venerdì 28 febbraio 2025

Fabolous Stack of Comics: Capitan Marvel - Marvel Spotlight


La serie regolare di Capitan Marvel è giunta al suo epilogo, ma ci sono ancora alcune storie da raccontare dell'eroe. Era pratica comune, molti anni fa, programmare le serie con largo anticipo, quindi realizzando e disegnando gli albi ben prima della loro uscita ufficiale, oppure avendo da parte alcune storie d'archivio in casi di emergenza.
Con la conseguenza a volte che sceneggiatore e disegnatore venivano regolarmente pagati, ma la loro storia non veniva pubblicata. Tuttavia molto spesso le serie antologiche andavano a compensare questa mancanza.
Non fa eccezione, dunque, Capitan Marvel, che ricompare sulla seconda incarnazione di Marvel Spotlight nei numeri dall'uno al quattro e nell'ottavo numero, pubblicati dal 1979 al 1981, scritti da Doug Moench, Archie Goodwin e Mike W. Barr e disegnati da Pat Broderick, Steve Ditko e Frank Miller.
La conquista della Terra da parte del computer vivente ISAAC, il piano segreto di Thanos, è stata sventata da Mar-Vell e dai suoi alleati Drax e Rick Jones, ma ISAAC tiene ancora in ostaggio Mentore e gli altri abitanti di Titano.
Capitan Marvel ritorna dunque sul satellite di Saturno per liberarli da questa prigionia e qui lo attende anche Elysius, che potrebbe sostituire la scomparsa Una nel suo cuore.
Infine l'eroe dovrà risolvere l'enigma di una dimensione parallela capace di prelevare le ombre e le anime altrui, compresa quella di Mar-Vell.
Essendo queste storie d'archivio e racconti riempitivo non c'è molto da dire. Tuttavia la loro pubblicazione ha avuto quantomeno il merito di portare una risoluzione alla trama del piano segreto di Thanos e di ISAAC, bruscamente interrottasi con la conclusione della serie regolare.
La cosa consente anche lo sviluppo della nuova relazione tra Mar-Vell ed Elysius, quest'ultima destinata - seppur in maniera insolita - ad avere un ruolo molto importante in un allora lontano futuro.
Chiudono il tutto due storie autoconclusive con uno Steve Ditko che con poche linee crea il suo stile inconfondibile omaggiando sé stesso e il suo ciclo del Dr. Strange (anche se, per quel poco che lo si conosce, forse non avrebbe gradito che si dicesse questo) e un Frank Miller agli esordi e lontano dalle atmosfere urbane e cupe che poi lo hanno reso famoso.
Quindi, queste sono state le avventure di Mar-Vell. Da spia degli esordi, a eroe sotto copertura sulla Terra, fino a diventare il Protettore dell'Universo.
Rimane l'ultima storia, quella che ha segnato un'intera epoca.

mercoledì 26 febbraio 2025

Fabolous Stack of Comics: Max Fridman - Rapsodia Ungherese


Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, iniziata con l'attacco e la conquista dell'esercito nazista ai danni della Polonia nel settembre 1939, non è stato ovviamente improvviso, ma preceduto da quella che era una forte instabilità socio/politica presente nei paesi d'Europa che era seguita al termine della Grande Guerra.
Instabilità che non si era mai davvero placata e che, con l'ascesa di Adolf Hitler al potere in Germania, ha fatto ben capire quali ne erano state le conseguenze.
Si può dunque intuire come l'Europa dell'anno precedente fosse una vera e propria polveriera, pronta ad esplodere allo scoccare della minima scintilla. L'autore italiano Vittorio Giardino ha rievocato quei tempi tumultuosi tramite il personaggio di Max Fridman, che compare per la prima volta nella storia Rapsodia Ungherese, pubblicata nel 1982 sulla rivista Orient Express.
A Budapest i componenti di una cellula di spie francese nota come Rapsodia vengono eliminati uno ad uno. Solo una donna di nome Etel riesce miracolosamente a salvarsi e a rifugiarsi presso una sede distaccata del consolato francese.
Per indagare sul fatto viene richiamato in servizio dai servizi segreti francesi Max Fridman, una spia in apparenza dimessa, ma molto abile nel suo mestiere. Seppur di malavoglia, in quanto intende lasciarsi alle spalle questa vita fatta di doppi giochi e tradimenti, Max Fridman si reca a Budapest, dove scopre un complotto che coinvolge più nazioni e lo porterà a una resa dei conti finale in Grecia.
Sempre se l'amore e le ragioni di stato non si frapporranno.
Ci sono eroi perdenti. Eroi guidati da un sincero desiderio di fare del bene, di portare giustizia in un mondo che sanno essere profondamente ingiusto. Ma al tempo stesso questi eroi sono consapevoli che stanno conducendo una battaglia impari, contro dei nemici che non possono davvero sconfiggere per sempre, al limite possono ottenere solo una temporanea vittoria.
Max Fridman ci viene ritratto in tutta quella che è la sua profonda umanità. Uomo profondamente solo, seppur legato dall'affetto verso le proprie figlie, che cerca di non mostrare alcun tipo di empatia verso gli estranei e più in generale cerca di apparire come una persona, alla pari del Tenente Colombo, alla quale nessuno lancerebbe un secondo sguardo. La spia più anonima che ci sia... o almeno ci prova.
Ma sotto quell'impermeabile sgualcito, sotto quella barba rossiccia e quell'aria abbattuta vi è un uomo che possiede un forte spirito di abnegazione e una profonda moralità, anche se ogni sua vittoria (nella missione o nell'amore) è destinata a concludersi con un nulla di fatto.
Soprattutto, Max Fridman, anche se ovviamente non può saperlo, è un uomo che sarà presto sconfitto dalla storia, da eventi più grandi di lui che non può in alcun modo impedire. Poiché si sta prolungando un'ombra oscura sull'Europa, un'ombra che avvolge anche coloro che prima erano dall'altra parte della barricata. E in questo mondo fatto di doppi e tripli giochi, di chi ci si può davvero fidare?
Questa è però anche una storia di spie e l'autore non manca di contornarla di scene d'azione, inseguimenti e combattimenti che non sfigurerebbero in un film hollywoodiano. Poiché quando l'artista è completo, come in questo caso, è in grado di padroneggiare più generi con eguale abilità.

