mercoledì 26 gennaio 2022

Netflix Original 26: Imperial Dreams


Prima di Finn e della saga di Star Wars, John Boyega era un attore inglese di belle speranze che aveva collezionato qualche apparizione in film di basso profilo o indipendenti.
Un suo primo ruolo rilevante è in Attack the Block, una pellicola di fantascienza del 2011 a basso budget molto ben riuscita (anticipatrice del genere che lo avrebbe poi fatto conoscere al grande pubblico), dopodiché è apparso in alcune produzioni indipendenti.
Una di queste è Imperial Dreams, diretto da Malik Vitthal, scritto dallo stesso Vitthal e da Ismet Prcic e distribuito su Netflix a partire dal 3 febbraio 2017. Sebbene disponibile due anni dopo l'uscita de Il Risveglio della Forza, Imperial Dreams è stato girato precedentemente, nel 2013, venendo poi proiettato l'anno successivo anche al Sundance Film Festival, prima che Netflix ne acquisisse i diritti.
Boyega interpreta Bambi, un ex detenuto appena uscito dal carcere sotto libertà vigilata che ritorna nel quartiere Watts di Los Angeles, dove è nato e vissuto, e dove ritrova suo figlio Daytone e suo fratello Wayne (Olurotimi Akinosho).
In carcere Bambi si è appassionato alla scrittura e ha anche visto pubblicato un suo racconto autobiografico. Intende dunque sviluppare questa sua passione e cercare di garantire un futuro migliore per sé stesso e suo figlio.
La realtà, tuttavia, si rivelerà molto ardua per lui, assediato da poliziotti oppressivi, assistenti sociali, esponenti della sua famiglia di stampo criminale e le difficoltà che si affrontano per potersi reinserire nella società civile.
Il tema principale di questa pellicola è noto allo spettatore: il tentativo di riscatto di un uomo dal passato complicato per il bene dei propri cari. In altre pellicole, tale riscatto giunge attraverso lo sport, come la boxe, qui invece si utilizza uno strumento diverso: la scrittura. L'arte ha liberato la parte migliore del personaggio e per l'arte e la bellezza ora lui vive.
Come in altri film quali Bronx o Toro Scatenato, è anche l'ambiente in cui vive il protagonista, il quartiere, che influenza il suo modo di agire. In questo caso Bambi cerca di ribellarsi a tale ambiente, di fuggire da esso, ma ogni volta che ci prova è costretto a ritornarci per motivi vari, quasi come se esso fosse una sorta di girone infernale - o purgatorio - per i suoi peccati passati.
La cosa interessante è che noi vediamo solo il Bambi che vuole cambiare. Mai, nemmeno per un secondo, farà qualcosa di illegale pur avendone le possibilità. Il suo passato esiste e influenza il suo presente, ma per lo spettatore è qualcosa di intangibile e dunque può provare empatia (chi non ha commesso un errore e ha cercato di rimediare in buona fede, per trovarsi poi di fronte a ostacoli imprevisti?).
Siamo dunque distanti anni luce dalle galassie di Star Wars, anche in termini di tematiche, a dimostrazione della versatilità dell'attore.
La pellicola rappresenta anche una sorta di critica sociale verso certe istituzioni e organizzazioni statali che dovrebbero aiutare la gente in difficoltà, ma in realtà, a causa della burocrazia e di regole che appaiono senza senso, vanno contro questo obiettivo.
Risulta chiaro che, con simili presupposti, non possa esserci un vero lieto fine. Ma al contempo non vi è un sottotesto del tutto pessimista. Nella sua personale odissea, Bambi perderà qualcosa a lui caro, ma non ricadrà nelle vecchie abitudini e non smetterà mai di lottare per cercare di allontanarsi da quell'ambiente pernicioso.

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