I concorsi di bellezza, noti e organizzati anche in Italia (basti solo pensare al concorso di Miss Italia, un tempo celebre a livello nazionale), sono ben più diffusi negli Stati Uniti, dove suddetti concorsi vengono organizzati in tutti gli stati o quasi, per tutte le fasce d'età e sesso.
Anche per le teenager, che - come il ballo di fine percorso scolastico - li affrontano, nella concezione di quel paese, come una sorta di rito di passaggio verso l'età adulta.
Tuttavia, con ogni probabilità non si è mai visto un concorso di bellezza come quello presente in Voglio una Vita a Forma di Me (Dumplin'), diretto da Anne Fletcher, scritto da Kristin Hahn e distribuito su Netflix a partire dal 7 dicembre 2018. Il film è basato sull'omonimo romanzo scritto da Julie Murphy.
Willowdean Dickson (Danielle Macdonald) è una ragazza appassionata di Dolly Parton, ma insicura di sé a causa del suo aspetto fisico e la sua obesità. Questo la pone in contrasto con la madre Rosie (Jennifer Aniston), organizzatrice di un locale concorso di bellezza molto seguito e spesso per questo assente.
Quando l'amata zia di Willowdean, che le aveva fatto conoscere la musica di Dolly Parton, muore, la ragazza inizia a provare un forte sentimento di rabbia repressa e, in una sorta di sfida a sua madre e alle convenzioni della società, decide di iscriversi al concorso di bellezza organizzato proprio da Rosie Dickson.
Siamo all'interno di una tematica molto sentita nel paese di produzione di questo film, ovvero l'accettazione di sé stessi e del proprio corpo, incluse quelle che molte persone giudicano - a torto - imperfezioni.
Un tema che diventa molto sensibile nel caso dell'obesità, in una nazione che vanta un altissimo tasso in tal senso. Tanto che non mancano i casi di bullismo, talvolta molto più violenti rispetto a quelli che si svolgono in Italia.
Di certo la pellicola non si rivolge solo a una specifica categoria di persone e si presuppone l'obiettivo di essere mainstream, cercando dunque di toccare certi tasti per mischiare in egual modo sia il dramma che la commedia.
Ovviamente, come intuibile, la protagonista giunge infine ad accettare sé stessa grazie all'esperienza da lei vissuta, perché ha capito che ci sono persone, come la sua migliore amica o il ragazzo innamorato di lei, che la apprezzano per ciò che è davvero e non per ciò che appare agli occhi degli altri.
Altrettanto ovviamente, in un mondo con un'umanità spietata nel suo complesso, non è così semplice accettare la propria identità senza temere il giudizio altrui, ma almeno nei film questo obiettivo può essere raggiunto e forse ispirare altre persone. Sarebbe un primo passo, quantomeno.
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