martedì 25 febbraio 2025

Libri a caso: I Medici - Un Uomo al Potere


La storia al servizio della narrativa. La narrativa al servizio della storia. E la Storia (con la S maiuscola) italiana di possibilità come questa ne offre molte.
Abbiamo già dato un primo sguardo all'Italia e alla Firenze del quindicesimo secolo attraverso gli occhi dei patriarchi di una delle più importanti famiglie che siano mai esistite, i Medici, grazie a Una Dinastia al Potere.
Ma quella dinastia è ben lungi dall'aver concluso le vicende che la interessano ed ecco dunque il suo più nobile e celebre rappresentante comparire in I Medici: Un Uomo al Potere, scritto da Matteo Strukul e pubblicato da Newton Compton nel 2016.
1469. Lorenzo De' Medici, soprannominato il Magnifico, è un giovane che ama la musica e la poesia, è grande amico di un giovane e promettente pittore e inventore di nome Leonardo Da Vinci ed è innamorato dell'affascinante Lucrezia Donati.
Ma Lorenzo De' Medici è anche appartenente alla più nobile casata fiorentina e così, con la morte del padre Piero, si ritrova ad appena vent'anni a dover amministrare Firenze insieme al fratello Giuliano, prendendo scomode decisioni che lo allontanano da Leonardo e sposando per via di un matrimonio di interesse politico Clarice Orsini, cosa che sembra infrangere la sua relazione con Lucrezia.
Ma gli uomini di potere portano con la loro ascesa anche dei nemici che aspirano a prenderne il posto. E Lorenzo De' Medici non fa eccezione. C'è soprattutto una famiglia, i Pazzi, che mira a destituirlo e a manovrare da dietro le quinte queste loro gesta vi è una vecchia nemica della famiglia Medici.
Si prosegue anche questa volta nel prendere la storia reale per come si è davvero svolta (in molti farebbero fatica a credere che nei dieci anni in cui si dipanano gli eventi del libro siano accadute tutti quei fatti sanguinari, eppure è andata proprio così) e la si utilizza e la si riplasma sotto forma di romanzo.
I personaggi storici, dunque, diventano gli eroi, gli antieroi e i cattivi della situazione, venendo messi sotto una luce che cerca di carpirne le motivazioni e il loro agire, e attorno a loro gravitano pochi personaggi di fantasia, utili a smuovere un po' le acque quando è necessario. Una versione alternativa della storia che studiamo sui libri, perciò, resa più fruibile per le masse.
Se nel primo libro spiccava il personaggio di Cosimo De' Medici, ma anche il fratello Lorenzo faceva la propria parte, in questo caso vi è un solo protagonista assoluto: Lorenzo il Magnifico. Personalità storica che i più avranno conosciuto per la sua strofa:"Quanto è bella giovinezza", molto adatta agli eventi che qui avvengono, e che qui ci viene reso in tutta la sua umanità e drammaticità.
Viene quindi sottolineato il cambio che avviene in Lorenzo De' Medici quando ascende al potere. Da persona che si tiene lontana dalle responsabilità a personalità su cui ricade la più alta delle responsabilità e che per questo si ritrova spesso costretto a prendere difficili decisioni.
La dicotomia tra uomo e politico viene sottolineata tramite i suoi legami personali con Leonardo Da Vinci e Lucrezia Donati. L'uomo Lorenzo è grande amico e fedele amante in principio, ma il cambio di personalità che investe il politico Lorenzo e i compromessi che sceglie di adottare causano il suo drammatico allontanamento da entrambe le figure.
Ed ecco dunque ciò che i libri di storia non possono riportare: i tormenti interiori, i dubbi, i rimorsi che rodono la coscienza di Lorenzo De' Medici, il quale prima o poi - complice anche la congiura che si sta creando ai suoi danni - sarà costretto a trovare un equilibrio tra questi suoi due aspetti, se ciò è davvero possibile.
Il Magnifico non potrà più essere l'uomo di prima e di sicuro è asceso al potere troppo presto, ma alla fine rimane un personaggio umano, che capisce l'importanza dei valori dell'amicizia e del rispetto. Sarà possibile farli trionfare in un'epoca in cui tali valori vanno a perdere progressivamente di valore?

lunedì 24 febbraio 2025

Fabolous Stack of Comics: Inumani - La Guerra delle Tre Galassie


Il popolo mutato da alieni giunti dallo spazio profondo, ecco chi sono gli Inumani. Sfruttando delle teorie pseudo-scientifiche anticonvenzionali già note ai loro tempi, Stan Lee e Jack Kirby (quest'ultimo così innamorato di quest'idea da riproporla successivamente in altra versione) hanno creato durante il loro lungo ciclo su Fantastic Four questa razza che si nasconde dagli umani sulle cime innevate dell'Himalaya e che è stata creata nel lontano passato dagli alieni Kree.
Kirby, come accennato, innamorato del concetto, ha poi lui stesso sceneggiato e disegnato delle avventure degli Inumani su Amazing Adventures. Conclusa quest'esperienza sulla serie antologica, gli Inumani ricompaiono infine nella prima serie regolare di dodici numeri a loro dedicata, pubblicata tra il 1975 e il 1977, scritta da Doug Moench e disegnata da George Perez, Gil Kane e Keith Pollard.
Il momento temuto per intere esistenze dagli Inumani è infine giunto. I loro creatori, gli alieni Kree, dopo secoli hanno deciso di rimettere mano alle loro creazioni e sfruttarli per i loro fini.
Il pretesto è una Guerra delle tre Galassie che coinvolge anche la Terra e per cui gli Inumani, come soldati speciali e carne da cannone, si rivelerebbero fondamentali.
I Kree, in maniera diretta o tramite loro agenti come Blastaar e Maximus, tentano così di soggiogare il popolo degli Inumani per catturarli e portarli su delle arche spaziali in grado di trasferirli sul pianeta madre Kree.
Ma contro di loro si oppongono Freccia Nera e la famiglia reale, i quali intraprenderanno un viaggio che da Attilan li porterà nelle distese dello spazio per concludersi infine sulle strade di New York.
Con ogni probabilità Zecharia Sitchin avrebbe gradito queste storie, e non è escluso che le abbia lette, poiché fanno proprio riferimento alle sue teorie, masticate sotto forma di fumetto, del popolo alieno (gli Antichi Astronauti) che ha plasmato l'umanità e che un giorno potrebbe tornare per raccogliere quanto ha seminato.
In questa serie questo ritorno avviene davvero e, sfruttando le premesse di Stan Lee e Jack Kirby, Doug Moench concepisce quella che appare come un'unica, grande saga - seppur suddivisa in mini-cicli - che va a esplorare angoli conosciuti e meno conosciuti del Marvel Universe, tra cui i pianeti minori appartenenti all'Impero Kree (in mancanza di Nibiru), per esplorare dunque più generi narrativi.
La space opera, la storia di ambientazione urbana, la città nascosta: tutte tematiche care alla narrativa di genere e che qui vengono inglobate per formare un tutt'uno.
Eppure, nonostante buone premesse e un'ottima parte grafica con tre artisti di livello, a quanto sembra la serie non ha avuto molto successo. Tanto che la trama principale, quella inerente la Guerra delle Tre Galassie, e un paio di altre sottotrame, rimangono irrisolte e almeno la prima viene risolta altrove, sulle pagine di Captain Marvel.
Salvo rari casi, gli Inumani non hanno mai avuto molta fortuna quando è toccato loro di essere i protagonisti e, quando George Perez viene portato via per andare a disegnare gli Avengers per la prima volta (come andare contro questa scelta?), il balzo diviene poi troppo ampio.
Ma le avventure spaziali, terrene e ultraterrene non terminano certo qui e altre ancora daranno un senso alle nostre giornate.

