Nel 1984, esce il primo Beverly Hills Cop. Per la prima volta, vediamo il detective di Detroit Axel Foley recarsi a Beverly Hills per indagare, in questo caso sulla morte di un suo amico. Una trasferta che sul grande schermo si sarebbe vista altre due volte, nel 1987 e nel 1994, durante la quale rivedremo, oltre a lui, anche i detective che ha conosciuto durante la sua prima indagine.
Quarant'anni dopo il primo film e trent'anni dopo il terzo, Axel Foley ritorna per la quarta (e ultima?) volta in Un Piedipiatti a Beverly Hills: Axel F, diretto da Mark Molloy, scritto da Will Beall, Kevin Etten e Tom Gornican e distribuito su Netflix a partire dal 3 luglio 2024.
Con un mondo e una società molto diversi rispetto ai suoi primi anni da poliziotto, Axel Foley (Eddie Murphy) pattuglia ancora con dedizione e un pizzico di esuberanza le strade di Detroit.
Il giorno in cui il suo amico Jeffrey Friedman (Paul Reiser) va in pensione, Foley viene contattato da Billy Rosewood (Judge Reinhold), che dopo aver abbandonato la polizia di Beverly Hills sta collaborando con la figlia di Foley, Jane (Taylour Paige), che non parla col padre da anni.
Quando la vita di quest'ultima è messa in pericolo, ad Axel Foley non resta altro che tornare a Beverly Hills, per risolvere il caso, ritrovare il nuovo capo della polizia, John Taggart (John Ashton) e cercare di riallacciare i rapporti con la figlia.
Il fatto che siano passati quattro decenni dalla prima pellicola e tre dall'ultima non può non notarsi, né questo viene nascosto.
In primo luogo nel personaggio di Axel Foley: un poliziotto rampante appena entrato in polizia nelle prime due pellicole, mentre ora è un navigato detective che ha alle spalle anche una famiglia e un matrimonio fallito (tecnicamente, già presenti al tempo del terzo film).
La tentata operazione di cesello che viene messa in atto è quella dunque di collegare questo personaggio, ora declinato in una diversa identità (a sessant'anni non si è più ventenni nel fisico e spesso neanche nella mente come lui stesso a un certo punto afferma), sia al suo presente che al suo glorioso passato, di modo tale da ricordarci che, sì, è ancora lui.
Tuttavia al tempo stesso si tiene a rimarcare, molte volte direi, che non si è più negli anni '80 e quello che Foley poteva fare all'epoca (distruggere decine di auto per una cattura e subire un semplice rimprovero) oggi non gli è più permesso. Così come certe cose (Foley che fa le sue scenate per ottenere informazioni) non funzionano più come un tempo. Traduzione: questo è un film che tenta di abbracciare la modernità, ma prova a non dimenticare il passato.
Quindi non stupisce che, dopo i criminali mascherati da imprenditori o i ricattatori, stavolta Axel Foley si ritrovi ad affrontare degli agenti corrotti, la creme de la creme della malvagità di questi tempi moderni dove si fa fatica a creare dei nuovi personaggi positivi in seno alla polizia.
Ma Foley è il passato che abbraccia il presente, quindi lui può porsi come espressione dell'ordine contro chi quell'ordine lo corrompe e si potrà chiudere un occhio.
Dunque una sorta di operazione nostalgia - chi del vecchio cast poteva apparire qui compare - mixata con la trama consolidata dei difficili rapporti familiari e il desiderio di provare a smarcarsi da quanto accaduto in passato.
Può essere il capitolo conclusivo della saga, così come un nuovo inizio. Il mondo cambierà ancora, le saghe action, invece, tenteranno di rimanere fedeli a sé stesse.
Operazione nostalgia riuscita, anche se non rimarrà certamente nella storia del cinema.
RispondiEliminaSì, concordo.
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