martedì 28 gennaio 2025

Italians do it better? 52: Tutti per 1 - 1 per Tutti (2020)


Chissà se era difficile pensare a un loro ritorno. Eppure gli insoliti moschettieri visti in Moschettieri del Re: La Penultima Missione sono pronti per una nuova avventura.
Non sono ovviamente i Moschettieri come sono stati concepiti da Alexandre Dumas, bensì una reinterpretazione da parte di un giovane ragazzo, che ne ha scritto un romanzo illustrato basandosi sui propri parenti, il che spiega perché a volte parlino in dialetto romano, pugliese o nel caso di D'Artagnan con un linguaggio tutto suo.
Il tutto per sfuggire a una realtà opprimente, oppure accettarla, da parte del ragazzo stesso. La prima volta per venire a patti con la morte di un caro zio. E dovrà farlo di nuovo in Tutti per 1 - 1 per Tutti, diretto da Giovanni Veronesi, scritto da Giovanni Veronesi e Nicola Baldoni e programmato su Sky Cinema nel dicembre 2020, a causa dell'allora difficoltà delle sale cinematografiche causa la pandemia di COVID-19.
Senza più Aramis al loro fianco, Athos (Rocco Papaleo), Porthos (Valerio Mastandrea) e D'Artagnan (Pierfrancesco Favino) ricevono dalla regina Anna di Francia (Margherita Buy) quello che potrebbe essere il loro ultimo incarico, in apparenza alquanto semplice. Ovvero scortare una giovane principessa inglese perché possa sposarsi col futuro re dell'Olanda, sancendo così anche un'importante alleanza politica.
Alla scorta si aggrega però di nascosto il giovane Uno (Federico Ielapi), ovvero il ragazzo che sta immaginando la storia, il quale si è innamorato di Ginevra e non vuole che fugga.
Ben presto i Moschettieri dovranno decidere a chi dare la loro fiducia e se tradire quella regina e quel paese che hanno servito per una vita intera.
Nel primo film, Uno era un semplice narratore esterno, e questo lo apprendevamo solo alla fine, che in ultima analisi sembrava non interferire molto negli eventi raccontati, come se questi provenissero da un mondo lontano. Anche se lui in realtà era il Creatore di quel particolare mondo.
In questo sequel, suddetta prospettiva si ribalta. Ancora una volta si parte da un evento che colpisce il ragazzo in maniera significativa, in questo caso l'imminente partenza per l'estero di una studentessa a cui è molto affezionato, e lui trasla queste sue sensazioni in un nuovo racconto immaginario.
Il racconto di un mondo sempre più decadente, simboleggiato dagli anziani Moschettieri, eppure ancora dominato da un'aura di leggerezza (vogliamo dire forse un po' eccessiva leggerezza? Diciamolo) con cui vengono affrontate anche le situazioni più cupe. E già che ci siamo, ne si approfitta per inserire dei dichiarati omaggi alla saga di 007, così, tanto per gradire.
Il Creatore che agisce nel mondo di sua stessa ideazione può non avere sempre un finale idilliaco, come ci insegna il ciclo di Animal Man di Grant Morrison. Poiché a una eccessiva richiesta di realismo può corrispondere la perdita del sogno e della capacità di immaginare.
Quindi anche stavolta Uno/Il Creatore deve innanzitutto venire a patti col suo dolore e con sé stesso, prima che riesca a uscire dalla propria fantasia e compiere la propria scelta nella realtà. E non è detto che la sua immaginazione non possa venirgli in soccorso anche nel momento del bisogno.

martedì 21 gennaio 2025

Fabolous Stack of Comics: Sherlock Frankenstein e la Legione del Male


Il mondo di Black Hammer, nel suo essere un dichiarato omaggio alla storia del fumetto e alle sue ere, è molto sfaccettato. Finora, a partire da Origini Segrete e L'Evento, ci si è concentrati principalmente sugli eroi di Spiral City esiliati nella dimensione bucolica di Rockwood, ma abbiamo già dato qualche sguardo a "l'altra metà del cielo".
Ovvero i supercriminali, senza i quali i supereroi non potrebbero esistere. Anche loro si sono evoluti col tempo, partendo da quei malvagi a tutto tondo degli esordi per giungere infine a quelle zone di grigio che spesso costellano la vita di chi ha deciso di porsi dalla parte sbagliata della legge.
Nel mondo di Black Hammer il criminale più letale è stato Sherlock Frankenstein e a lui è dedicata la miniserie di quattro numeri Sherlock Frankenstein e la Legione del Male (Sherlock Frankenstein and the Legion of Evil), pubblicata da Dark Horse nel 2018, scritta da Jeff Lemire e disegnata da David Rubin.
Lucy Weber è alla ricerca di suo padre, l'eroe noto come Black Hammer, e degli altri eroi di Spiral City scomparsi a seguito della battaglia contro l'Anti-Dio. Un ottimo, e per molti versi inevitabile, punto di partenza è intervistare i supercriminali che li hanno affrontati.
E uno di loro ha dominato lungo tutte le ere, scontrandosi con molti eroi nel corso dei decenni: Sherlock Frankenstein. Ora ritiratosi a vita privata e divenuto mecenate, da tempo sembra scomparso dalla scena pubblica.
In cerca di indizi, Lucy Weber inizia a interrogare alcuni suoi ex alleati criminali e ben presto una sconvolgente verità sembra emergere: l'ultima volta che Sherlock Frankenstein è stato visto si stava dirigendo verso il luogo della battaglia tra gli eroi e l'Anti-Dio. Ma come alleato o come loro nemico? Che sia davvero lui il responsabile della loro scomparsa?
Dopo i vari emuli di Capitan America e Shazam, ecco giungere un personaggio che è una sorta di mix tra il Dr. Sivana (da cui riprende il look) e il Lex Luthor principalmente della Silver Age, un genio malvagio dedito tuttavia a piani assurdi contro gli eroi. Il titolo della miniserie richiama inoltre la Società dei Mostri del Male, il primo supergruppo composto da supercriminali della storia del fumetto.
Ma non ci si limita solo a questo: sfruttando l'ondata revisionista degli autori inglesi, Sherlock Frankenstein diventa un personaggio dalle motivazioni non così banali. Divenuto un supercriminale per aver perso l'amore della propria vita e che dalla criminalità si è infine allontanato dopo aver ritrovato l'amore, grazie a Golden Gail, un tempo sua principale avversaria.
Intorno a lui gravitano altri supercriminali, con nomi geniali (non so da dove Jeff Lemire abbia tratto l'ispirazione per Chtu-Lou e Chtu-Louise, ma vorrei tanto saperlo) e che dai supereroi di Spiral City dipendevano.
Tanto che con la loro scomparsa, laddove ci si potrebbe aspettare che i criminali ne avrebbero approfittato, i vari "cattivi" hanno infine deciso di abbandonare la scena, perché quello non era più il loro mondo. A un universo fatto di continue battaglie tra il bene e il male ne era giunto un altro, con troppe zone di grigio perché loro potessero esserne parte integrante.
Dietro tutto questo c'è anche un piccolo mistero il cui finale può risultare prevedibile e che non è il focus principale della storia (sappiamo già, infatti, che Lucy Weber poi ritroverà gli eroi di Spiral City). Bensì è ampliare la finestra del lettore su questo strano, nuovo mondo, iniziando ad arricchire questo sfaccettato mosaico con nuovi personaggi, nuove interazioni e nuovi possibili sviluppi.
Perché dalle ceneri di un universo che muore, può rinascere la speranza.

lunedì 20 gennaio 2025

Italians do it better? 51: Confusi e Felici (2014)