domenica 23 febbraio 2025

A scuola di cinema: Il Ritorno dei Morti Viventi (1985)

Dopo il grande successo de La Notte dei Morti Viventi (Night of the Living Dead), che pur procura pochissime soddisfazioni monetarie ai due ideatori, George Romero e John Russo decidono di intraprendere strade creative separate, lasciando a ognuno la possibilità di dedicarsi ai progetti che preferiscono.
George Romero dirige altre pellicole negli anni successivi, ma è anche libero di proseguire per la via che ha contribuito a tracciare e nella maniera che preferisce, cosa che inizia a fare con Zombi (Dawn of the Dead).
John Russo, invece, scrive in prima battuta un libro intitolato Return of the Living Dead, che viene pubblicato nel 1979 e si configura come una sorta di sequel diretto, con toni cupi e sotto forma di romanzo del primo film.
La storia si svolge dieci anni dopo gli eventi de La Notte dei Morti Viventi, quando un bus ha un terribile incidente in una cittadina della Costa Est degli Stati Uniti, dove un reverendo, per nulla convinto che l'epidemia zombie sia terminata, si premura di piantare dei chiodi nel cranio a ogni funerale da lui celebrato.
Della sua congrega fa parte il rude Bert Miller, il quale ha tre figlie, Karen, Ann e Sue Ellen, che diventano le vittime di una banda di ladri e sequestratori. E a complicare le cose giungono pure i morti viventi.
Con questa trama, che sembra un film d'azione sotto forma di libro, la via per il cinema è inevitabile.


Nel 1980, il produttore Tom Fox opziona i diritti sul libro, con l'intento iniziale di farne un film a basso budget che veda lo stesso John Russo alla regia, coadiuvato dall'amico Rudy Ricci.
Pur mirando a una rapida uscita, il progetto si trascina per le lunghe. Nel 1983 viene scelto il regista, Tobe Hooper, e si decide che il film sarà realizzato in 3-D. Come sceneggiatore viene scelto Dan O'Bannon.
Nel marzo 1983, tuttavia, la Hemdale Film Corporation acquisisce i diritti sul film da Tom Fox e il progetto viene ancora rimandato. Tobe Hooper decide allora di abbandonarlo per concentrarsi su Space Vampires (Lifeforce).
A questo punto Richard Rubinstein, produttore di Zombi, emana una protesta formale perché il titolo della pellicola, derivato dal libro di John Russo, sia modificato, in quanto potrebbe confondersi con la saga ideata da George Romero e di cui si sta pianificando una terza parte.
La Motion Picture Association of America (MPAA) in un primo momento impedisce in via temporanea che quel titolo sia utilizzato ma poi, a seguito di un arbitrato e con decisione unanime, viene concesso alla produzione di poterlo adottare poiché il film è basato su un libro scritto in precedenza da Russo che presenta quel titolo.
Inoltre, ci sarebbe una sorta di accordo tra gentiluomini tra George Romero e John Russo per cui il primo può utilizzare la parola "Dead" nei suoi prossimi progetti, mentre il secondo è libero di utilizzare il termine "Living Dead".
La produzione tenta in più di un'occasione di entrare in contatto con George Romero per offrirgli il ruolo di produttore del film, ma costui non risponde, rimanendo fedele all'accordo che aveva fatto con John Russo di non interferire nei progetti altrui.
La regia viene dunque affidata direttamente a Dan O'Bannon: costui accetta ma a condizione che possa riscrivere interamente la sceneggiatura di John Russo. Non è infatti sua intenzione fare un seguito più o meno diretto de La Notte dei Morti Viventi in quanto ritiene quello un territorio esclusivo di George Romero e vuole cambiare tono al film.
Da serioso a fortemente ironico e ambientato in un mondo dove La Notte dei Morti Viventi è ciò che è nella realtà, ovvero un film seppur basato su eventi reali (cosa ovviamente impossibile).
Inoltre il regista decide di abbandonare subito l'idea della realizzazione in 3-D, non ritenuta interessante. C'è un altro aspetto che invece a suo dire deve essere preminente perché il film abbia successo presso il principale pubblico di riferimento: le scene di nudo, femminile ovviamente.
A tal proposito contatta una ballerina e attrice di basso profilo che lavora in uno strip club, Jewel Shepard. O'Bannon la conosce perché frequenta quel locale e spesso e volentieri beve qualche drink con lei o porta delle droghe che ingerisce o sniffa sempre insieme a lei, cosa che contribuisce a farlo entrare tra le sue grazie.
Jewel Shepard è interessata a partecipare, però si spoglia già nel locale e per delle riviste ed è più che sufficiente per lei. Suggerisce così il nome di una sua amica, anche lei attrice di basso profilo e modella con cui ha posato talvolta insieme: Linnea Quigley.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 9 luglio 1984, tenendosi in Kentucky e in California.
Il film è il primo a mostrare zombie in grado di correre, inoltre concepisce per la prima volta l'idea che gli zombie si cibino di cervelli umani.
A tal proposito, ad alcune comparse viene offerto un bonus di paga se si dichiarano disponibili a mangiare parti di cervello di vitella. Dan O'Bannon, che è attore a sua volta (tanto che in principio aveva pensato a interpretare anche un ruolo nel film), è il primo a farlo di fronte a loro per dare prova che non sta chiedendo qualcosa che lui non sia in grado di fare.
Quel discorso della nudità si applica decisamente ad ampi livelli per la succitata Linnea Quigley. Il suo ruolo comporta che debba correre nuda sotto la pioggia per ore, che anche quando non piove il suo personaggio non abbia vestiti addosso e, quando è nel suo aspetto da zombie, debba adottare un trucco speciale che le procura dei fastidi alla pelle e agli occhi.
Tutto questo, unito a qualche inevitabile stress lavorativo e, essendo una produzione a basso budget, condizioni operative non proprio eccellenti, porta a un certo punto l'attrice ad assumere del Valium.
Le riprese si concludono il 28 agosto 1984.
Il Ritorno dei Morti Viventi (The Return of the Living Dead) viene distribuito nei cinema americani il 16 agosto 1985. A fronte di un budget di 4 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare circa 14 milioni di dollari.
A questo punto si prospetta l'inizio di una nuova, collaterale saga dedicata ai morti viventi, come sta già accadendo con quella ideata da George Romero. Tanto che un sequel esce pochi anni dopo... ma questa è un'altra storia.

