Continuo a essere convinto che Agatha Christie, la quale pure veniva da una famiglia agiata e che forse solo durante le guerre ha vissuto qualche ristrettezza, avesse il dente avvelenato contro un certo tipo di aristocrazia e "gente perbene". Da lei invece giudicata vanesia, arrogante e pretenziosa e che di fronte ai loro insignificanti problemi assumeva un atteggiamento di protesta a discapito di gente meno fortunata di loro.
Tanto che, appunto, arriva il delitto come metaforica pena del contrappasso di tale comportamento. Un'ulteriore prova sembra giungere da Se Morisse Mio Marito (Lord Edgware Dies), pubblicato nel 1933.
Da quando risiede a Londra, Hercule Poirot ne ha ricevute di strane richieste. Ma forse non così strane quanto quella proveniente dalla famosa attrice Jane Wilkinson. L'investigatore dovrebbe infatti intercedere presso il marito di lei, Lord Edgware, perché le conceda il divorzio, cosa di cui è restio.
Rimasto comunque intrigato da questa richiesta, Poirot, accompagnato da Arthur Hastings, si reca a parlare con Lord Edgware. Ma qui lo attende una sorpresa: l'uomo non è affatto contrario a concedere il divorzio, anzi, ha già acconsentito con una lettera sei mesi fa!
E la seconda, drammatica sorpresa non tarda ad arrivare quando, pochi giorni dopo, Lord Edgware viene ucciso e tutti i sospetti ricadono subito su Jane Wilkinson. Eppure questo non può essere possibile: in quel momento era a un ricevimento e circa una decina di persone possono confermarlo.
Chi è allora il misterioso assassino? E come mai la notizia del divorzio concesso non è mai giunta a Jane Wilkinson?
Di solito vediamo gli investigatori ideati da Agatha Christie agire nei paesi di provincia o in campagna, o al limite nelle località di villeggiatura, dove si annidano segreti inconfessabili. Qui invece l'azione si svolge nella grande città di Londra, tra rappresentazioni teatrali, cene di gala e party sfarzosi.
Un mondo appannaggio della gente ricca in cui Poirot e Hastings rappresentano i classici pesci fuor d'acqua, ma che il primo riesce a dominare con la consueta abilità e sagacia. Perché come direbbe il buon investigatore belga, fino a sfinire Hastings, quello che conta è la psicologia dell'assassino e delle persone che ruotano attorno al caso.
Ma anche in quest'ambientazione più sfarzosa e luccicante, l'investigatore belga rimane presente a sé stesso e, pur commettendo un paio di errori di giudizio lungo la via, rimane l'arbitro dell'ordine che riconfina il caos che è uscito dal proprio elemento.
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