Who Watches the Watchmen? No, non tireremo in ballo Giovenale o tantomeno Alan Moore per non rischiare le ire da Northampton. E c'è anche un altro detto che afferma "Dottore, cura te stesso".
A volte i proverbi e i luoghi comuni sono quantomeno un buon punto di partenza su cui costruire una trama e da qui giunge Confusi e Felici, diretto da Massimiliano Bruno, scritto da Massimiliano Bruno ed Edoardo Falcone e distribuito nei cinema nell'ottobre 2014.
Marcello Bernazzani (Claudio Bisio) è uno psicanalista di successo. Conosciuto e stimato, scrittore di alcuni bestseller e che può contare su veri e propri casi umani come clienti. Al tempo stesso, però, Marcello è arrogante e spocchioso e non si avvede della gentilezza e dell'interesse della segretaria Silvia (Anna Foglietta).
Tutto cambia quando a Marcello viene diagnosticato un glaucoma agli occhi che in pochi mesi lo porterà alla cecità. Depresso, dopo aver chiuso il proprio studio ed essersi chiuso in casa, Marcello viene riportato alla vita da Silvia e dai suoi pazienti, che non lo hanno dimenticato e ci tengono a lui.
Ma il giorno in cui l'uomo perderà la vista incombe.
Un tema classico, su cui il cinema americano - ma anche quello nostrano - ci ha costruito una caterva e più di pellicole. L'uomo spregevole che, a causa di un drammatico evento (in questo caso, una malattia in apparenza incurabile), rivaluta tutta la sua vita e si scopre altruista nei confronti dell'umanità.
Stavolta, tuttavia, invece che un Harrison Ford o uno Scrooge, abbiamo una concezione italiana di questo tipo di personaggio. Quindi un po' più gigione e caciarone, caratteri nelle corde dell'attore protagonista che comunque è capace anche di buone svolte drammatiche, e in fin dei conti più menefreghista che davvero malvagio o cinico. Tanto che la sua figura professionale è stata molto presente qualche anno fa, persino in televisione o negli scaffali delle librerie (oggi non saprei, francamente).
Anche le persone che lo affiancano nel suo "percorso di recupero" sembrano una traslazione delle figure americane in chiave italiana, con un paio di buone interpretazioni in merito. Lo spacciatore che si redime, il nerd che non riesce a staccarsi dalla madre, la coppia in crisi sessuale, il marito tradito, la ninfomane... no, questa scusate è una figura più che altro italiana. Caratteri, più che personaggi che vengono sviluppati, ma in questo tipo di prodotto a volte è inevitabile.
Lo svolgimento che ne consegue comunque è consolidato: l'isolamento del protagonista dall'umanità in generale e dalla propria, gli altri protagonisti che lo recuperano dal baratro e gli fanno (ri)scoprire i veri piaceri della vita, con ovviamente possibilità di inserire varie scenette comiche a contorno, e un finale rassicurante, aldilà di quale sarà il destino finale per Marcello Bernazzani.
Quindi, in ultima analisi, Chi Analizza l'Analista? La percezione che il pubblico ne ha di lui, laddove l'analista è la persona che incontri tutti i giorni oppure saltuariamente e a cui sei legato. E di cui appunto vuoi la felicità, allontanando la confusione.

venerdì 17 gennaio 2025

Libri a caso: La Verità sul Caso Harry Quebert


Il passato è qualcosa di concreto e immutabile. Quello che è accaduto rimane scolpito nella pietra del tempo e non possiamo fare nulla per cambiarlo. Gli eventi belli, quelli brutti, i tanti giorni ordinari, sono tutti lì col loro carico di gioie e responsabilità.
Ma al tempo stesso il passato è anche qualcosa di fluido, poiché viene filtrato dalla nostra memoria. Prendete un avvenimento che avete vissuto insieme a molte altre persone e con ogni probabilità otterrete resoconti leggermente diversi di quello stesso avvenimento, che però può essersi svolto in un'unica maniera.
Sì, il passato e la sua interpretazione possono essere davvero argomenti affascinanti, soprattutto in opere che fanno della ricostruzione di un passato misterioso il loro punto di forza. Questo ci porta a La Verità sul Caso Harry Quebert (La Vérité sur l'affaire Harry Quebert), scritto da Joël Dicker e pubblicato nel 2012.
2008: Mentre negli Stati Uniti si avvicinano le nuove elezioni presidenziali, nella piccola cittadina di Aurora viene ritrovato lo scheletro di Nola Kellergan, una quindicenne scomparsa nell'agosto del 1975 e mai più ritrovata fino a quel momento. Non ci sono dubbi: Nola Kellergan è stata uccisa con un colpo alla testa e un'anziana donna, Deborah Cooper, che la vide la sera della sua scomparsa mentre correva inseguita da un uomo, venne uccisa a sua volta, 33 anni prima.
Accanto allo scheletro viene ritrovato un manoscritto di una celebre opera, Le Origini del Male, realizzato dal celebre autore Harry Quebert, e ben presto un'incredibile verità viene a galla. Lo scrittore, all'epoca trentaquattrenne, ebbe una storia d'amore con Nola Kellergan e il libro altro non è che il racconto della loro relazione clandestina. Harry Quebert viene dunque arrestato e le prove a suo carico sembrano inattaccabili.
Quando viene a conoscenza di questo, Marcus Goldman, uno scrittore allievo di Harry e che da mesi sta soffrendo di un grave blocco creativo, si precipita ad Aurora per indagare. Goldman è fortemente convinto dell'innocenza di Harry Quebert, eppure molte cose non quadrano. In quell'estate del 1975 molte persone hanno gravitato attorno a Nola Kellergan e ognuno fornisce diversi resoconti di quanto accaduto. Ma qual è dunque la verità sul caso Harry Quebert?
Questo romanzo è un thriller, sì, che si dipana su più linee temporali che convergono verso la risoluzione finale. C'è un mistero che si dipana subito e che il protagonista deve scoprire, sì. Ci sono depistaggi e risvolti che vengono mostrati e al tempo stesso nascosti al lettore in maniera astuta, alla Agatha Christie, sì.
Ma è anche altro. Innanzitutto questo è un romanzo che parla di un romanzo che parla a sua volta di vita vissuta. E dell'arte della scrittura. Già altre volte abbiamo accennato alla catarsi, di come attraverso un'opera uno scrittore cerchi di esorcizzare dei propri demoni o più semplicemente voglia venire a patti con un drammatico evento o un fatto del proprio passato.
Marcus Goldman è in realtà un omologo di Joël Dicker, che afferma quale strumento potente sia la scrittura, capace di ristabilire la verità anche a distanza di decenni e di rendere il mondo un posto migliore.
Quest'opera è anche una metafora di come un essere umano arrivi a nascondere quei piccoli o grandi segreti che costellano la sua vita. Chiunque di noi avrà prima o poi (mi riferisco a cose di poco conto, ovviamente) compiuto qualcosa di cui poi si sarà pentito e avrà cercato di dimenticarlo, non riuscendoci, avendo un polpo alla gola - per dirla alla Zerocalcare - avvolto attorno.
A volte si arriva persino a riscrivere la realtà pur di non ammettere che si è commessa quella cosa, ma l'unico modo per liberarsi del senso di colpa è ammettere quanto si è fatto.
Ecco, quest'opera spiega cosa accade quando tali segreti che ci si porta dentro, segreti importanti, esplodono in tutta la loro dirompenza quando infine vengono rivelati, arrivando a travolgere tutto ciò che incontrano sul loro cammino e distruggendo l'innocenza delle altre persone. Macchiando la loro memoria, facendole apparire agli occhi degli altri per ciò che non sono.
E poi sì, quest'opera parla di amore. Amore che va oltre le convenzioni e che resiste a tutto: agli anni che passano, alla separazione, persino alla morte.
Ma soprattutto quest'opera è una storia di vera amicizia, quella tra Marcus Goldman e Harry Quebert. Quel tipo di amicizia che, se siete stati molto fortunati, avete avuto o avete anche voi tuttora. L'amicizia con una persona che ha davvero segnato la vostra vita in meglio, che vi ha aiutato a rialzarvi quando eravate al tappeto, realmente o metaforicamente. Quella persona che è accanto a voi anche quando non è al vostro fianco.
E questo tipo di amicizia deve affrontare le conseguenze dell'amore, dei piccoli e grandi segreti che tormentano la cittadina di Aurora e anche del potere della scrittura, capace di ristabilire la verità. Un'amicizia che viene attaccata su tutti i fronti: sarà capace di sopravvivere infine?
Forse alla fine l'oscurità che ha permeato Aurora e i suoi abitanti sarà spazzata via da una nuova ondata di luce, da una nuova alba che segue una violenta tempesta e annuncia un più radioso futuro.