sabato 22 febbraio 2025

A scuola di cinema: Il Gioco del Falco (1985)

1979: Viene pubblicato il libro The Falcon and the Snowman: A True Story of Friendship and Espionage, scritto dal giornalista Robert Lindsey.
L'opera dettaglia la vera storia di Christopher John Boyce. Appena ventunenne, costui viene assunto presso la TRW Inc., una società che si occupa di ingegneria aerospaziale.
L'azienda è in diretto contatto con alcune agenzie governative statunitensi e, nel suo ruolo di uno dei responsabili delle comunicazioni della società, Christopher John Boyce si ritrova ben presto a ricevere informazioni segrete e classificate.
Tra queste vi sono anche informative, indirizzate in maniera errata, provenienti dalla CIA. Queste, stando alle sue dichiarazioni, dettagliano l'intenzione dell'Agenzia di far dimettere Gough Whitlam, primo ministro australiano, in quanto è suo volere ritirare le truppe australiane dal Vietnam e far chiudere alcune basi militari statunitensi. L'Agenzia contribuiva così a un altro colpo di stato, dopo quello avvenuto in Cile nel 1973.
Ma in questo Christopher Boyce intravede anche una possibilità per sé. Raccoglie dunque svariate altre informazioni classificate e, tramite un intermediario, un suo amico e spacciatore di sostanze stupefacenti di nome Andrew Daulton Lee, tenta di venderle al governo sovietico tramite l'ambasciata russa presente a Città del Messico.
Pur ottenendo da queste transazioni grandi somme di denaro, i russi non sfruttano le informazioni ricevute - ritenute forse poco interessanti da parte loro - e nel gennaio 1977 Boyce viene arrestato dal FBI dopo che Daulton Lee a sua volta è stato arrestato pochi giorni prima, rivelando in maniera indiretta il suo coinvolgimento, pur non accusandolo apertamente.
Pochi mesi dopo giungono le pesanti condanne per i due: ergastolo per Andrew Daulton Lee e quarant'anni di prigione per Christopher Boyce.
Ma da questo epilogo parte poi un'altra incredibile storia.


I diritti sul libro-inchiesta di Robert Lindsey vengono subito opzionati dalla 20th Century Fox e dal produttore Gabriel Katzka. Trattando la storia di due persone realmente esistenti, e anche coinvolti in un argomento sensibile, occorre ricevere da Boyce e Daulton Lee la liberatoria per l'utilizzo dei loro nomi. La somma si aggira sui venticinquemila dollari per entrambi.
Boyce accetta l'accordo ma, secondo una sua dichiarazione, non accetta la somma di denaro, mentre Daulton Lee in un primo momento rifiuta, insoddisfatto per come Robert Lindsey l'ha descritto nel suo libro, salvo poi accettare anche lui.
Pochi giorni dopo aver firmato questo accordo, il 21 gennaio 1980, Christopher Boyce evade di prigione, dandosi alla macchia e iniziando a rapinare numerose banche nella speranza di poter fuggire all'estero, venendo però arrestato nell'agosto 1981 e condannato nuovamente. Ora la pena totale per i vari reati commessi è pari a 68 anni.
Nel mentre, nel luglio 1980, viene scelto il regista del film, John Schlesinger, mentre la sceneggiatura viene affidata a Steven Zaillian, al suo primo incarico cinematografico. La prima scelta del regista per il ruolo di Christopher Boyce ricade su Martin Hewitt, ma la parte viene infine assegnata a Timothy Hutton.
In preparazione al ruolo, l'attore entra in contatto con un addestratore di falchi, il quale per sei mesi circa gli insegna la pratica della falconeria, di cui Boyce è un appassionato (da qui il suo nome in codice). Inoltre esamina con attenzione tutte le interviste televisive e gli articoli di stampa che vedono protagonista Christopher Boyce, avendo infine un incontro con lui in prigione dopo il secondo arresto di quest'ultimo e tenendosi poi in contatto con lettere e telefonate.
Per il ruolo di Andrew Daulton Lee, Timothy Hutton suggerisce il nome di Jackie Earle Haley, ma la parte viene infine affidata a Sean Penn. L'attore per immedesimarsi nel personaggio decide di indossare lenti a contatto di colore blu scuro, si sfoltisce le sopracciglia, indossa una dentiera apposita, si fa allargare il naso e crescere dei baffi e ingrassa di circa sei chili.
Nel 1983 la Fox decide di abbandonare il progetto in quanto ritiene i due personaggi, forse anche per i successivi casi di cronaca che hanno visto protagonista Boyce, per nulla interessanti per il pubblico americano. Esso viene però rilevato dalla Orion Pictures, mentre il produttore Gabriel Katzka e il regista John Schlesinger rimangono al proprio posto.
Le riprese iniziano in via ufficiale nel dicembre 1983, tenendosi in California e a Città del Messico.
John Schlesinger e Sean Penn non riescono a legare durante la produzione, giungendo infine al punto di non rivolgersi quasi più la parola.
Il Gioco del Falco (The Falcon and the Snowman) viene distribuito nei cinema americani a partire dall'otto febbraio 1985. A fronte di un budget di dodici milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare poco più di 17 milioni di dollari. Per la colonna sonora, spicca il brano This Is Not America, scritto da David Bowie e Pat Metheny.
Il film diventa suo malgrado celebre un anno dopo l'uscita nelle sale cinematografiche. Il 27 aprile 1986, infatti, mentre Il Gioco del Falco sta per essere programmato sulla rete a pagamento HBO, un ingegnere di nome John MacDougall - utilizzando uno pseudonimo - riesce a introdursi nelle frequenze della rete televisiva, con un messaggio che viene trasmesso in buona parte della Costa Est degli Stati Uniti e che viene tolto dopo circa quattro minuti.
Il messaggio, scritto interamente in maiuscolo e con cui MacDougall intende lamentarsi delle tariffe troppo alte imposte dalla rete televisiva per i possessori di un impianto satellitare, recita così:"Buonasera HBO da Captain Midnight. 12 dollari e 95 cent al mese? Non se ne parla!".
Dopo quest'atto, prima che le autorità arrivino a lui (anche l'FBI si era interessata alla faccenda), John MacDougall si consegna alla giustizia e si dichiara colpevole, ricevendo una multa di 5.000 dollari e una pena di un anno in libertà vigilata.
Tale evento, insieme a un altro celebre disturbo di segnale televisivo perpetrato da un ignoto "Max Headroom" nel 1987, fa comprendere alle autorità governative come con le nuove tecnologie si stiano configurando nuove possibilità di reato e iniziano così a emanare leggi in merito.
Nel 1998, Andrew Daulton Lee riesce a ottenere la libertà vigilata. Per circa un paio d'anni lavora come assistente personale di Sean Penn prima di volersi dedicare ad altri progetti e uscire dai radar dell'attenzione pubblica.
Nel 2002, anche Christopher Boyce riesce a ottenere la libertà vigilata, potendo così sposare Kathleen Mills, un'attivista dei diritti civili che si è battuta per la sua causa e che ha conosciuto in prigione.
Insieme a lei scrive un libro autobiografico, ma anche lui prova a sfuggire poi all'attenzione dei media per vivere una vita, per quanto possibile, ordinaria dove la falconeria rimane la sua unica passione.
Per via delle imponenti pene che gli sono state inflitte, la libertà vigilata scadrà solo quando scadrà anche la condanna, ovvero nell'agosto 2046, quando Christopher Boyce avrà 93 anni.
E questa è la fine della storia.

