domenica 3 settembre 2023

Italians do it better? 11: Scusate Se Esisto! (2014)


La problematica del ruolo delle donne nel mondo del lavoro, e soprattutto la loro presenza nei posti che contano e decisionali, è una di quelle ataviche presenti in Italia e che è divenuta molto pressante in questi ultimi anni.
Fermo restando che un ruolo decisionale andrebbe conquistato per merito e non per sesso, è di certo un problema di rappresentanza esistente che, come tutti i problemi complessi, presenta svariate sfaccettature che vanno analizzate - e risolte - da persone più competenti di noi.
Ma nel magico mondo della commedia italiana, tale problema può trovare risoluzione tra una risata e l'altra. Scusate Se Esisto! è diretto da Riccardo Milani, scritto da Riccardo Milani, Paola Cortellesi, Giulia Calenda, Furio Andreotti e Ivan Cotroneo e distribuito nei cinema nel novembre 2014. Il film si basa, in maniera appena accennata, alle esperienze di una persona realmente esistita, l'architetta Guendalina Salimei.
Serena Bruno (Paola Cortellesi) è un'architetta che, dopo essersi laureata in Italia, è riuscita a fare fortuna e a farsi apprezzare all'estero. La nostalgia di casa, tuttavia, la convince infine a ritornare nella nazione dove è nata, per la precisione a Roma.
Il rientro non è dei migliori, poiché subisce subito il furto del suo motorino da due ladruncoli. Inseguendoli, Serena nota un immenso palazzo in decadenza e ne rimane stranamente affascinata.
Per sbarcare il lunario, Serena Bruno accetta un lavoro come cameriera in un ristorante gestito da Francesco (Raoul Bova), di cui si innamora non venendo ricambiata per un motivo che le diventerà ben presto chiaro.
Quando Serena apprende di un bando per la riqualificazione del quartiere dove si trova il palazzo da lei ammirato, è intenzionata ad aggiudicarselo, tuttavia le appare subito chiaro che - nonostante le sue grandi competenze - alla fine sarà scelto un uomo. Ed è allora che concepisce un'idea che avrà molti risvolti, non del tutto piacevoli.
Potrà apparire strano, ma il tema oggetto del film viene trattato con la giusta sensibilità - senza che possa ovviamente essere approfondito più di tanto, perché il pubblico questo non lo vuole - e una sana ma inevitabile spruzzata di retorica che potete immaginare.
Nel fare questo la pellicola richiede allo spettatore un atto di sospensione dell'incredulità notevole (come Serena Bruno riesce ad aggiudicarsi il bando, con una bugia che nella vita reale verrebbe scoperta in pochi secondi), ma che ritengo possa e debba essere accettato: il cinema utilizza questi stratagemmi da sempre e, pur rispecchiando la realtà, la manipola anche a suo piacimento per poter raccontare una storia.
Uno stratagemma che diventa poi il punto focale su cui costruire le varie scenette comiche e, come spesso accade, forse ce ne sono un paio di troppo per aumentare il minutaggio.
Inoltre, la pellicola fa un approccio di inclusione verso la comunità LGBTQ tramite il personaggio di Raoul Bova. Fatto molto alla buona, ma va apprezzato almeno il tentativo (dopotutto, l'approccio di alcune produzioni Netflix è il medesimo).
Questa è dunque la storia di due persone messe ai margini della società, pur essendo parte integrante di essa che operano un riscatto personale, portandole infine a trovare il proprio posto. Un ritorno alle origini che spesso rappresenta la miglior medicina.

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