011)


I temi dell'amore romantico in una società più frenetica rispetto al passato e delle interazioni tra uomini e donne, croce e delizia del genere umano nella sua quasi totalità, non potevano evidentemente rimanere confinati a un'unica pellicola.
E così ecco che, dopo Maschi Contro Femmine, giunge quasi subito (anche perché le due pellicole sono state girate in contemporanea stile Harry Potter o Avengers) Femmine Contro Maschi, diretto da Fausto Brizzi, scritto da scritto da Fausto Brizzi, Massimiliano Bruno, Valeria Di Napoli e Marco Martani e distribuito nei cinema nel febbraio 2011.
Questo nuovo film si incentra su alcuni comprimari che avevamo visto più o meno di sfuggita nel primo film e che qui diventano i protagonisti tramite altre tre storie con collegamenti minimi.
Rocco Mazzotta (Salvatore Ficarra) e Michele Cirillo (Valentino Picone) sono grandi amici e appassionati dei Beatles, tanto da essere parte integrante di una loro cover band con la quale intendono vincere un importante festival musicale. Ma questa passione non è vista di buon occhio dalle rispettive compagne e rischia di mettere a rischio la loro amicizia.
Piero Nicolazzo (Emilio Solfrizzi) e Anna (Luciana Littizzetto) sono sposati da anni e, nonostante le evidenti differenze di carattere, si vogliono bene, ma lei non sopporta proprio i modi poco eleganti di lui e il fatto che dedichi troppo tempo al calcio.
A seguito di un incidente fortuito, Piero perde la memoria, avendo ricordi fino al tempo del liceo, quando la storia tra i due era appena iniziata. Anna decide allora di approfittarne, rendendo Piero l'uomo che avrebbe sempre voluto che fosse.
Marcello Vandini (Claudio Bisio) e Paola Balestri (Nancy Brilli) sono divorziati da anni e lei è andata a convivere con un altro uomo. Quando però Marcello apprende che alla madre Clara (Wilma De Angelis) rimangono pochi mesi di vita a causa del cuore malato, non potendo costei più essere autosufficiente si trasferisce nell'ex appartamento dei due. E loro, per non darle un colpo fatale, decidono di fingere che il matrimonio sia ancora in piedi, con tutte le conseguenze del caso.
La formula episodica, tanto cara al nostro cinema italiano fin dagli arbori o giù di lì, e il tema delle relazioni tra uomo e donna, anche questo tanto caro al nostro cinema italiano fin dagli arbori o giù di lì, non è certo qualcosa che si possa abbandonare così d'improvviso. Anche perché offre praticamente infinite possibilità narrative.
E così si prosegue sulla falsariga del primo film. L'universo narrativo è il medesimo, i personaggi di contorno ora protagonisti erano già noti agli spettatori (pur essendo alcuni apparsi per davvero pochi minuti in Maschi Contro Femmine) e c'era stata anche qualche battuta che in qualche modo aveva anticipato il loro finire sotto i riflettori in un momento successivo.
Come detto, le due pellicole sono state girate in contemporanea. Quindi i protagonisti del primo film diventano in questo caso i personaggi di contorno, alcuni solo per una scena addirittura, e questo insolito sequel ne diventa una sorta di completamento.
Possiamo dunque vedere le due pellicole come una sola, divisa in due parti per comodità e legittimi obiettivi di un incasso maggiore. Quindi anche questa appare come un rifacimento moderno di quelle commedie degli anni '50 del ventesimo secolo, alcune delle quali avevano una sorta di struttura episodica.
E che presenta anche qui storie semplici, immediate e con protagonisti personaggi con una psicologia che non ha bisogno di eccessive analisi.
Molto è dunque lasciato anche alla resa degli attori nell'adattarsi alle scene comiche, con Claudio Bisio e Nancy Brilli che - forse per maggiore "anzianità" e grazie a un sottotesto drammatico presente nel loro episodio - appaiono svettare in mezzo agli altri, troppo rinchiusi nei loro personaggi televisivi di successo e da cui non riescono a staccarsi.
Maschi e Femmine, Femmine e Maschi sono Contro e Insieme ancora e per chissà quanto tempo. Non dubitiamo che questo tema ritorni ancora, qui e altrove. Ora e per sempre, nella salute e in malattia, in ricchezza e povertà.