giovedì 16 gennaio 2025

Fabolous Stack of Comics: Capitan Marvel - Epilogo


Mar-Vell, Capitan Marvel, dell'esercito Kree è giunto sulla terra come spia in L'Arrivo di Capitan Marvel. Si è ribellato ai suoi superiori e ha perso la sua amata Una in Muori, Traditore! Ha ottenuto un nuovo costume e iniziato un lungo sodalizio con Rick Jones in E un Fanciullo Ti Guiderà. Ha affrontato il suo nemico più letale, Thanos, ed è divenuto il Protettore dell'Universo in Thanos il Dio Pazzo.
E ha poi intrapreso un lungo viaggio nella galassia insieme a Rick Jones in Il Processo dell'Osservatore. Tutto questo nelle due storie che lo hanno introdotto ai lettori, pubblicate su Marvel Super-Heroes, e nella serie regolare che lo ha visto protagonista, dal 1968. E dopo aver rischiato più volte la chiusura, cosa che ha portato il personaggio a più cambi di status quo, l'epilogo giunge infine col sessantaduesimo numero, pubblicato nel 1979.
Le ultime storie sono scritte da Gerry Conway, Bill Mantlo, Scott Edelman e Doug Moench, mentre la parte grafica è affidata ad Al Milgrom e Pat Broderick.
Ritornati dallo spazio, Capitan Marvel e Rick Jones provano a reinserirsi nella società terrestre, il primo cercando di dare un nuovo scopo alla sua esistenza, il secondo intraprendendo una proficua carriera da cantante. Tuttavia sono ancora legati a livello molecolare, ma uno scontro col Super-Adattoide potrebbe capovolgere questa situazione.
Successivamente, Mar-Vell deve fare i conti con l'eredità malvagia di Thanos che, pur defunto in La Minaccia Finale, ha concepito un piano di emergenza alterando la programmazione del computer di Titano, ISAAC, il quale prende possesso del satellite e prende di mira la Terra.
Insieme a Drax il Distruttore, Mar-Vell cerca di sventare una minaccia che sembra non voglia saperne di morire e sulla sua strada incontra Elysius, la quale avrà un ruolo molto importante nella sua vita.
Lungo tutto questo percorso narrativo fatto di 64 albi non vi è mai stata l'impressione che vi fosse un percorso preciso per il personaggio. Giungeva un team creativo, dava una piccola o grande scossa alla situazione e il successivo team creativo ripartiva da lì alterando nuovamente il tutto.
Se questo però può apparire un difetto, leggendo il tutto nel suo insieme non lo sembra affatto. In quanto Mar-Vell ha vissuto un'evoluzione, o meglio più evoluzioni, che lo hanno visto partire come un umile ma ligio soldato per divenire infine uno degli eroi più rispettati e al tempo stesso temuti della Terra. Poi chiaro che lungo la via qualche scivolone vi sia stato, ma questo è inevitabile in undici anni di pubblicazioni.
L'epilogo, dunque, si adatta a questo processo di continuo cambiamento. Lo status quo viene nuovamente alterato: dopo tanto tempo, Capitan Marvel e Rick Jones non si ritrovano più legati a livello molecolare, ma i loro destini rimangono ancora intrecciati per vari motivi.
E quale miglior ultimo nemico se non quello più pericoloso affrontato dall'eroe? Anche dalla tomba (temporanea), Thanos estende la sua aura oscura e proietta dunque Mar-Vell verso la penultima fase della sua intricata esistenza editoriale con una saga che prende a prestito parte della mitologia greca.
Può sembrare un po' paradossale che colui che si fregia del titolo di Protettore dell'Universo in ultima analisi abbia bazzicato principalmente la Terra, Titano e il pianeta madre dei Kree, ma bisogna anche tener conto dell'universo in cui agisce che è dominato da questi due mondi (gli Shi'Ar erano appena comparsi sulla scena). Diciamo che, nel periodo in cui ha agito Mar-Vell, le principali minacce si sono presentate qui.
Ma è davvero finita? Non proprio, la trama su Titano deve ancora concludersi e quindi Capitan Marvel potrà ancora essere, per qualche tempo, il Protettore dell'Universo. Fino alla fine.

lunedì 13 gennaio 2025

Italians do it better? 50: Non Ci Resta che il Crimine (2019)


Anche se può sembrare insolito, il cinema italiano ha vantato una discreta tradizione in merito al genere fantastico/fantascientifico. Grazie ad artigiani e seri professionisti quali Mario Bava, Lucio Fulci e Umberto Lenzi, per citarne solo alcuni, si riusciva a tirare fuori produzioni di tutto rispetto con budget risicati, poiché i produttori di sganciare denaro non è che ne abbiano mai avuto voglia.
Poi i tempi sono cambiati, la tecnologia è andata avanti e creare un film fantastico è risultato ormai troppo dispendioso, quindi non si è corso il rischio e si è quasi del tutto abbandonata questa strada in favore di un genere più consolidato, la commedia. Ma una celebre commedia ha comunque trattato un celebre argomento della fantascienza, il viaggio nel tempo: Non Ci Resta che Piangere.
E a omaggiarne il titolo arriva Non Ci Resta che il Crimine, diretto da Massimiliano Bruno, scritto da Massimiliano Bruno, Andrea Bassi, Nicola Guaglianone e Roberto Marchionni e distribuito nei cinema nel gennaio 2019.
Moreno (Marco Giallini), Sebastiano (Alessandro Gassmann) e Giuseppe (Gianmarco Tognazzi) sono tre spiantati che provano a sbarcare il lunario organizzando tour non autorizzati nei luoghi dove agiva la Banda della Magliana.
Per sfuggire a un loro ex compagno di scuola da loro bullizzato, Gianfranco (Massimiliano Bruno), ora divenuto ricco, attraversano un portale spaziotemporale che li catapulta nella Roma del 1982, mentre si stanno svolgendo i Mondiali di Calcio che saranno vinti dall'Italia.
I tre, già sapendo cosa accadrà, pensano di sfruttare la situazione a loro vantaggio, ma sulla loro strada incrociano appunto la Banda della Magliana e il loro boss Renatino (Edoardo Leo) che iniziano a sospettare di loro.
In questi ultimi anni c'è stato un intento di rendere oggetto di culto gli anni '80 del ventesimo secolo, un culto che è cresciuto col progredire della generazione di quel decennio dello sfruttamento dell'uso della tecnologia spesso così tanto bistrattata.
Una passione per un'epoca, che ha oggettivamente prodotto belle opere in molti campi, in cui chi ne parla sui social aveva meno responsabilità sulle spalle e aveva - pur con le dovute eccezioni - affrontato fino ad allora meno sofferenza sul proprio cammino.
Pur in un'atmosfera da commedia dove predominano le battute spiritose, anche se qui e lì vengono inseriti un paio di elementi drammatici, il film sembra voler dire che, sotto quella patina di felicità e spensieratezza che molti di noi hanno sperimentato, vi era anche una profonda dose di oscurità che permeava quegli anni, una oscurità che si tende a dimenticare per non intaccare quella perfezione che esiste nelle nostre menti. Ma solo lì.
Anche se il titolo, come detto, richiama il film di Massimo Troisi e Roberto Benigni, l'ispirazione dichiarata per questa pellicola è in realtà Ritorno Al Futuro (più che altro la parte seconda), rifatto in salsa italiana, con anche un pizzico di Scarface. Seppur un omaggio a Troisi e alla scena di Yesterday sia ben presente.
Diversamente da altri prodotti, ho visto una sceneggiatura e dei dialoghi un po' più curati per concepire una trama che prosegue e si sviluppa, invece che stopparla a un certo punto e inserire scenette comiche per allungare il brodo, concludendo il tutto con un prevedibile ma buon cliffhanger.
Anche le interazioni tra i vari protagonisti, che si rifanno sia ai buddy cop movies americani che alle commedie italiane di qualche decennio fa, risultano - pur nel contesto fantastico e talvolta sopra le righe che permea il tutto - adeguati alla situazione.
Non stupisce dunque che da questo film si sia generato un mini-franchise (evento epocale in Italia) che continua ancora oggi.

