Succede, succede più volte di quanto si possa immaginare. Si inizia un percorso narrativo, che appare anche affascinante e magico, ma esso viene interrotto sul nascere o lungo la via, per quelle che sono le più svariate ragioni, di cui le basse vendite sono quelle più preponderanti. Ma anche per motivi più drastici, sfortunatamente.
Nel 2010, Jean Giraud alias Moebius, realizza un nuovo capitolo delle avventure di Arzach, il personaggio da lui stesso creato nel 1975. Un personaggio a cui l'autore ama cambiare spesso nome: ecco dunque Arzak L'Ispettore (Arzak L'Arpenteur), che nelle intenzioni di Moebius deve essere la prima parte di una trilogia.
Mentre nella galassia il popolo Werg cerca di prendere in ostaggio il principe ereditario della Terra e sua madre, sulla terra ferma Arzak rimane ferito in seguito a uno scontro e si rifugia nella città di Redmond, dove la battaglia tra i Werg e terrestri avrà il suo apice.
Ma le autorità e gli abitanti del posto appaiono restie ad Arzak, che non è in grado di impedire l'avanzata dei Werg.
Un po' particolare commentare una storia che risulta incompleta. Sì, perché qui non abbiamo un racconto che - pur inserito in una cornice più ampia - alla fine risulta autoconclusivo. No, qui abbiamo proprio la prima parte di una trilogia che si conclude con molti punti in sospeso e un cliffhanger. Punti in sospeso che non troveranno mai una risoluzione, poiché giustamente nessuno oserebbe andare a toccare opere ritenute sacre in Francia, dove esiste una differente concezione del fumetto.
Quindi dobbiamo mettere da parte quest'albo dal punto di vista narrativo, farlo sarebbe privo di senso poiché ogni discorso che faremmo sarebbe incompleto come la storia stessa. E vedere il tutto come una sorta di testamento artistico. Il testamento artistico di Jean Giraud, alias Moebius.
Che qui ha modo di sbizzarrirsi grazie a numerosi scenari. Vi è la galassia, vi sono paesaggi desertici dominati dalle montagne, vi sono caotici agglomerati urbani che ricordano quelle immense periferie che si trovano alla periferia di Parigi abitate principalmente dai reietti della società. E come sempre la cura nei dettagli è unica e straordinaria, particolare ancora più rilevante se si pensa che il tutto è stato realizzato da un artista ultrasettantenne negli ultimi anni di carriera e di vita.
La storia sarà incompleta, ma l'arte grafica è invece quanto di più completo si possa ritrovare. Anche se questa non è in realtà l'ultima opera completata da Moebius, possiamo comunque vederla come un magnifico punto di arrivo.
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