Il road movie: recarsi da una destinazione di partenza a un punto d'arrivo cambiando lungo la via e maturando come persona.
La famiglia disfunzionale: nuclei familiari che hanno affrontato difficoltà e separazioni che trovano il coraggio e la possibilità di ritrovarsi.
Il cinema italiano, ma più in generale il cinema di tutto il mondo, ha ormai da decenni utilizzato più volte questo stratagemma di unire entrambi questi concetti. L'idea di partenza in effetti è semplice da mettere in scena e quello che conta principalmente è come si sviluppano poi gli eventi.
Un nuovo road movie si ritrova in 50 Km All'Ora, diretto da Fabio De Luigi, scritto da Fabio De Luigi e Giovanni Bognetti e distribuito nei cinema nel gennaio 2024.
Rocco (Fabio De Luigi) e Guido (Stefano Accorsi) sono due fratelli che non si vedono da molti anni, dopo che i loro genitori si sono separati in malo modo e Guido ha deciso di abbandonare casa per girare il mondo e fare fortuna.
Dopo la morte del padre Corrado (Alessandro Haber), Guido si presenta al suo funerale e trova una lettera che costui gli ha scritto, dove afferma di non portar più alcun rancore e gli chiede di portare le sue ceneri presso la tomba della madre.
Guido salta allora in sella a un motorino e, nel viaggio, viene accompagnato da Rocco. Un viaggio che sarà occasione per entrambi di chiarire le loro divergenze e scoprire lati inediti delle loro vite.
La formula è davvero consolidata: vi è una tragedia di partenza che riunisce la famiglia, le cui differenze sembravano ormai inconciliabili, e da lì inizia un processo di riavvicinamento morale che annulla in poco tempo tutte le distanze che si sono creati in un arco di molti anni.
Nella vita con ogni probabilità non è così semplice, ma il road movie è anche un percorso di crescita condensato in breve tempo. Quando si parte si è in possesso della vecchia personalità, con tutti i suoi pregi e difetti, ma all'arrivo si è una persona diversa. Sempre con pregi e difetti, ma con un diverso approccio all'esistenza e ai rapporti interpersonali. Un viaggio interiore ed esteriore, dunque.
La formula quindi si ripete anche qui, con poche varianti. Ma non è un film che cercava l'originalità a tutti i costi.
Con due quasi cinquantenni che, a vario titolo, sono stati segnati dalla vita, ma che tentano entrambi di avere un approccio positivo di tanto in tanto venato di cinismo. Il primo, Rocco, più misurato e concreto. Il secondo, Guido, più esuberante e sbrigativo nelle cose. Poli opposti che si attraggono.
E con scenette comiche annesse, caratteristica basilare di questo tipologia di film italiani.
Vi è un curioso ribaltamento di prospettiva alla fine, che rimescola tutte le carte che abbiamo visto gettate sul tavolo fino a quel momento. Perché il viaggio ha bisogno di una motivazione concreta e tale motivazione a volte va creata dal nulla.
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