venerdì 21 febbraio 2025

Italians do it better? 54: Femmine Contro Maschi (2011)


I temi dell'amore romantico in una società più frenetica rispetto al passato e delle interazioni tra uomini e donne, croce e delizia del genere umano nella sua quasi totalità, non potevano evidentemente rimanere confinati a un'unica pellicola.
E così ecco che, dopo Maschi Contro Femmine, giunge quasi subito (anche perché le due pellicole sono state girate in contemporanea stile Harry Potter o Avengers) Femmine Contro Maschi, diretto da Fausto Brizzi, scritto da scritto da Fausto Brizzi, Massimiliano Bruno, Valeria Di Napoli e Marco Martani e distribuito nei cinema nel febbraio 2011.
Questo nuovo film si incentra su alcuni comprimari che avevamo visto più o meno di sfuggita nel primo film e che qui diventano i protagonisti tramite altre tre storie con collegamenti minimi.
Rocco Mazzotta (Salvatore Ficarra) e Michele Cirillo (Valentino Picone) sono grandi amici e appassionati dei Beatles, tanto da essere parte integrante di una loro cover band con la quale intendono vincere un importante festival musicale. Ma questa passione non è vista di buon occhio dalle rispettive compagne e rischia di mettere a rischio la loro amicizia.
Piero Nicolazzo (Emilio Solfrizzi) e Anna (Luciana Littizzetto) sono sposati da anni e, nonostante le evidenti differenze di carattere, si vogliono bene, ma lei non sopporta proprio i modi poco eleganti di lui e il fatto che dedichi troppo tempo al calcio.
A seguito di un incidente fortuito, Piero perde la memoria, avendo ricordi fino al tempo del liceo, quando la storia tra i due era appena iniziata. Anna decide allora di approfittarne, rendendo Piero l'uomo che avrebbe sempre voluto che fosse.
Marcello Vandini (Claudio Bisio) e Paola Balestri (Nancy Brilli) sono divorziati da anni e lei è andata a convivere con un altro uomo. Quando però Marcello apprende che alla madre Clara (Wilma De Angelis) rimangono pochi mesi di vita a causa del cuore malato, non potendo costei più essere autosufficiente si trasferisce nell'ex appartamento dei due. E loro, per non darle un colpo fatale, decidono di fingere che il matrimonio sia ancora in piedi, con tutte le conseguenze del caso.
La formula episodica, tanto cara al nostro cinema italiano fin dagli arbori o giù di lì, e il tema delle relazioni tra uomo e donna, anche questo tanto caro al nostro cinema italiano fin dagli arbori o giù di lì, non è certo qualcosa che si possa abbandonare così d'improvviso. Anche perché offre praticamente infinite possibilità narrative.
E così si prosegue sulla falsariga del primo film. L'universo narrativo è il medesimo, i personaggi di contorno ora protagonisti erano già noti agli spettatori (pur essendo alcuni apparsi per davvero pochi minuti in Maschi Contro Femmine) e c'era stata anche qualche battuta che in qualche modo aveva anticipato il loro finire sotto i riflettori in un momento successivo.
Come detto, le due pellicole sono state girate in contemporanea. Quindi i protagonisti del primo film diventano in questo caso i personaggi di contorno, alcuni solo per una scena addirittura, e questo insolito sequel ne diventa una sorta di completamento.
Possiamo dunque vedere le due pellicole come una sola, divisa in due parti per comodità e legittimi obiettivi di un incasso maggiore. Quindi anche questa appare come un rifacimento moderno di quelle commedie degli anni '50 del ventesimo secolo, alcune delle quali avevano una sorta di struttura episodica.
E che presenta anche qui storie semplici, immediate e con protagonisti personaggi con una psicologia che non ha bisogno di eccessive analisi.
Molto è dunque lasciato anche alla resa degli attori nell'adattarsi alle scene comiche, con Claudio Bisio e Nancy Brilli che - forse per maggiore "anzianità" e grazie a un sottotesto drammatico presente nel loro episodio - appaiono svettare in mezzo agli altri, troppo rinchiusi nei loro personaggi televisivi di successo e da cui non riescono a staccarsi.
Maschi e Femmine, Femmine e Maschi sono Contro e Insieme ancora e per chissà quanto tempo. Non dubitiamo che questo tema ritorni ancora, qui e altrove. Ora e per sempre, nella salute e in malattia, in ricchezza e povertà.

