In circa 20 anni, tre Papi sono stati eletti dopo la scomparsa di Giovanni Paolo II, il cui pontificato è invece durato ben più di questo periodo temporale, lasciando inevitabilmente un segno.
Eppure - nel bene e nel male, ognuno faccia le dovute proporzioni secondo il proprio punto di vista - anche i successivi due Papi hanno lasciato un segno. E per qualche anno hanno messo da parte l'adagio per cui morto un Papa se ne fa un altro.
Un momento focale nell'esistenza dei due predecessori di Leone XIV viene descritto in I Due Papi (The Two Popes), diretto da Fernando Meirelles, scritto da Anthony McCarten e distribuito su Netflix a partire dal 20 dicembre 2019.
2012: Rimasto deluso dalla piega che sta prendendo la chiesa cattolica negli ultimi anni e dalla mancata condanna degli atti di pedofilia dei sacerdoti, il cardinale Jorge Bergoglio (Jonathan Pryce) medita di dimettersi e invia così formale richiesta al Vaticano.
Viene dunque contattato dalla Santa Sede e ha modo di incontrare Josef Ratzinger/Papa Benedetto XVI (Anthony Hopkins). Quella che in origine appare essere come una decisione netta e senza ripensamenti, diventa l'occasione per l'attuale e futuro papa di discutere di varie tematiche, di confrontare le loro passioni e di raccontare eventi lieti e drammatici dei rispettivi passati.
Fino a quando un'incredibile rivelazione viene svelata.
Quando pensiamo al Papa, ovvero a un capo di Stato e rappresentate massimo della Chiesa Cattolica, lo vediamo anche come una sorta di figura eterea, irraggiungibile per certi versi. Eppure personalità come Giovanni Paolo II e, appunto, Papa Francesco hanno provato a proiettare una dimensione più umana verso i propri fedeli, di fronte a un mondo che cambiava sotto i loro stessi occhi e rendeva antiquate e superate certe regole e procedure del papato e della chiesa.
Questo film, di forte impostazione teatrale, è una sorta di lungo dialogo tra i due precedenti Papi, ben sostenuto da due navigati attori, durante il quale i due si confrontano su svariati temi quali la pedofilia all'interno dei ranghi della Chiesa, la corruzione economica e la perdita di fede.
Ma discutono anche, ricollegando così i due a quella dimensione umana in cui lo spettatore può identificarsi, delle loro passioni, peraltro note e quindi non frutto di invenzione cinematografica. Quindi il calcio per padre Bergoglio e la musica per Josef Ratzinger, che si scopre anche insolito fan de Il Commissario Rex (non è una bufala). Sempre in quest'ottica non mancano momenti divertenti, come quando i due mangiano la pizza.
Tuttavia il dialogo è in particolar modo un'occasione - volta anche questa a ricondurre i due protagonisti a una dimensione umana - per aprire degli squarci nel passato dei due Papi e di chiedere ammenda per alcune azioni che hanno commesso.
Il finale è ben noto, dopotutto stiamo parlando di un evento storico, ora consegnato a un passato in cui queste due figure, un giorno o l'altro ma di sicuro non durante le nostre esistenze, potranno essere inquadrate e analizzate nel giusto contesto e col giusto distacco.
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