domenica 12 gennaio 2025

Libri a caso: Un Messaggio dagli Spiriti


Un libro di Agatha Christie che non preveda la presenza di Hercule Poirot o Miss Marple suscita sempre una immensa curiosità (e sì che non ne ha scritti pochi, in tal senso) e inoltre permette alla scrittrice inglese di sbizzarrirsi sul progredire degli eventi e la costruzione di personaggi che sono spesso ignoti al lettore, proprio perché non abbiamo le menti sopraffine di Poirot o Miss Marple a descrivercele.
E si può giocare anche sul tema degli investigatori dilettanti, con tutte le conseguenze del caso. Abbiamo già visto un'opera simile con Perché non l'hanno chiesto a Evans? e ora la storia si ripete con Un Messaggio dagli Spiriti (The Sittaford Mystery), pubblicato nel 1931.
La vita scorre serena e tranquilla, fin troppo tranquilla, nel piccolo villaggio di Sittaford, situato nella contea di Dartmoor. Mentre si preannuncia una tempesta di neve, le signore Willett - appena trasferitesi - chiedono ai loro ospiti di partecipare per divertimento a una seduta spiritica. Ma il divertimento scompare quando la seduta annuncia la morte di un abitante del villaggio, Joseph Trevelyan, in quel momento residente in una vicina città.
Il suo più caro amico, il maggiore John Burnaby, rimane colpito da quanto accaduto e si reca subito a indagare. In casa di Trevelyan, trova dunque il suo amico ucciso e avvisa la polizia, che arresta subito un suo nipote che ne reclamava l'eredità, James Pearson.
Ma la fidanzata di Pearson, Emily Trefusis, è certa della sua innocenza e, mettendosi contro la polizia e gli abitanti di Sittaford e potendo contare solo sull'aiuto del giornalista Charles Enderby, decide di indagare di persona per giungere alla verità a qualunque costo.
A Dartmoor amano divertirsi tra cani spettrali e sedute spiritiche, a quanto sembra. C'è da dire, però, che il romanzo, pur partendo da questo tema in apparenza sovrannaturale, lo mette ben presto da parte (meno male) a favore della trama riguardante l'omicidio di Trevelyan e le indagini dei due investigatori dilettanti, Charles Enderby ed Emily Trefusis.
Sì, non ci sono né Poirot né Marple ed è molto meglio così, poiché la brava Agatha Christie riesce a donare loro una spontaneità, un carisma e delle personalità uniche. Colpisce in special modo la caratterizzazione di Emily Trefusis.
Senza porsi alcun patema d'animo al riguardo, vi ricordo che ci troviamo nella società inglese di circa un secolo fa, Agatha Christie descrive una donna che - pur agendo per amore - non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, si giostra con abilità le persone (gli uomini, soprattutto) perché le diano le risposte che cerca ed è sempre proattiva: è lei che va in un determinato posto e mai qualcun altro.
La cosa che colpisce è come tutto questo risulti naturale e coerente, grazie al fatto che il personaggio femminile è delineato da una donna (un uomo dell'epoca avrebbe avuto più difficoltà). Una donna che, ricordiamolo, era reduce da un tragico divorzio conseguente a una misteriosa scomparsa e si era risposata da poco meno di un anno.
Non crediamo che Emily Trefusis sia una sorta di incarnazione narrativa di Agatha Christie, ma di certo è molto curioso vedere questa donna dallo spirito battagliero e contesa da due uomini (ma lei alla fine prende la scelta che vuole lei, non quella che altri gli vorrebbero imporre).
Insomma, a mio avviso un bel romanzo che, oltre alla trama mystery, si segnala per sia la descrizione dei personaggi principali che per la delineazione dell'ambientazione, evidentemente cara alla scrittrice che aveva visitato quei luoghi. E soprattutto si beve the, molto, molto the.
E scopriremo infine che, anche un secolo fa, vi erano le contese generazionali con le stesse parole di adesso e gli anziani che cascavano negli scam.

sabato 11 gennaio 2025

Fabolous Stack of Comics: Batman - La Notte del Cavaliere Oscuro


Nei film d'azione qual è la cosa più probabile che possa capitare mentre un detenuto viene portato in prigione dentro un furgone blindato? Molto semplice, accadrà un incidente lungo la via che farà fuggire il detenuto, il quale verrà inseguito dall'eroe di turno.
E nella narrativa supereroistica questa tematica si può trasportare? Be', se pensiamo a Gotham City e al suo variegato sottobosco criminale e al supereroe più umano di tutti, Batman, certo che sì. E lo dimostra la miniserie di tre numeri La Notte del Cavaliere Oscuro (One Dark Knight), pubblicata nel 2022, scritta e disegnata da Mark Simpson, alias Jock.
Mentre Gotham è preda di una tremenda ondata di caldo, il supercriminale noto come E.M.P. sta per essere trasferito dall'Arkham Asylum al carcere di Blackgate, sotto la stretta sorveglianza di Batman.
Ma le gang criminali di Gotham City non vedono di buon occhio la cosa e così assaltano il furgone che trasporta il detenuto, il quale libera tutta la sua potenza usando le energie elettriche presenti dentro di lui (non a caso si chiama in quel modo) e creando un blackout generale lungo tutta la città.
Mentre la polizia affronta il panico nelle strade e la corruzione al suo interno e tutti i criminali di Gotham vogliono avere un pezzo sia di Batman che di E.M.P., i due devono percorrere i pochi isolati che li separano da Blackgate prima che sorga l'alba. Un tragitto infernale, lastricato di cattive intenzioni.
Un disegnatore che si assume tutti gli oneri e onori (Jock è anche il colorista di questa miniserie) può sempre correre il rischio di dover sacrificare qualcosa lungo la via del comparto artistico, ma qui sembra non accadere.
Intendiamoci, la trama di per sé è molto semplice e diretta, infatti la miniserie non si trascina per troppi numeri, mixando l'inseguimento di Batman ai danni di E.M.P. con un'altra sottotrama che riguarda un complotto all'interno degli organi di polizia di Gotham City e limitando lo svolgersi dell'azione a quattro protagonisti principali.
Di per sé la trama sembra ricordare molto Solo 2 Ore, con Bruce Willis: il breve tragitto verso la sicurezza che in realtà è costellato di pericoli, il vero nemico che non è il criminale, bensì gli organi di polizia che provano a uccidere il criminale, e un legame familiare in gioco che sarà la molla che farà andare avanti Batman ed E.M.P.
Ricordiamolo sempre: una trama semplice non vuol dire in maniera automatica che sia anche banale. Certo, Jock preferisce sbizzarrirsi di più con la costruzione delle tavole ed è meglio così poiché è ciò in cui è più versato. Ovviamente chi volesse trovare grande introspezione e profondità di trama, può lasciar perdere.
Questo è infatti un prodotto di puro intrattenimento dove un disegnatore - libero da vincoli di continuity e con la possibilità di osare un po' graficamente - cerca una nuova strada artistica sfruttando uno dei personaggi più riconoscibili ed amati e a cui aveva già lavorato. Batman ha dunque reso un servizio a Jock e lui ha fatto altrettanto.