venerdì 14 febbraio 2025

Italians do it better? 53: Maschi Contro Femmine (2010)


Già, i rapporti tra uomo e donna sono quanto di più complicato possa esistere sulla Terra. Qualcosa di multisfaccettato ma al tempo stesso difficile da inquadrare in specifiche casistiche. E siccome una storia d'amore può finire in felicità o tragedia, la commedia all'italiana non ha mancato nel corso dei decenni di buttare il proprio occhio su questo argomento.
Decine, centinaia sono i film che ne parlano. E uno di questi è Maschi Contro Femmine, diretto da Fausto Brizzi, scritto da Fausto Brizzi, Massimiliano Bruno, Valeria Di Napoli e Marco Martani e distribuito nei cinema nell'ottobre 2010.
Quattro storie con minimi legami vengono narrate. La relazione extraconiugale tra l'allenatore di pallavolo Walter Bertocchi (Fabio De Luigi) e la pallavolista Eva Castelli (Giorgia Würth), nata da un allontanamento di quest'ultimo dalla moglie e che rischia di costargli sia il matrimonio che il lavoro come allenatore.
L'insolita storia d'amore tra il donnaiolo Diego (Alessandro Preziosi) e l'ambientalista Chiara (Paola Cortellesi). Nata per caso e che, al rifiuto di lei, getta lui in un'impotenza sessuale dalla quale sembra non essere in grado di riprendersi se non riconquistandola.
Andrea (Nicolas Vaporidis) e Marta (Chiara Francini). Amici di lunga data e coinquilini la cui amicizia viene messa a rischio dall'arrivo di Francesca (Sarah Felberbaum), di cui entrambi si invaghiscono e la quale non si fa problemi a metterli l'uno contro l'altra.
E infine Nicoletta (Carla Signoris), ultraquarantenne in crisi col marito e che non si trova più a proprio agio col proprio corpo. Ma un amante segreto e impensabile l'aiuterà a ritrovare la serenità.
Siamo proprio dalle parti delle classiche commedie romantiche, con protagonisti di tutte le età e per pubblici - che non abbiano troppe pretese - di tutte le età,
Il cinema italiano ha sempre avuto un buon approccio rispetto a questo genere, adattandolo alle varie condizioni sociali che si sono succedute e ai vari decenni di storia che hanno attraversato la nazione. Da quegli amori di borgata o di quartiere nati dalle ceneri della sconfitta di una guerra, simboli di rinascita e speranza per rassicurare le nuove generazioni, fino a giungere a relazioni di diverse classi sociali o diverse nazionalità per riflettere un differente scenario.
Maschi Contro Femmine sembra rifarsi proprio a quelle commedie degli anni '50 del ventesimo secolo, alcune delle quali avevano una sorta di struttura episodica. Quindi storie semplici, immediate e con protagonisti personaggi con una psicologia che non ha bisogno di eccessive analisi. Un prodotto pensato per un sano, rassicurante divertimento, non solo a San Valentino.
Con una differenza rispetto al passato. Ormai quei quartieri, quelle borgate non esistono più, la storia e la progressiva urbanizzazione li hanno inglobati. Ora le storie d'amore sono vissute al cinema in grossi complessi condominiali, tra gente che pratica diverse professioni e che difficilmente nel passato si sarebbero potute incontrare.
Ma, e ognuno è libero di ritenerlo un pregio o un difetto, questo mondo che ha ridotto le distanze virtuali tra le persone ha anche contribuito ad avvicinare le persone. E quindi questa commedia è una sorta di ucronia, un film degli anni '50 che ha viaggiato nel tempo di sessant'anni. Per raccontare un sentimento universale quale è l'amore.

giovedì 13 febbraio 2025

Fabolous Stack of Comics: Ms. Marvel - Nata per Combattere


L'anno è il 1977 e la società americana sta cambiando in maniera profonda. Dopo anni in cui sono rimaste nelle retrovie (un'iperbole, non è proprio così, ma contribuisce a delineare il contesto) le donne americane iniziano a far sentire la propria voce.
Grazie a scrittrici e intellettuali quali Gloria Steinem, le donne reclamano un posto diverso nella società, che non le veda confinate metaforicamente in cucina e ad accudire i figli (questa è una banalizzazione che serve a giungere al punto successivo).
Tale istanze si concretizzano, tra le altre cose, in una rivista diretta dalla stessa Steinem che popolarizza un termine riferito alle donne single prima poco usato: Ms.
E il fumetto americano poteva restare a guardare? Ovviamente no! Ed ecco dunque che, dai meandri della saga di Capitan Mar-Vell, viene ripescato un personaggio allora secondario destinato a un grande futuro. Il 1977 è infatti anche l'anno in cui esordisce la serie Ms. Marvel, scritta da Gerry Conway e Chris Claremont e disegnata da John BuscemaJim Mooney e Sal Buscema.
Carol Danvers si è dimessa dal suo posto alla NASA ed è diventata una scrittrice di successo. Decide così di accettare la direzione di una rivista, Woman, propostale da J. Jonah Jameson.
Ma Carol Danvers nasconde un segreto, in principio ignoto persino a lei stessa: è anche la supereroina Ms. Marvel. Ma come una semplice umana ha ottenuto dei poteri che la rendono un ibrido Kree? E cosa accadrà quando le due personalità, quella di Carol e quella di Ms. Marvel, entreranno in conflitto per il predominio della mente?
Come se non bastasse, l'eroina finisce nelle mire di M.O.D.O.K., il quale - estromesso dall'AIM - mira a riprenderne il controllo. Con le buone, ma soprattutto con le cattive.
Gerry Conway con le prime storie prepara il terreno, ma abbandona presto, lasciando così spazio a Chris Claremont.
L'iniziale, dichiarato intento è quello di creare una "supereroina femminista", qualsiasi cosa voglia dire. E lo si fa prendendo un comprimario della serie di Capitan Marvel che, a seguito degli eventi di E un Fanciullo Ti Guiderà, ha acquisito in maniera un po' particolare dei superpoteri, tra cui il settimo senso. Ovvero l'intuito femminile sotto forma di superpotere, non chiedete altro... ma in realtà è null'altro che una sorta di preveggenza.
Il fatto che Carol Danvers diriga una rivista dedicata a un pubblico femminile e scriva articoli incentrati su importanti figure femminili della società americana la rende la Gloria Steinem del Marvel Universe (figura reale che magari potete approfondire guardando The Glorias con Julianne Moore). Il tutto chiaramente "banalizzato", in assoluta buona fede, per arrivare al pubblico di riferimento dei fumetti supereroistici.
Ma poi le cose con Chris Claremont cambiano. Non giudicando evidentemente interessanti le tematiche pseudo-femministe, si concentra in realtà su un altro aspetto introdotto da Conway. Ovvero delle due personalità in conflitto, quella di Carol Danvers e Ms. Marvel, che risultano come due esseri in contrasto tra loro e in lotta per il predominio. Ma che in realtà sono la stessa persona.
Pur masticato dalla narrativa supereroistica e da un'esigenza di semplificazione, qui si parla in maniera aperta e dichiarata di disturbo bipolare. Il fumetto, dopo le battaglie tra buoni e cattivi della Silver Age senza zone di grigio, tenta un approccio verso tematiche più mature, come fatto ad esempio da Jim Starlin durante i suoi cicli di Capitan Marvel e Warlock.
Chiaramente la risoluzione è rassicurante: bisogna saper accettare tutti gli aspetti della propria personalità, sia i buoni che i meno buoni. Ma va di sicuro apprezzato il tentativo. Lo sceneggiatore porterà avanti queste tematiche durante il suo lungo ciclo degli X-Men, che magari analizzeremo su questi lidi e di cui questa serie può considerarsi una sorta di prologo per vari motivi.
Intendiamoci, ci sono anche le trame supereroistiche, che non vengono affatto messe da parte e dove M.O.D.O.K. la fa da padrone come primo principale avversario dell'eroina. Trame che contribuiscono sia al conflitto interiore di Carol Danvers/Ms. Marvel che al suo processo di maturazione ed accettazione.
Poiché, oltre che affermarsi come donna e come scrittrice, si sottolinea come sia ugualmente importante affermarsi anche nella propria identità. In un certo senso lo si può vedere come una sorta di superpotere.

