Come finirà la vita sulla Terra? Come scomparirà l'umanità? Questa tematica molto allegra e ottimista non può mancare ovviamente nella fantascienza che, immaginando possibili scenari futuri, arriva dunque a concepire anche il futuro definitivo e ultimo. Un futuro dove però sembra esserci ancora spazio per lottare e tentare di trovare il proprio posto nel mondo.
Uno degli esempi più emblematici di questa tipologia di futuro è Il Lungo Meriggio della Terra (The Long Afternoon of Earth), scritto da Brian Aldiss e pubblicato nel 1962.
Il Sole presto o tardi esploderà in una Supernova, cancellando per sempre la Terra e l'umanità che tanto ha plagiato questo pianeta e la sua vegetazione. Vegetazione che nell'arco dei secoli si è evoluta, crescendo a livelli sempre più grandi, e ha preso possesso di questo mondo, rendendo l'essere umano l'anello più debole della catena alimentare, pronto a cadere vittima di ogni possibile minaccia, animale o vegetale.
In questo scenario apocalittico si muove Gren, un ragazzo arrogante e che mal sopporta gli ordini che riceve dalle leader della propria tribù. Questa sua continua insofferenza a seguire l'autorità in un mondo che si avvia verso la fine, lo porterà ben presto a isolarsi e a scoprire lati ignoti di questa Terra del lontano futuro.
E sarà ancora possibile in questo scenario conoscere sentimenti come l'amicizia e l'amore?
Possono ancora esistere valori positivi in un mondo dove presto o tardi tali valori non avranno più alcun significato o importanza? Ha qualche senso provare a cercarli ancora? Forse per alcuni la risposta a questa domanda sarà immediata, ma non per i protagonisti di questa serie di racconti che si congiungono a formare un unico, grande affresco narrativo.
La risposta non è immediata perché i personaggi che qui vi compaiono non sono, cosa a mio avviso fatta in maniera volontaria, persone per cui noi possiamo provare empatia e dunque prendono decisioni che noi non comprendiamo. Non comprendiamo in quanto non ci ritroviamo mai davvero a lottare per la nostra stessa vita contro quel mondo che ci ha accolto e cresciuto.
Il Lungo Meriggio della Terra rappresenta il rovesciamento di fronte di quella che è la vita ordinaria dell'essere umano. Senza citare pericoli nucleari o chimici (non è il focus della storia), Aldiss sottolinea quanto l'umanità - che si ritiene una razza superiore ed eterna che non avrà mai fine - sia in realtà qualcosa di insignificante nel contesto temporale e universale, un pulviscolo nell'occhio della Via Lattea.
Quindi il vero obiettivo di Gren, un insolito antieroe, non è primeggiare o trovare il proprio posto nel mondo. Consapevole infine di essere qualcosa di inutile, il suo unico scopo è sopravvivere. Perché la vita e trovarvi un senso ormai non hanno più senso, per usare un gioco di parole.
Ecco perché non si riesce a empatizzare con lui o con chi ruota intorno a lui. Noi sentiamo ancora di avere uno scopo della vita, di essere circondati da persone a cui teniamo. Gren no: anche se trova l'amore e ha un figlio il suo destino è comunque segnato. Che muoia da anziano oppure nell'esplosione della Terra non ha più importanza.
E dunque alla fine la cosa più importante è poter vivere in pace, per quanto possibile, gli anni che restano, poiché il perseguimento di ogni altro obiettivo diverrebbe qualcosa di futile sapendo che non ci sarà alcuna eredità spirituale.
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