venerdì 10 gennaio 2025

Fabolous Stack of Comics: Deathblow - Confessioni


Gli anni '90, trionfo (in alcuni fumetti, non in tutti) di possenti muscolature, uomini che prima sparano e poi chiedono chi è senza che Alberto Sordi possa rispondere e armi gigantesche che non si sa come si possano tenere in mano e sparare... ah già, le possenti muscolature di cui sopra.
Col tempo, si sa, molte opere vengono anche rivalutate o al limite ci si adagia sull'adagio che sono figlie del loro tempo. Altre, invece, qualche menzione d'onore la ottengono, per le più svariate ragioni.
Una di queste è la maxiserie in tredici numeri Deathblow: Confessioni (Confessions), pubblicata tra il 1993 e il 1995, scritta da Jim Lee e Brandon Choi e disegnata da Jim Lee e Tim Sale, per quest'ultimo praticamente poco dopo i suoi esordi professionali.
Michael Cray è un agente che lavora per un'agenzia governativa nota come Operazioni Internazionali, che gli affida le missioni più sporche e segrete, come eliminare un dittatore iracheno, in giro per il mondo.
Dopo aver perso molti compagni di squadra e dopo che gli è stato diagnosticato un tumore inoperabile al cervello, Michael Cray rassegna le dimissioni, certo di non poter rimediare al male che ha fatto. Ma tutto questo cambia quando si ritrova coinvolto in uno scontro tra l'Ordine della Croce, al servizio stesso del Vaticano, e una setta satanica capitanata dall'Angelo Nero, che ha il compito di riportare Lucifero sulla Terra grazie alle energie di un ragazzo speciale.
Michael Cray pensa che questa sia la sua ultima, giusta battaglia, ma non può immaginare che un cambiamento lo stia per toccare.
Seppur ne sia solo una metafora, Deathblow è figlio di quella disillusione del popolo americano nei confronti del governo e degli apparati militari conseguente allo scandalo Irangate e a una perdita di centralità nello scenario globale dopo la distensione con la Russia.
Michael Cray è dunque l'eroe (il popolo americano) che si allontana da quel mondo in cui non si riconosce più, dove un dittatore un giorno è il nemico e il giorno dopo un alleato. In pratica l'eroe che, animato dal vero spirito americano (lottare contro le più grandi avversità a suon di armi), riporta l'ordine e la giustizia. Disperdendo perciò l'oscurità (il cancro, le guerre, l'apocalisse) con questa "salvifica" luce.
E lo fa venendo coinvolto in una di quelle trame in apparenza blasfeme e caciarone molto care al fumetto americano. La società statunitense è infatti preminentemente protestante e buona parte della popolazione non vede il Vaticano come l'autorità suprema della Chiesa nel mondo, differentemente da quanto accade in Europa e in Italia.
Quindi quello che a noi può magari scandalizzare (il Vaticano che alleva soldati, suore ninja pronte a sparare e menare e ragazzi che possono contare sul potere del Signore), per gli Stati Uniti è qualcosa di normale.
Per gli autori americani il Vaticano è un elemento che può essere utilizzato in narrativa quando vi è un pericolo di natura mistica e sovrannaturale, così come quando c'è una minaccia alla pace si utilizzano la CIA o i Servizi Segreti. Questo a maggior ragione in un'epoca dove Internet non era ancora diffuso, oggi infatti sembra che una parte di questa percezione sia passata.
Contestualizzandola nel periodo in cui è uscita, non è dunque errato dire che Deathblow sia un'opera figlia del suo tempo. Ma il fatto che lo sia non vuol dire automaticamente che non possa interessare.

giovedì 9 gennaio 2025

Libri a caso: Rete Globale


Forse appare superfluo dirlo, ma uno degli obiettivi della fantascienza è quello di immaginare un possibile sviluppo futuro della società analizzando la reale società in cui si vive in quel momento. Un'analisi che può assumere a volte l'aspetto di una feroce satira, come accade in 1984 di George Orwell.
Non è chiaramente qualcosa di semplice poiché, quando quel futuro arriva o è imminente, si potrebbe scoprire che non è proprio come lo scrittore lo aveva immaginato, col rischio di rendere l'opera sorpassata (non che però 1984 lo sia diventata, bisogna ammetterlo).
Una possibile società futura la si trova anche in Rete Globale (The Shockwave Rider), scritto da John Brunner e pubblicato nel 1975.
Siamo nel ventunesimo secolo. A seguito di alcuni disastri naturali e tentativi di colpo di stato, una potente rete di computer decide le vite dei cittadini, scegliendo per loro la professione più adatta sin dalla più tenera età, gli hobby da perseguire e compie altre scelte sottratte al loro libero arbitrio.
Uno studente di nome Nick Haflinger, con una personalità più marcata e intelligente, riesce a capire l'inganno che si perpetra dietro questa facciata di normalità ed entra in clandestinità, assumendo negli anni svariate identità fittizie, al solo scopo di nascondersi.
Quando però il governo americano lo rintraccia e lo mette sotto interrogatorio, Nick Haflinger deve decidere se continuare a utilizzare le sue maschere oppure per la prima volta essere sé stesso e mostrare al mondo la verità.
Immaginare la società futura, dicevamo. Il decennio in cui quest'opera è uscita è stato davvero molto particolare tra crisi energetiche e petrolifere, una Guerra Fredda che - pur passate le crisi più importanti - era ancora ben presente e già emergevano questioni come la sovrappopolazione e la sicurezza a discapito della privacy.
Inoltre già era presente la rete militare Arpanet che stava per diventare l'Internet dell'allora futuro e la tecnologia stava per compiere balzi da gigante.
John Brunner ha immaginato questo scenario futuro basandosi su alcuni scritti dei sociologi del tempo di allora e, nel fare questo, ha concepito un mondo che non sembra troppo distante dall'attuale. Certo non abbiamo una rete globale che governa tutte le nostre mosse, ma di sicuro ci sono algoritmi che cercano di guidarci verso una precisa scelta e governi, in molte nazioni, che manovrano le loro campagne politiche anche basandosi su dati raccolti da agenzie private o governative e vendute al miglior offerente, in maniera legale o meno.
Il modello di riferimento è appunto il succitato 1984, solo verso un'impronta un po' più ottimistica. Se la ribellione di Smith è destinata a fallire sin dal principio, la presa di coscienza di Haflinger diventa la scintilla che darà il via al cambiamento dello status quo. Cambiamento che inizia proprio da dove è cominciata la dittatura globale.
Quindi più in generale lo scrittore esorta a non conformarsi subito a modelli predeterminati da altri, ma a cercare di tracciare un proprio percorso - e i propri errori, anche - basandosi sulle proprie scelte. Una cosa difficile da fare già cinquant'anni fa e diventata un po' più ardua oggi.
Ci sono molti convinti che oggi si viva in una dittatura computerizzata. Non proviamo nemmeno ad argomentare a favore o a torto (sarebbe inutile, dopotutto), ma sarà interessante vedere dove ci porterà la vastità di questa rete.

mercoledì 8 gennaio 2025

Fabolous Stack of Comics: Black Hammer - L'Evento


Gli eroi di Spiral City hanno protetto questa città per decenni dalle minacce più incredibili e fantasiose. Golden Gail, Barbalien, Abraham Slam, Madame Dragonfly, Colonel Weird e infine il più grande di tutti, Black Hammer.
Ognuno di loro ha sacrificato molto per combattere il male, ma alla fine ognuno di loro sembrava aver raggiunto un proprio equilibrio. Fino alla battaglia finale contro la minaccia più grande di tutte, l'Anti-Dio, che li ha catapultati in una dimensione bucolica, in cui sono rimasti bloccati per dieci anni, come descritto in Origini Segrete.
Ma tutto questo, forse, sta per cambiare nella nuova saga di sei numeri L'Evento (The Event), pubblicata nel 2017, scritta da Jeff Lemire e disegnata da Dean Ormston.
Lucy Weber, la figlia dello scomparso Black Hammer, riesce a ritrovare gli eroi sperduti nella dimensione in cui sono stati catapultati. C'è un problema, però: non ricorda più come sia giunta fin qui e come si possa tornare indietro, a dimostrazione che c'è qualcosa di davvero insolito in quest'apparente idilliaca situazione.
Lucy Weber inizia dunque a indagare su questo mistero, scoprendo numerose crepe nel paradiso terrestre rappresentato dalla dimensione alternativa, mentre si apprende davvero cosa è accaduto nel corso dell'ultima battaglia degli eroi. E dietro questo forzato esilio potrebbe esserci dietro proprio uno di loro!
Reinterpretare il canone supereroistico è sempre una sfida difficile da intraprendere. Di per sé è già stato fatto, la stessa Silver Age a ben vedere era una rivisitazione degli stilemi e degli eroi della Golden Age, attualizzati per il nuovo pubblico di quell'epoca, ma anche per quel vecchio pubblico che nel frattempo era cresciuto.
E sono proprio queste due ere le protagoniste dietro le quinte di questo fumetto che si configura come una metafora di quella candida ingenuità dei titoli fumettistici di un tempo che a un certo punto sono stati sovrastati da un'era più oscura e una maggiore pretesa di realismo, che per quanto legittima alla fine ha preso il sopravvento sul resto.
Quindi, come già detto, ogni eroe ricorda in maniera esplicita supereroi o temi del passato (l'originale Capitan Marvel, Adam Strange, Martian Manhunter, Capitan America, le storie horror degli anni '50) che alla fine cedono il passo all'Anti-Dio, ovvero a Darkseid e a quella Bronze Age che avrebbe poi portato a una totale rivisitazione del fumetto supereroistico qualche tempo dopo grazie principalmente a sceneggiatori inglesi.
Una parabola del fumetto stesso, durata vari decenni, che si estrinseca in una piccola comunità rurale dove una vita da sogno sta per tramutarsi in un incubo.
Ma Black Hammer è molto più di questo: è una disamina della complessa personalità umana, che può assumere diverse sfaccettature. La diffidenza, l'amore, l'accettazione, l'odio verso gli altri e noi stessi, il tradimento e il voler seguire le orme dei propri genitori. È il desiderio da parte del lettore di vedere i vari protagonisti più nel loro aspetto umano che in quello super.
Perché non necessariamente sono i poteri a creare un eroe. E non sempre avere i poteri significa elevarsi al di sopra degli altri.