mercoledì 12 febbraio 2025

Fabolous Stack of Comics: Dottor Andromeda e il Regno dei Domani Perduti


Continuano gli spin-off di Black Hammer che, analizzando aspetti finora poco noti o non ancora rivelati di questo universo, contribuiscono a gettare una nuova luce su Spiral City e i suoi incredibili abitanti.
Dopo Sherlock Frankenstein e la Legione del Male, giunge dunque Dottor Andromeda e il Regno dei Domani Perduti (Doctor Andromeda and the Kingdom of Lost Tomorrows), miniserie di quattro numeri pubblicata da Dark Horse nel 2018, scritta da Jeff Lemire e disegnata da Max Fiumara.
James Robinson, il Dottor Andromeda, è uno dei più grandi eroi della Golden Age: ha contribuito a debellare la minaccia nazista ed è stato uno dei membri fondatori del primo supergruppo della storia.
Ma, al termine di una missione nello spazio, l'eroe finisce in maniera avventata in un buco nero e, quando torna a casa, scopre che - se lui è rimasto giovane - sulla Terra sono passati diciotto anni. La moglie e il figlio lo odiano per essere stati abbandonati per così tanto tempo e chiudono ogni rapporto con lui.
Decenni dopo James Robinson sta ancora cercando di ricucire i rapporti con il figlio, ma ormai sembra troppo tardi perché quest'ultimo è affetto da un male incurabile. Ci potrà essere una redenzione per il Dottor Andromeda?
Il concetto di legacy, del manto di un eroe che può passare a qualcun altro, è stato presente nel fumetto americano - e nella narrativa in generale - fin dagli albori. Questo spiega la presenza di molti giovani sidekick durante la Golden Age, idea che oggi ci appare folle (ragazzini che consapevolmente vengono mandati a rischiare la vita combattendo il crimine?).
Jeff Lemire adotta e riadatta questo concetto, dandogli una nuova dimensione, più in sintonia con le atmosfere di Black Hammer, ovviamente. Stavolta il personaggio di riferimento è lo Starman della Golden Age, ma non così come originariamente pensato, bensì la reinterpretazione moderna attuata da James Robinson a partire dagli anni '90, dove il manto dell'eroe veniva preso dal figlio (magari un giorno ne parleremo su questi lidi).
Il fatto, dunque, che il protagonista di questa storia porti proprio quel nome non è un caso. Insomma, la reinterpretazione di una reinterpretazione.
Inoltre vi è anche un chiaro omaggio al corpo delle Lanterne Verdi, qui più nella versione Bronze Age che in quella Silver.
Detto questo, il Dottor Andromeda - rispetto alle altre personalità abbastanza borderline che abbiamo visto nelle storie principali - risulta come l'eroe più classico di questo universo, essendo forse profondamente radicato in quella Golden Age da cui non è mai sfuggito, mentre il tempo sfrecciava attorno a lui.
E questa miniserie che lo riguarda è incentrata sulle tematiche familiari, sulle perdite che si possono subire quando un dovere verso altre persone prevale sulle necessità personali e quelle dei propri cari. Ed ecco dunque giungere la tematica, molto cara al fumetto americano e non solo, del padre che deve recuperare il rapporto col figlio.
Proprio mentre quel tempo a disposizione, a cui il Dottor Andromeda ha cercato di sfuggire per tutta la vita, si stringe sempre più. La ricerca di una redenzione personale porta dunque l'eroe ad esaminare la propria esistenza passata per trovare la risposta alla domanda se sia stato davvero un buon genitore, oltre che un eroe perfetto.
In ultima analisi, se James Robinson sia stato un bravo essere umano, oppure se quella sua umanità sia andata perduta nel buco nero, insieme ai diciotto anni che hanno caratterizzato la sua scomparsa.