venerdì 14 febbraio 2025

Italians do it better? 53: Maschi Contro Femmine (2010)


Già, i rapporti tra uomo e donna sono quanto di più complicato possa esistere sulla Terra. Qualcosa di multisfaccettato ma al tempo stesso difficile da inquadrare in specifiche casistiche. E siccome una storia d'amore può finire in felicità o tragedia, la commedia all'italiana non ha mancato nel corso dei decenni di buttare il proprio occhio su questo argomento.
Decine, centinaia sono i film che ne parlano. E uno di questi è Maschi Contro Femmine, diretto da Fausto Brizzi, scritto da Fausto Brizzi, Massimiliano Bruno, Valeria Di Napoli e Marco Martani e distribuito nei cinema nell'ottobre 2010.
Quattro storie con minimi legami vengono narrate. La relazione extraconiugale tra l'allenatore di pallavolo Walter Bertocchi (Fabio De Luigi) e la pallavolista Eva Castelli (Giorgia Würth), nata da un allontanamento di quest'ultimo dalla moglie e che rischia di costargli sia il matrimonio che il lavoro come allenatore.
L'insolita storia d'amore tra il donnaiolo Diego (Alessandro Preziosi) e l'ambientalista Chiara (Paola Cortellesi). Nata per caso e che, al rifiuto di lei, getta lui in un'impotenza sessuale dalla quale sembra non essere in grado di riprendersi se non riconquistandola.
Andrea (Nicolas Vaporidis) e Marta (Chiara Francini). Amici di lunga data e coinquilini la cui amicizia viene messa a rischio dall'arrivo di Francesca (Sarah Felberbaum), di cui entrambi si invaghiscono e la quale non si fa problemi a metterli l'uno contro l'altra.
E infine Nicoletta (Carla Signoris), ultraquarantenne in crisi col marito e che non si trova più a proprio agio col proprio corpo. Ma un amante segreto e impensabile l'aiuterà a ritrovare la serenità.
Siamo proprio dalle parti delle classiche commedie romantiche, con protagonisti di tutte le età e per pubblici - che non abbiano troppe pretese - di tutte le età,
Il cinema italiano ha sempre avuto un buon approccio rispetto a questo genere, adattandolo alle varie condizioni sociali che si sono succedute e ai vari decenni di storia che hanno attraversato la nazione. Da quegli amori di borgata o di quartiere nati dalle ceneri della sconfitta di una guerra, simboli di rinascita e speranza per rassicurare le nuove generazioni, fino a giungere a relazioni di diverse classi sociali o diverse nazionalità per riflettere un differente scenario.
Maschi Contro Femmine sembra rifarsi proprio a quelle commedie degli anni '50 del ventesimo secolo, alcune delle quali avevano una sorta di struttura episodica. Quindi storie semplici, immediate e con protagonisti personaggi con una psicologia che non ha bisogno di eccessive analisi. Un prodotto pensato per un sano, rassicurante divertimento, non solo a San Valentino.
Con una differenza rispetto al passato. Ormai quei quartieri, quelle borgate non esistono più, la storia e la progressiva urbanizzazione li hanno inglobati. Ora le storie d'amore sono vissute al cinema in grossi complessi condominiali, tra gente che pratica diverse professioni e che difficilmente nel passato si sarebbero potute incontrare.
Ma, e ognuno è libero di ritenerlo un pregio o un difetto, questo mondo che ha ridotto le distanze virtuali tra le persone ha anche contribuito ad avvicinare le persone. E quindi questa commedia è una sorta di ucronia, un film degli anni '50 che ha viaggiato nel tempo di sessant'anni. Per raccontare un sentimento universale quale è l'amore.

