venerdì 30 agosto 2019

A scuola di cinema: Scarface (1983)

Ci sono vari tipi di remake cinematografici. Ci sono remake che "ricalcano" in maniera pedissequa il film originale, aggiungendo poco o nulla. Ci sono poi remake che stravolgono del tutto il film originale, di cui non resta quasi più traccia. E ci sono infine quei remake unici nel loro genere. Il film di cui parliamo ora appartiene a quest'ultima categoria.


Nel 1932 esce il film Scarface, prodotto da Howard Hughes, diretto da Howard Hawks e con protagonista Paul Muni nei panni di Tony Camonte, un'allegoria di Al Capone.
Decenni dopo, Al Pacino, dopo aver ammirato la pellicola in un cinema di Los Angeles, vi vede del potenziale per un remake ed esterna questa sua idea al produttore, nonché suo agente, Martin Bregman, il quale ne rimane intrigato.
L'idea originale è quella di ambientare il film nello stesso periodo della pellicola originaria, ovvero la Chicago degli anni '20 del ventesimo secolo. Bregman contatta per la stesura della sceneggiatura Oliver Stone, ma costui è reduce dal fallimento del film La Mano, che lo ha lasciato molto provato e, come se non bastasse, ha peggiorato la sua dipendenza dalla cocaina. Inoltre, non è interessato a scrivere di un film di gangster, basato su una pellicola che peraltro non ha suscitato la sua attenzione. Quindi rifiuta la proposta.
Poco dopo, però, Sidney Lumet - il regista che è stato contattato per questo progetto - propone un'idea alternativa. Tra aprile e ottobre del 1980 vi è stato il cosiddetto Esodo di Mariel, che ha visto circa 125.000 cubani approdare sulle coste statunitensi, per la precisione in Florida.
Il regista suggerisce dunque di spostare il film in un'epoca contemporanea, rendendo il protagonista uno di questi rifugiati. Bregman decide di seguire questo consiglio e ricontatta Oliver Stone, proponendo l'idea di Lumet e catturando stavolta la sua attenzione.
Stone si reca dunque a Miami, dove legge tutti gli atti pubblici relativi all'Esodo di Mariel, dopodiché, pur tra mille difficoltà, intervista sia rappresentanti della legge che immigrati cubani per ottenere il maggior numero possibile di informazioni sull'ambiente dell'epoca.
Consapevole che la sua dipendenza da cocaina non possa aiutare il processo creativo, Stone si trasferisce in via temporanea a Parigi, dove scrive la sceneggiatura, riuscendo nel contempo anche a liberarsi da questa dipendenza. Stone dà al protagonista il cognome Montana, in onore al suo giocatore di football preferito, Joe Montana.
Quando la sceneggiatura arriva nelle mani di Bregman e Lumet, il primo l'adora, il secondo invece no. Lumet vorrebbe una pellicola molto più politicizzata ed entra dunque in contrasto con Bregman. Non trovando i due un accordo, il regista decide di abbandonare l'incarico.
In sua sostituzione, Bregman contatta Brian De Palma, a cui è stata offerta anche la direzione di Flashdance, che è già entrato in fase di pre-produzione. I produttori di questo film tuttavia non intendono sviluppare un altro progetto personale di De Palma intitolato Acts of Vengeance e, irritato dal loro atteggiamento, il regista chiede un compenso notevole per dirigere la pellicola, pur di liberarsi da questo impegno e poter dunque accettare l'offerta di Bregman. Così da portare sullo schermo la sceneggiatura di Oliver Stone, da cui è stato conquistato.
Anche se il ruolo di Tony Montana è stato pensato per Al Pacino, costui si cala fino in fondo nel personaggio: prende lezioni di combattimento e utilizza sia un coach vocale che l'assistenza del suo collega attore Steven Bauer per sviluppare un credibile accento spagnolo. Chiede anche al direttore della fotografia John A. Alonzo, che parla spagnolo, di rivolgersi a lui solo con questa lingua.
Per il ruolo della protagonista femminile, Elvira Hancock, vengono selezionate varie attrici, a partire da Glenn Close, che pare essere la prima scelta. Fino a quando Bregman propone Michelle Pfeiffer
Sia Pacino che De Palma sono contrari a questa scelta: è un'attrice sconosciuta e l'unico film di rilievo da lei interpretato è stato il fallimentare Grease 2. Bregman però alla fine impone questa sua scelta, che va sia a vantaggio della pellicola che della carriera dell'emergente attrice, la quale viene lanciata nel firmamento delle stelle.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 22 novembre 1982, dipanandosi tra Los Angeles, la California e Miami, per concludersi il 6 maggio 1983. Durante questo periodo, la produzione viene interrotta per circa due settimane, poiché Al Pacino, toccando inavvertitamente la canna di una pistola che aveva appena sparato, si procura un'ustione a una mano.
Conclusa questa fase, la pellicola viene inviata alla Motion Picture Association of America, la quale, con la motivazione che vi sia un eccessivo uso di violenza e linguaggio scurrile, la classifica come vietata ai minori, cosa che a quell'epoca accadeva solo alle pellicole pornografiche. De Palma effettua, in tre diverse occasioni, tre tagli al film, ma la decisione non cambia.
Così lui e Bregman si recano di persona presso la sede della Motion Picture Association of America, chiedendo di ribaltare la sentenza e portando a sostegno di questa tesi anche le testimonianze di alcuni agenti di polizia, i quali si pronunciano a favore della veridicità della pellicola e del suo messaggio contro la droga. La cosa va a buon fine e dunque si decide che il film possa essere visto anche dai minori, se accompagnati da un adulto.
A quel punto, tuttavia, De Palma pensa che i tagli che ha apportato non siano stati poi così invasivi e nessuno si accorgerebbe se venisse distribuita la versione originaria, quella cassata senza appello. Ed è quella che dunque passa alla produzione. La Universal Pictures non si accorge della cosa e nei cinema arriva perciò la versione che De Palma aveva concepito fin dal principio, in un'insolita manovra che ha permesso di evitare ogni censura.
Scarface viene distribuito nei cinema americani a partire dal 9 dicembre 1983. A fronte di un budget di 37 milioni di dollari, il film arriva infine a incassare a livello internazionale 66 milioni di dollari. Un risultato che premia la volontà e determinazione soprattutto del produttore Martin Bregman, colui che più si è impegnato per la buona riuscita di questo progetto.
Un progetto che darà benefici a tutti i soggetti coinvolti... ma questa è un'altra storia.

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