martedì 7 gennaio 2025

Libri a caso: All'Insegna di Terranova


Abbiamo già visto come il Commissario Maigret, il personaggio ideato da Georges Simenon, nella sua instancabile ricerca di giustizia debba a volte allontanarsi da Parigi. E talvolta anche dalla Francia stessa, come accaduto in Un Delitto in Olanda.
Una nuova indagine extraparigina si ritrova in All'Insegna di Terranova (Au Rendez-Vous des Terre-Nuevas), pubblicato nel 1931.
Il Commissario Maigret decide di rinunciare alle consuete vacanze estive in Alsazia per recarsi a Fecamp, un'altra località marittima, dopo aver ricevuto una lettera da un suo ex compagno di scuola divenuto insegnante.
Costui lo informa che un suo studente di nome Pierre Le Clinche, un telegrafista, è stato accusato dell'omicidio di Octave Fallut, capitano della nave Ocean, poco dopo che l'imbarcazione aveva attraccato al porto dopo una pessima battuta di pesca.
Maigret si reca dunque sul posto e scopre una realtà molto più intricata di quanto si potesse immaginare, composta da marinai che non hanno desiderio di parlare con lui, amanti segrete e un'altra misteriosa morte che si prova a voler nascondere. E tutti questi elementi sono in qualche modo connessi tra loro.
Georges Simenon, che da consumato viaggiatore e abile narratore ha visitato tutti i luoghi che descrive con precisione nei suoi romanzi ed era anche un consumato navigatore, si è ormai abituato a calare Maigret in uno scenario che in principio è a lui ignoto (in termini di territorio, certe volte anche di linguaggio) e che deve imparare a conoscere e dominare per arrivare alla risoluzione del caso.
La scoperta di questo territorio, del rendere l'ignoto noto, procede infatti pari passo con l'avanzare dell'inchiesta e i suoi lati oscuri. Di pari passo, invece, va avanti la discesa di Maigret in uno stato di misantropia.
Il Commissario parte con una sincera volontà di aiutare il suo amico e lo studente sotto la sua tutela, ma deve fare i conti poi col nemico più letale di sempre: l'umanità. E più scopre la verità e i segreti che le persone hanno cercato di nascondere, più Maigret prova repulsione per loro. Come se lui fosse fuori posto, come quando noi ci troviamo seduti a un tavolo dove la gente litiga su vicende importanti solo per il gusto di gridare,
Il finale vede Maigret, ormai del tutto ripugnato dall'ambiente che ha trovato, fuggire in maniera precipitosa da quel luogo di disumana follia di cui lui non si sente parte e non vuole esserne parte neanche per un altro minuto. Solo una persona riesce a salvarlo dalla sua misantropia e a rimetterlo sulla retta via, la moglie, l'unica altra persona dotata di ragione e senso di umanità.
Questo è un rischio che può capitare a tutti quando si scruta nell'abisso, nell'oscurità degli esseri umani. Alla fine esso scruta in te e si può decidere se esserne parte o allontanarsene. E a volte la fuga è la scelta più onorevole. E grazie al cielo il Commissario Maigret è uno degli investigatori più umani, nel vero senso della parola, che la narrativa ci abbia donato.

lunedì 6 gennaio 2025

Italians do it better? 49: La Befana Vien di Notte (2018)


La figura cinematografica che ha più attirato incassi in questi ultimi quindici anni circa è quella del supereroe, che è stata traslata in svariate incarnazioni. Il supereroe, una figura centrale del fumetto americano, che ha dominato il mercato per decenni, spesso oscurando o mandando nell'oblio altri generi.
Il panorama italiano non può vantare la popolarità di nessuna figura di questo tipo e perciò, quando si tratta di inseguire quel tipo di cinema, ci si può ritrovare in difficoltà. Ecco dunque che ci si affida alle figure popolari e iconografiche in Italia quanto lo sono i supereroi negli Stati Uniti.
E quindi giunge La Befana Vien di Notte, diretto da Michele Soavi, scritto da Nicola Guaglianone e distribuito nei cinema nel dicembre 2018.
Paola Sostegni (Paola Cortellesi) per il mondo esterno è una insegnante come tante altre, che si occupa di alcuni vivaci studenti. Ma Paola in realtà è la Befana, che il 6 gennaio porta doni a tutti i bambini meritevoli.
Uno di questi ex bambini, però, il giocattolaio Mr. Johnny (Stefano Fresi), ritiene di essere stato truffato da lei alcuni anni fa e medita di vendicarsi rapendola, per poter poi arricchirsi con la distribuzione dei suoi giocattoli.
Ma un gruppo di bambini a cui Paola insegna si avvede della cosa e parte alla salvezza della Befana, pronti a vivere incredibili avventure.
Spesso nei fumetti e nei film c'è lo scontro tra il supereroe e il suo nemico giurato. Pensiamo a Batman e al Joker, oppure a Spider-Man e Goblin. Ebbene qui da noi, visto che solo il personaggio di Diabolik a quanto pare ha qualche film all'attivo e nessun vero supercriminale da affrontare, dobbiamo ripiegare sulla Befana e Mr. Johnny!
Questa pellicola può far capire cosa accade quando gli italiani cercano di reinterpretare il cinema americano (qualcosa che è sempre stato fatto, e tranquilli, a volte accade il contrario), aggiungendovi elementi nostrani nel tentativo di distanziarsi dal materiale di riferimento.
Oltre alla narrativa supereroistica rivista e corretta, tramite l'utilizzo come "spalle" della protagonista di un gruppo di bambini, con un pizzico di inclusività e una piccola storia d'amore, si strizza l'occhio anche a Stranger Things (o a Harry Potter, non che cambierebbe molto). Quindi ottimo terreno per argomenti come l'accettazione di sé e delle persone che la società ritiene diverse e il processo di crescita interiore.
Il tutto per inquadrare la pellicola come una sorta di fiaba moderna rivolta principalmente a un pubblico giovanile, ma che cerca di catturare l'attenzione anche del pubblico "maturo". Che è ciò che sono anche i film di supereroi, a ben vedere.
Tuttavia, pur intravedendo possibilità di sequel alla fine, in giro non c'è ancora un franchise sulla Befana.

domenica 5 gennaio 2025

Italians do it better? 48: Mixed By Erry (2023)