venerdì 7 febbraio 2025

Fabolous Stack of Comics: Beta Ray Bill - Stella d'Argento


Creato nel 1983 da Walter Simonson, Beta Ray Bill appartiene alla razza aliena dei Korbiniti, i quali lo tramutarono in un guerriero cibernetico col compito di sconfiggere la minaccia di Surtur. Questo non impedì, però, la distruzione del suo pianeta.
Dopo aver affrontato Thor ed essersi dimostrato degno, Odino gli fa dono di un martello magico, Stormbreaker, che porta con sé per svariati anni. Fino a quando, per via di un malinteso, Thor distrugge quest'arma.
Da qui prende le mosse Stella d'Argento (Star Argent), miniserie di cinque numeri pubblicata nel 2021, scritta e disegnata da Daniel Warren Johnson.
Non più convinto di essere un degno guerriero dopo la distruzione di Stormbreaker, Beta Ray Bill va alla ricerca di Odino perché costruisca per lui una nuova arma con cui possa anche tornare al proprio aspetto korbinita, se necessario.
Odino, tuttavia, ormai si è ritirato a vita privata e i suoi poteri non sono più quelli di un tempo. L'unica altra soluzione è trovare un'arma alternativa che possa tenere testa a Stormbreaker.
Accompagnato da Skurge l'Esecutore, Pip il Troll e la nave senziente Skuttlebutt, Beta Ray Bill intraprende dunque un'insolita odissea spaziale e infernale che lo porterà ad affrontare nuovamente un vecchio avversario.
Sembra sia una prerogativa, una cifra stilistica di questo autore, il presentare - come visto in Murder Falcon o Do A Powerbomb! - un personaggio sconfitto dalla vita, per una malattia o una perdita, che percorre un nuovo sentiero dopo la scoperta di un particolare potere. Con un finale agrodolce.
Qui la cosa viene traslata nella narrativa supereroistica che, se ci pensiamo, presta il fianco in maniera perfetta a questo tipo di tematica. Supereroi con superproblemi, non a caso.
Essendo Warren Johnson un'artista non in grado di sostenere un progetto a lungo termine su base mensile, il che non rappresenta necessariamente un difetto, trova nel formato della miniserie lo spazio più appropriato per sviluppare il proprio stile senza troppe pressioni. E lo fa utilizzando un personaggio che si potrebbe definire di contorno e su dunque, si presume, ha ampio spazio di manovra e un limitato controllo editoriale.
Non un protagonista, eppure una figura ben presente nel Marvel Universe da decenni creata da un altro grande autore. Attorniato da un paio di affascinanti comprimari che paiono interessare a pochi,
E così ecco le altre caratteristiche di questo autore che emergono. La presenza di splash page e pagine costruite in maniera quasi come fossero un mosaico e un uso praticamente unico delle onomatopee che si fondono con la vignetta stessa, come se ne fossero una sua prosecuzione.
La trama è quella consolidata dell'eroe che ha toccato il baratro e deve dunque compiere una perigliosa risalita, fisica e spirituale, mentre il mondo che lui conosce pare sfaldarsi davanti ai suoi occhi. Ma è proprio da un'apparente fine che giunge un nuovo inizio. Consolidata, appunto, ma non per questo da sottovalutare o che non suscita interesse: tutt'altro, anzi.
Beta Ray Bill sperimenta la sua personale cantica dell'Inferno per poter uscire a riveder le stelle, che tuttavia risulteranno forse un po' meno brillanti di prima.
E quel finale agrodolce, dunque? Non può certo mancare. Nessuna vittoria è mai davvero risolutiva per un supereroe, il cui animo è spesso gravato da cupi pensieri.

mercoledì 5 febbraio 2025

Libri a caso: Il Lungo Meriggio della Terra


Come finirà la vita sulla Terra? Come scomparirà l'umanità? Questa tematica molto allegra e ottimista non può mancare ovviamente nella fantascienza che, immaginando possibili scenari futuri, arriva dunque a concepire anche il futuro definitivo e ultimo. Un futuro dove però sembra esserci ancora spazio per lottare e tentare di trovare il proprio posto nel mondo.
Uno degli esempi più emblematici di questa tipologia di futuro è Il Lungo Meriggio della Terra (The Long Afternoon of Earth), scritto da Brian Aldiss e pubblicato nel 1962.
Il Sole presto o tardi esploderà in una Supernova, cancellando per sempre la Terra e l'umanità che tanto ha plagiato questo pianeta e la sua vegetazione. Vegetazione che nell'arco dei secoli si è evoluta, crescendo a livelli sempre più grandi, e ha preso possesso di questo mondo, rendendo l'essere umano l'anello più debole della catena alimentare, pronto a cadere vittima di ogni possibile minaccia, animale o vegetale.
In questo scenario apocalittico si muove Gren, un ragazzo arrogante e che mal sopporta gli ordini che riceve dalle leader della propria tribù. Questa sua continua insofferenza a seguire l'autorità in un mondo che si avvia verso la fine, lo porterà ben presto a isolarsi e a scoprire lati ignoti di questa Terra del lontano futuro.
E sarà ancora possibile in questo scenario conoscere sentimenti come l'amicizia e l'amore?
Possono ancora esistere valori positivi in un mondo dove presto o tardi tali valori non avranno più alcun significato o importanza? Ha qualche senso provare a cercarli ancora? Forse per alcuni la risposta a questa domanda sarà immediata, ma non per i protagonisti di questa serie di racconti che si congiungono a formare un unico, grande affresco narrativo.
La risposta non è immediata perché i personaggi che qui vi compaiono non sono, cosa a mio avviso fatta in maniera volontaria, persone per cui noi possiamo provare empatia e dunque prendono decisioni che noi non comprendiamo. Non comprendiamo in quanto non ci ritroviamo mai davvero a lottare per la nostra stessa vita contro quel mondo che ci ha accolto e cresciuto.
Il Lungo Meriggio della Terra rappresenta il rovesciamento di fronte di quella che è la vita ordinaria dell'essere umano. Senza citare pericoli nucleari o chimici (non è il focus della storia), Aldiss sottolinea quanto l'umanità - che si ritiene una razza superiore ed eterna che non avrà mai fine - sia in realtà qualcosa di insignificante nel contesto temporale e universale, un pulviscolo nell'occhio della Via Lattea.
Quindi il vero obiettivo di Gren, un insolito antieroe, non è primeggiare o trovare il proprio posto nel mondo. Consapevole infine di essere qualcosa di inutile, il suo unico scopo è sopravvivere. Perché la vita e trovarvi un senso ormai non hanno più senso, per usare un gioco di parole.
Ecco perché non si riesce a empatizzare con lui o con chi ruota intorno a lui. Noi sentiamo ancora di avere uno scopo della vita, di essere circondati da persone a cui teniamo. Gren no: anche se trova l'amore e ha un figlio il suo destino è comunque segnato. Che muoia da anziano oppure nell'esplosione della Terra non ha più importanza.
E dunque alla fine la cosa più importante è poter vivere in pace, per quanto possibile, gli anni che restano, poiché il perseguimento di ogni altro obiettivo diverrebbe qualcosa di futile sapendo che non ci sarà alcuna eredità spirituale.