giovedì 6 gennaio 2022

Fabolous Stack of Comics: Alfiere e gli Xavier Security Enforcers


Di recente abbiamo visto molte storie mutanti - a partire da Le Avventure di Ciclope e Fenice - ambientate in un ipotetico futuro dispotico dove a governare è Apocalisse, ma il suo regno viene infine rovesciato da Nathan Summers/Cable.
Tuttavia, quando si parla di X-Men, vi sono anche altri futuri alternativi da tenere in considerazione. Come ad esempio quello da cui è giunto Alfiere, personaggio introdotto in Uncanny X-Men 282. Proveniente da un futuro distante circa un secolo (o magari adesso mezzo secolo, vallo a capire, visto che era dichiaratamente il ventunesimo in origine), Alfiere è vissuto in un mondo che ha sperimentato una dittatura delle Sentinelle, la quale è stata annientata a seguito di un'alleanza tra umani e mutanti.
Per mantenere la pace in un mondo ancora preda di numerose tensioni, è stata poi istituita la forza di polizia nota come X.S.E. (Xavier Security Enforcers), in cui si sono arruolati sia Alfiere che sua sorella Shard, nonché i loro amici Malcolm e Randall.
Personaggi che compaiono nella miniserie di tre numeri, pubblicata nel 1998, Alfiere e gli Xavier Security Enforcers (Bishop: Xavier's Security Enforcers), scritta da John Ostrander e disegnata da Steve Epting.
Qualche anno prima che Alfiere giunga nel presente, lui, Shard, Malcom e Randall devono fermare il gruppo terrorista mutante dei Fanatix, quando all'improvviso Randall uccide un uomo a sangue freddo.
Dietro questo omicidio vi è in realtà Annabella Knox, la Torre, una mutante in possesso di poteri sconosciuti e che nasconde un segreto in grado di distruggere non solo gli Xavier Security Enforcers, ma anche la stessa, fragile pace che sussiste tra umani e mutanti.
Questa miniserie è una sorta di detective story ambientata nel prossimo futuro, senza particolari picchi narrativi, in quanto non ricercati dall'autore, che conduce una trama lineare (principio, crisi, risoluzione) dall'inizio alla fine. La cosa non deve essere vista necessariamente come un difetto.
Ostrander non interviene più di tanto sulle motivazioni o le caratterizzazioni di Alfiere e dei suoi alleati, in quanto già delineate in passato e su cui non si può aggiungere più di tanto (l'Alfiere di quegli anni è il classico eroe anni '90 coi pistoloni, quando han provato a cambiarlo ha causato stragi solo per uccidere una neonata).
Alfiere è l'uomo tutto di un pezzo, il cui mondo non è ancora crollato, dopotutto. Solo quando viaggia nel passato e perde sia sua sorella che i suoi amici diviene un eroe tormentato. Ma non qui. Qui nel futuro in cui vive è un agente di polizia dedito alla sua missione, che persegue spinto da un forte ideale di giustizia che lo porta anche a scontrarsi con i suoi superiori.
Sembra quasi che non abbia una vita al di fuori del proprio lavoro. Ed è così. L'unica personalità dominante è quella del poliziotto, che segue gli indizi per risolvere un caso. Come in questa miniserie e come quando, poco tempo dopo, si reca nel passato per scoprire chi possa aver tradito gli X-Men, i suoi idoli d'infanzia.
Ma non bisognerebbe mai conoscere davvero i propri idoli. E il resto è storia.

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