La tradizione dei film natalizi è imprescindibile sia nel cinema americano che in quello italiano, da molti decenni. Quello americano punta di più sui buoni sentimenti e il concetto di famiglia, nelle sue varie accezioni, mentre quello italiano - nella sua forma più popolare, sia ben chiaro, ci sono chiaramente delle eccezioni - su scenette comiche di medio livello, per appagare lo spettatore medio verso cui è indirizzata l'opera, con attori consolidati.
Ma, appunto, ci possono essere delle eccezioni e si può provare a fare un mix di entrambe le cose. Come accade in La Banda dei Babbi Natale, diretto da Paolo Genovese, scritto da Aldo Baglio, Giacomo Poretti, Giovanni Storti, Valerio Bariletti, Morgan Bertacca e Giordano Preda e distribuito nei cinema nel dicembre 2010.
Milano, Vigilia di Natale del 2010: Tre uomini di nome Aldo Baglio, Giacomo Poretti e Giovanni Storti, campioni di bocce, vengono colti in flagrante mentre in apparenza stanno cercando di rapinare un appartamento travestiti da Babbo Natale.
Portati alla centrale di polizia, i due vengono interrogati dal commissario Irene Bestetti (Angela Finocchiaro) e dall'appuntato Benemerita (Giovanni Esposito). Tra premesse varie, flashback e una strana storia di tradimenti e relazioni extraconiugali, si consuma così una delle vigilie più insolite di sempre.
Aldo, Giovanni e Giacomo tornano dunque a replicare la loro formula vincente, che li vede amici per la pelle alle prese con grandi problemi di cuore e piccole sventure. Ma stavolta, invece che una sola donna, ve ne saranno ben tre (anzi, quattro, a Giovanni Storti piace rischiare).
Il tutto in un'alternanza tra il presente in cui si ritrovano al commissariato e il passato - tramite un ampio utilizzo di flashback - in cui arriviamo a capire come i tre siano giunti a quella situazione. A dire il vero questa parte è molto ridotta all'osso, visto che lungo la via ci sono altre scenette comiche a intervallare il tutto (sei sceneggiatori a lavorare su questa storia, la dice lunga).
Sempre per ricreare la formula vincente, le tre personalità dei tre attori rispecchiano - in maniera decisamente esasperata, chiaramente - alcuni caratteri italiani. Come il professionista lecchino coi potenti e un po' arrogante con le persone al suo comando (Poretti), il disoccupato che vive di espedienti ma ha un gran cuore (Baglio) e il pignolo che in realtà è molto insicuro e crea solo danni (Storti).
Oltre, ovviamente, al fatto che le personalità dei protagonisti sono quelli degli attori, che dunque è come se interpretassero loro stessi.
Non mancano, infine, alcuni dichiarati richiami al cinema americano - in una sorta di mash-up abbastanza stiracchiato, ma di certo voluto - e a titoli quali Le Iene, Matrix e Il Grande Lebowski.
E, come in tutti i film di Natale che si rispettino, qualunque sia la loro nazionalità di provenienza, alla fine trionfano l'amore e i buoni sentimenti. Almeno per un giorno.
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