giovedì 13 febbraio 2025

Fabolous Stack of Comics: Ms. Marvel - Nata per Combattere


L'anno è il 1977 e la società americana sta cambiando in maniera profonda. Dopo anni in cui sono rimaste nelle retrovie (un'iperbole, non è proprio così, ma contribuisce a delineare il contesto) le donne americane iniziano a far sentire la propria voce.
Grazie a scrittrici e intellettuali quali Gloria Steinem, le donne reclamano un posto diverso nella società, che non le veda confinate metaforicamente in cucina e ad accudire i figli (questa è una banalizzazione che serve a giungere al punto successivo).
Tale istanze si concretizzano, tra le altre cose, in una rivista diretta dalla stessa Steinem che popolarizza un termine riferito alle donne single prima poco usato: Ms.
E il fumetto americano poteva restare a guardare? Ovviamente no! Ed ecco dunque che, dai meandri della saga di Capitan Mar-Vell, viene ripescato un personaggio allora secondario destinato a un grande futuro. Il 1977 è infatti anche l'anno in cui esordisce la serie Ms. Marvel, scritta da Gerry Conway e Chris Claremont e disegnata da John BuscemaJim Mooney e Sal Buscema.
Carol Danvers si è dimessa dal suo posto alla NASA ed è diventata una scrittrice di successo. Decide così di accettare la direzione di una rivista, Woman, propostale da J. Jonah Jameson.
Ma Carol Danvers nasconde un segreto, in principio ignoto persino a lei stessa: è anche la supereroina Ms. Marvel. Ma come una semplice umana ha ottenuto dei poteri che la rendono un ibrido Kree? E cosa accadrà quando le due personalità, quella di Carol e quella di Ms. Marvel, entreranno in conflitto per il predominio della mente?
Come se non bastasse, l'eroina finisce nelle mire di M.O.D.O.K., il quale - estromesso dall'AIM - mira a riprenderne il controllo. Con le buone, ma soprattutto con le cattive.
Gerry Conway con le prime storie prepara il terreno, ma abbandona presto, lasciando così spazio a Chris Claremont.
L'iniziale, dichiarato intento è quello di creare una "supereroina femminista", qualsiasi cosa voglia dire. E lo si fa prendendo un comprimario della serie di Capitan Marvel che, a seguito degli eventi di E un Fanciullo Ti Guiderà, ha acquisito in maniera un po' particolare dei superpoteri, tra cui il settimo senso. Ovvero l'intuito femminile sotto forma di superpotere, non chiedete altro... ma in realtà è null'altro che una sorta di preveggenza.
Il fatto che Carol Danvers diriga una rivista dedicata a un pubblico femminile e scriva articoli incentrati su importanti figure femminili della società americana la rende la Gloria Steinem del Marvel Universe (figura reale che magari potete approfondire guardando The Glorias con Julianne Moore). Il tutto chiaramente "banalizzato", in assoluta buona fede, per arrivare al pubblico di riferimento dei fumetti supereroistici.
Ma poi le cose con Chris Claremont cambiano. Non giudicando evidentemente interessanti le tematiche pseudo-femministe, si concentra in realtà su un altro aspetto introdotto da Conway. Ovvero delle due personalità in conflitto, quella di Carol Danvers e Ms. Marvel, che risultano come due esseri in contrasto tra loro e in lotta per il predominio. Ma che in realtà sono la stessa persona.
Pur masticato dalla narrativa supereroistica e da un'esigenza di semplificazione, qui si parla in maniera aperta e dichiarata di disturbo bipolare. Il fumetto, dopo le battaglie tra buoni e cattivi della Silver Age senza zone di grigio, tenta un approccio verso tematiche più mature, come fatto ad esempio da Jim Starlin durante i suoi cicli di Capitan Marvel e Warlock.
Chiaramente la risoluzione è rassicurante: bisogna saper accettare tutti gli aspetti della propria personalità, sia i buoni che i meno buoni. Ma va di sicuro apprezzato il tentativo. Lo sceneggiatore porterà avanti queste tematiche durante il suo lungo ciclo degli X-Men, che magari analizzeremo su questi lidi e di cui questa serie può considerarsi una sorta di prologo per vari motivi.
Intendiamoci, ci sono anche le trame supereroistiche, che non vengono affatto messe da parte e dove M.O.D.O.K. la fa da padrone come primo principale avversario dell'eroina. Trame che contribuiscono sia al conflitto interiore di Carol Danvers/Ms. Marvel che al suo processo di maturazione ed accettazione.
Poiché, oltre che affermarsi come donna e come scrittrice, si sottolinea come sia ugualmente importante affermarsi anche nella propria identità. In un certo senso lo si può vedere come una sorta di superpotere.