Gli anni '80, così spesso celebrati (a volte a ragione, a volte ha torto, quasi sempre utilizzando posizioni da tifo calcistico), ha visto un balzo importante da un punto di vista tecnologico.
Coi televisori ormai tutti a colori nelle case degli italiani e il proliferare delle reti private, l'arrivo dei primi personal computer pensati per le famiglie e anche nel campo della musica. Coi vinili, ancora ben presenti (per il momento), che condividevano lo spazio con le musicassette... in attesa dell'arrivo di un altro fondamentale supporto.
Uno spaccato, per molti versi inedito, di questo decennio ci viene presentato in Mixed By Erry, diretto da Sydney Sibilia, scritto da Sidney Sibilia, Armando Festa e Simona Frasca e distribuito nei cinema nel marzo 2023.
Enrico "Erry" Frattasio (Luigi D'Oriano) vive a Napoli, lavorando come commesso in un negozio di elettrodomestici e, nel tempo libero, si diletta a creare delle compilation su musicassetta che vende ad alcuni suoi amici.
Quando il titolare chiude il negozio per anzianità, Enrico continua a vendere le compilation utilizzando pochi strumenti. Ma quando la richiesta, e la sua popolarità, cresce, grazie all'aiuto del fratello Peppe (Giuseppe Arena) e di alcuni esponenti della malavita, mette su una vera e propria industria di musicassette pirata che in breve oltrepassa i confini di Napoli, grazie anche alle compilation del Festival di Sanremo che escono in tempo reale per qualche misterioso motivo.
Tuttavia, un tale "business" non può che attirare infine l'attenzione della Guardia di Finanza.
Ci sono storie sconosciute che meritano di essere portate all'attenzione del grande pubblico, anche per dare uno sguardo - disincantato o meno - su un mondo che non esiste più e capire da dov'è che proveniamo.
La storia di Erry Frattasio è quella che spesso sentivamo da ragazzi, anche se magari non direttamente connessa a lui. Ma chi ha una certa età, a meno che non si sia barricato in casa, non si è mai imbattuto in un commerciante di musica pirata, col telo steso a terra?
Questa storia diviene dunque un emblema di un mondo che, anche se non in maniera immediata, andrà a scomparire. Un mondo dove la tecnologia diventerà sempre più preminente e spersonalizzante, a partire dall'arrivo del CD (vaticinato dal protagonista come l'inizio della rovina), e quell'aura di romanticismo che anche un'attività illegale - ma che porta sogni alle persone - come quella di Erry Frattasio diventerà qualcosa di non più ripetibile.
Il tutto viene inserito all'interno di una città, Napoli, della quale vengono tratteggiate luci e ombre e ricostruendo quel decennio in maniera quasi fiabesca. Dove ogni vicolo sembra trasportare nel passato e dove i rapporti umani erano profondamente diversi (non migliori, non peggiori, diversi) da quelli attuali.
La gente che oggi ha fino a trent'anni quel mondo non lo ha mai vissuto in prima persona e questo film è una buona occasione per conoscerlo. E non in quella chiave odiosamente retorica del tipo:"Come erano belli i tempi in cui...". Ma appunto per capire da dove proveniamo e che il mondo in cui viviamo oggi è anche figlio di quell'era "romantica" di cui Erry Frattasio è stato uno dei tanti protagonisti.

sabato 4 gennaio 2025

Italians do it better? 47: La Banda dei Babbi Natale (2010)


La tradizione dei film natalizi è imprescindibile sia nel cinema americano che in quello italiano, da molti decenni. Quello americano punta di più sui buoni sentimenti e il concetto di famiglia, nelle sue varie accezioni, mentre quello italiano - nella sua forma più popolare, sia ben chiaro, ci sono chiaramente delle eccezioni - su scenette comiche di medio livello, per appagare lo spettatore medio verso cui è indirizzata l'opera, con attori consolidati.
Ma, appunto, ci possono essere delle eccezioni e si può provare a fare un mix di entrambe le cose. Come accade in La Banda dei Babbi Natale, diretto da Paolo Genovese, scritto da Aldo Baglio, Giacomo Poretti, Giovanni Storti, Valerio Bariletti, Morgan Bertacca e Giordano Preda e distribuito nei cinema nel dicembre 2010.
Milano, Vigilia di Natale del 2010: Tre uomini di nome Aldo Baglio, Giacomo Poretti e Giovanni Storti, campioni di bocce, vengono colti in flagrante mentre in apparenza stanno cercando di rapinare un appartamento travestiti da Babbo Natale.
Portati alla centrale di polizia, i due vengono interrogati dal commissario Irene Bestetti (Angela Finocchiaro) e dall'appuntato Benemerita (Giovanni Esposito). Tra premesse varie, flashback e una strana storia di tradimenti e relazioni extraconiugali, si consuma così una delle vigilie più insolite di sempre.
Aldo, Giovanni e Giacomo tornano dunque a replicare la loro formula vincente, che li vede amici per la pelle alle prese con grandi problemi di cuore e piccole sventure. Ma stavolta, invece che una sola donna, ve ne saranno ben tre (anzi, quattro, a Giovanni Storti piace rischiare).
Il tutto in un'alternanza tra il presente in cui si ritrovano al commissariato e il passato - tramite un ampio utilizzo di flashback - in cui arriviamo a capire come i tre siano giunti a quella situazione. A dire il vero questa parte è molto ridotta all'osso, visto che lungo la via ci sono altre scenette comiche a intervallare il tutto (sei sceneggiatori a lavorare su questa storia, la dice lunga).
Sempre per ricreare la formula vincente, le tre personalità dei tre attori rispecchiano - in maniera decisamente esasperata, chiaramente - alcuni caratteri italiani. Come il professionista lecchino coi potenti e un po' arrogante con le persone al suo comando (Poretti), il disoccupato che vive di espedienti ma ha un gran cuore (Baglio) e il pignolo che in realtà è molto insicuro e crea solo danni (Storti).
Oltre, ovviamente, al fatto che le personalità dei protagonisti sono quelli degli attori, che dunque è come se interpretassero loro stessi.
Non mancano, infine, alcuni dichiarati richiami al cinema americano - in una sorta di mash-up abbastanza stiracchiato, ma di certo voluto - e a titoli quali Le Iene, Matrix e Il Grande Lebowski.
E, come in tutti i film di Natale che si rispettino, qualunque sia la loro nazionalità di provenienza, alla fine trionfano l'amore e i buoni sentimenti. Almeno per un giorno.

venerdì 3 gennaio 2025

Fabolous Stack of Comics: Tex - Verso l'Oregon


Tex Willer ha un rapporto complicato con le figure femminili, come in un certo senso lo aveva il suo creatore Gianluigi Bonelli (divorziato, ma la cui moglie era tra le figure principali della casa editrice da lui fondata, insieme al figlio Sergio).
Quindi, a parte la notevole eccezione della compagna Lilyth, quando c'era Bonelli le donne erano spesso ritratte in modo negativo o come figure in difficoltà, pronte a essere salvate dall'uomo di turno. I tempi, però, cambiano e nuovi sceneggiatori giungono a dare visioni diverse di questo complicato tipo di rapporto.
Una di queste si trova in Verso l'Oregon, pubblicato nel 2011 su Tex Speciale 25, scritto da Gianfranco Manfredi e disegnato da Carlos Gomez.
Kevin Fletcher, un ragazzo aitante e di bell'aspetto, diviene oggetto di una caccia all'uomo quando uccide un giovane Texas Ranger, solo perché costui ha fatto ai suoi occhi troppe domande sul suo conto.
Quando si scopre che Kevin Fletcher è responsabile dell'uccisione di almeno venti persone, sia uomini di legge che criminali, della sua cattura vengono incaricati Tex e Kit Carson.
Mentre sono sulle tracce del serial killer, i due pard si imbattono in una carovana di sei donne, le quali si stanno dirigendo a Oregon City per sposarsi, dopo aver trovato marito tramite corrispondenza. Poiché la strada che devono percorrere è lunga e impervia, Tex e Carson si offrono di scortarle fino alla loro destinazione.
Un percorso che si rivelerà pieno di insidie e drammi.
Nel cinema c'è il famoso trucco del MacGuffin, in cui l'eroe di turno deve cercare una certa cosa della cui natura, alla fin fine, non è così necessario sapere tutto. Qualcosa di simile viene utilizzato in questa occasione.
L'inseguimento di Kevin Fletcher, che pare essere la trama principale all'inizio, dopo alcune pagine lascia il posto a quelle storie tipiche dei film western dell'età d'oro di Hollywood, con quelle grandi carovane che si trasferivano in un altro stato per iniziare una nuova vita.
Solo che in questo caso c'è una tipologia di interazione diversa per i due protagonisti. Coi cattivi è facile trattare, la loro natura è di immediata comprensione e li si può prendere a pugni o pistolettate, ma come comportarsi di fronte alla testardaggine e determinazione di alcune donne, animate da un sincero obiettivo comune?
Tex Willer si ritrova dunque a dover imparare a conoscere un mondo a lui quasi ignoto, e il rapporto con la defunta moglie Lilyth poco può fare in tal senso. Quindi in principio perde una parte della propria invincibilità e carisma - cosa che contribuisce a renderlo più umano agli occhi del lettore - salvo poi, appena ha capito come gestire la situazione, ritrovare la consueta sicurezza e capacità di risolvere ogni problematica.
Con Carson ad agire da consueta spalla, anche se a volte i due mi sembrano come Stanlio & Olio coi loro battibecchi preconfezionati. Un modo intelligente di attualizzare la figura femminile secondo un'ottica moderna, ma ben inquadrandola nel passato del Ranger.
Le due trame convergono poi nella fase finale, trovando entrambe l'inevitabile ma al tempo stesso necessaria risoluzione. E quel mondo di frontiera immaginario protetto da Tex e Carson può tornare a dormire sonni tranquilli.

