martedì 27 giugno 2023

Netflix Original 138: Apostolo


Oltre alle case isolate, un altro luogo in cui si sconsiglia vivamente di recarsi sono le piccole isole con pochi abitanti, poiché lì ci si trova sempre qualche strano culto.
È dai tempi di The Wicker Man che questo accade ed è una "tradizione" che si perpetua da anni, ma a quanto pare il consiglio continua a non essere ascoltato. E così ecco una nuova "isola misteriosa" in Apostolo (Apostle), scritto e diretto da Gareth Evans e distribuito su Netflix a partire dal 12 ottobre 2012.
L'anno è il 1905. Thomas Richardson (Dan Stevens), un ex missionario, si reca sotto falso nome presso un'isola dove si trova sua sorella, la quale è stata rapita da una misteriosa setta che ha chiesto un ingente riscatto al padre.
Thomas Richardson si finge dunque un nuovo accolito, incontrando così il leader della setta, Malcolm Howe (Michael Sheen) ed entrando in contatto con un mondo a lui ignoto, fatto di sacrifici, rituali e uccisioni di cui potrebbe presto divenire vittima.
Ho come l'impressione che il regista e sceneggiatore abbia voluto qui ritrarre, a modo suo, quello che è il rapporto dell'essere umano con la religione, o per meglio dire gli eccessi che da esso derivano.
Da un lato infatti abbiamo il protagonista, che prima era un fervente credente, tanto da voler andare a diffondere la parola di Dio in altri paesi. Ma dopo un tragico evento, l'uomo ha perso ogni traccia di fede ed è divenuto più cinico nei confronti dell'umanità e della realtà che lo circonda.
Dall'altro alto invece troviamo l'esasperazione di un credo. Una setta e il suo leader così convinti di agire in nome di un bene superiore e comune da privare altri della vita o della libertà. Il tutto anche con qualche scena grafica abbastanza forte.
Quello che è lo scontro fisico diventa dunque anche un conflitto ideologico tra due estremismi che sono destinati entrambi a fallire, poiché - avete presente quel discorso del colpo al cerchio e un altro alla botte? - la via migliore è quella che cerca di trovare un equilibrio. Quindi né un film contro la religione, né un film a favore della religione.
I due uomini ai lati opposti della barricata inevitabilmente alla fine rimarranno soli nella loro presunta cerca di giustizia, proprio perché tale cerca era viziata fin dal principio. Ma forse, in questa solitudine, avranno modo di ritrovare sé stessi e ripartire da capo. Senza estremismi o fede cieca in esseri divini pronti a pugnalarti alle spalle.

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