mercoledì 12 febbraio 2025

Fabolous Stack of Comics: Dottor Andromeda e il Regno dei Domani Perduti


Continuano gli spin-off di Black Hammer che, analizzando aspetti finora poco noti o non ancora rivelati di questo universo, contribuiscono a gettare una nuova luce su Spiral City e i suoi incredibili abitanti.
Dopo Sherlock Frankenstein e la Legione del Male, giunge dunque Dottor Andromeda e il Regno dei Domani Perduti (Doctor Andromeda and the Kingdom of Lost Tomorrows), miniserie di quattro numeri pubblicata da Dark Horse nel 2018, scritta da Jeff Lemire e disegnata da Max Fiumara.
James Robinson, il Dottor Andromeda, è uno dei più grandi eroi della Golden Age: ha contribuito a debellare la minaccia nazista ed è stato uno dei membri fondatori del primo supergruppo della storia.
Ma, al termine di una missione nello spazio, l'eroe finisce in maniera avventata in un buco nero e, quando torna a casa, scopre che - se lui è rimasto giovane - sulla Terra sono passati diciotto anni. La moglie e il figlio lo odiano per essere stati abbandonati per così tanto tempo e chiudono ogni rapporto con lui.
Decenni dopo James Robinson sta ancora cercando di ricucire i rapporti con il figlio, ma ormai sembra troppo tardi perché quest'ultimo è affetto da un male incurabile. Ci potrà essere una redenzione per il Dottor Andromeda?
Il concetto di legacy, del manto di un eroe che può passare a qualcun altro, è stato presente nel fumetto americano - e nella narrativa in generale - fin dagli albori. Questo spiega la presenza di molti giovani sidekick durante la Golden Age, idea che oggi ci appare folle (ragazzini che consapevolmente vengono mandati a rischiare la vita combattendo il crimine?).
Jeff Lemire adotta e riadatta questo concetto, dandogli una nuova dimensione, più in sintonia con le atmosfere di Black Hammer, ovviamente. Stavolta il personaggio di riferimento è lo Starman della Golden Age, ma non così come originariamente pensato, bensì la reinterpretazione moderna attuata da James Robinson a partire dagli anni '90, dove il manto dell'eroe veniva preso dal figlio (magari un giorno ne parleremo su questi lidi).
Il fatto, dunque, che il protagonista di questa storia porti proprio quel nome non è un caso. Insomma, la reinterpretazione di una reinterpretazione.
Inoltre vi è anche un chiaro omaggio al corpo delle Lanterne Verdi, qui più nella versione Bronze Age che in quella Silver.
Detto questo, il Dottor Andromeda - rispetto alle altre personalità abbastanza borderline che abbiamo visto nelle storie principali - risulta come l'eroe più classico di questo universo, essendo forse profondamente radicato in quella Golden Age da cui non è mai sfuggito, mentre il tempo sfrecciava attorno a lui.
E questa miniserie che lo riguarda è incentrata sulle tematiche familiari, sulle perdite che si possono subire quando un dovere verso altre persone prevale sulle necessità personali e quelle dei propri cari. Ed ecco dunque giungere la tematica, molto cara al fumetto americano e non solo, del padre che deve recuperare il rapporto col figlio.
Proprio mentre quel tempo a disposizione, a cui il Dottor Andromeda ha cercato di sfuggire per tutta la vita, si stringe sempre più. La ricerca di una redenzione personale porta dunque l'eroe ad esaminare la propria esistenza passata per trovare la risposta alla domanda se sia stato davvero un buon genitore, oltre che un eroe perfetto.
In ultima analisi, se James Robinson sia stato un bravo essere umano, oppure se quella sua umanità sia andata perduta nel buco nero, insieme ai diciotto anni che hanno caratterizzato la sua scomparsa.