giovedì 2 gennaio 2025

Fabolous Stack of Comics: Capitan Marvel - Il Processo dell'Osservatore


Quando una serie, come accaduto con Capitan Marvel, trova infine una sua precisa identità narrativa, uno sceneggiatore può decidere di proseguire su quella strada oppure apportare qualche piccolo accorgimento (salvo addirittura stravolgere del tutto il tono della testata, ma per quanto si possa pensare il contrario questo non è un caso così usuale).
Con Thanos il Dio Pazzo, Jim Starlin ha assegnato a Mar-Vell il ruolo di Protettore dell'Universo e ridefinito il suo rapporto con Rick Jones. Tale nuovo status quo viene portato avanti dal successivo team creativo, ovvero Steve Englehart ai testi e Al Milgrom ai disegni, in una saga che si dipana nei numeri dal 35 al 46 della serie dedicata all'eroe, pubblicati tra il 1974 e il 1976.
Mar-Vell subisce gli attacchi di alcuni supercriminali - tra cui Nitro - al servizio della Legione Lunatica, un misterioso gruppo che per ragioni altrettanto misteriose lo ha preso di mira. La base di questo gruppo è insita nel loro stesso nome.
Ma quando Mar-Vell giunge presso la Zona Blu della Luna, a trovarlo vi è Uatu l'Osservatore che, incredibilmente, si è alleato con la Legione Lunatica, un gruppo di rinnegati kree. Qual è la ragione di questo comportamento?
Da qui ha inizio un'epopea spaziale che porterà Mar-Vell e Rick Jones sul pianeta degli Osservatori e a ritornare sul mondo natale Kree, dove avranno un confronto decisivo con la Suprema Intelligenza.
Come anticipavamo, Steve Englehart riparte dallo status quo ideato da Jim Starlin, ma lungo la via apporta alcuni cambiamenti, modificando così per l'ennesima volta le fondamenta della testata.
Mar-Vell rimane così il Protettore dell'Universo e adempie a questo compito andando davvero per la prima volta in giro per... l'Universo (forse qualcuno se ne è infine accorto). Ma il legame con Rick Jones cambia ancora.
Non più a livello molecolare, con scambio reciproco attraverso la Zona Negativa, bensì condividendo una negabanda a testa e le energie collegate, potendo dunque infine condividere lo stesso spazio. Un'occasione, ovviamente, che consente di dare vita a nuove interazioni tra i due protagonisti, sempre comunque ritratti come il saggio stratega e il giovane impetuoso ma volenteroso che - superando le reciproche differenze - giungono a un compromesso per il conseguimento di un bene superiore.
Due saghe, quella della Legione Lunatica e quella della battaglia decisiva contro la Suprema Intelligenza, strettamente legate e procedono dunque senza soluzione di continuità per dare vita a un'unica epopea spaziale che prepara la via a un prevedibile ma apprezzato finale, con un ritorno al pianeta Terra che incombe.
Steve Englehart recupera qui e là alcuni elementi di continuity come Le Storie dell'Osservatore, quando riepiloga il passato di Uatu e della razza degli Osservatori, e la Guerra Kree-Skrull, visto che sembra si metta un punto fermo alla trama incentrata sulla Suprema Intelligenza e i poteri latenti di Rick Jones (sappiamo, tuttavia, che non è stato proprio così, anche se essa è poi rimasta dormiente per decenni).
Per un deus ex machina che scompare, un altro potrebbe prenderne il posto.

mercoledì 1 gennaio 2025

Libri a caso: Veleno a Capodanno


Allora, avete festeggiato con i consueti bagordi la notte di Capodanno? Magari lanciando i soliti strali contro il Presidente della Repubblica mentre pronunciava il suo discorso senza che nemmeno lo ascoltavate? Disperandovi quando a tavola, anche all'ultimo, si è iniziato a parlare di politica, ma poi siete stati i primi a intervenire? Pubblicando il vostro selfie sorridente sui social, mentre dentro di voi la rabbia vi divorava? Tranquilli, c'è a chi è andata  peggio.
Questo succede in Veleno a Capodanno (The Poisoner's Mistake), scritto da Belton Cobb e pubblicato nel 1936.
I Bole sono una benestante famiglia inglese, tradizionale, col capofamiglia Rupert, la moglie Mary e la figlia Jennifer. Negli ultimi mesi la loro casa si è popolata di altre persone, tutte provenienti dal ramo familiare di Mary, a cui sono capitate avverse fortune che hanno fatto perdere loro quasi tutti gli averi e anche una casa sotto cui abitare.
Rupert Bole non vede di buon occhio che dentro casa girino quelli che lui considera dei parassiti, ma c'è poco che può fare al riguardo.
Tuttavia, durante la notte di Capodanno del 1936, avviene un fatto drammatico: Bobby Letchworth, un pretendente della figlia del cognato di Rupert Bole, muore a seguito di un cocktail che era stato in precedenza avvelenato.
Delle indagini viene incaricato il commissario di Scotland Yard Cheviot Burmann, il quale ben presto scopre che il ragazzo con ogni probabilità non era la vittima predestinata. Allora chi era la vera vittima dell'avvelenatore?
Il romanzo giallo inglese, nel decennio in cui l'opera è stata pubblicata, è ormai lanciato nell'olimpo grazie a una certa signora di nome Agatha Christie. Ma sarebbe riduttivo pensare solo a lei, visto che molti altri validi scrittori hanno condiviso la scena in quegli anni.
Belton Cobb è forse uno di quelli che sulla scena c'è stato tanto, ma non è stato notato (come uno di quegli attori che compare sullo sfondo, che all'inizio riconosci, ma poi te ne dimentichi fino a quando non lo rivedi in un altro film) e Cheviot Burmann è uno dei tanti detective di Scotland Yard che, almeno nella finzione, ha operatore con correttezza e rettitudine per decenni per portare giustizia.
Quindi, dopo aver presentato in maniera sommaria ma chiara i vari "attori" di questo dramma, avviene l'evento tragico che dà il via al tutto e fa intervenire sulla scena il deus ex machina, ovvero Cheviot Burmann.
Non che gente come Poirot o Maigret siano avari di parole, ma in questo caso abbiamo un detective meno vanitoso e che preferisce lasciar parlare gli altri. Praticamente, dopo i primi capitoli che introducono la storia, il resto è dominato al 95% dai dialoghi tra Burmann e i vari protagonisti della vicenda, che contribuiscono a fare luce sul caso.
Quindi un susseguirsi praticamente continuo di botta e risposta, senza nessuna particolare scena d'azione o drammatica a sottolineare la tensione degli eventi. O meglio, la tensione viene costruita proprio attraverso i dialoghi e capovolgimenti di fronte anche improvvisi lungo la via.
Anno nuovo, vita nuova, si suol dire. Ma il romanzo giallo inglese, nella sua costanza, rimane una continua fonte di sorprese.