mercoledì 30 dicembre 2020

Fabolous Stack of Comics: LMVDM - La Mia Vita Disegnata Male


Il tema della memoria è molto presente in alcuni autori e nelle loro opere di questo terzo millennio. Dopo un secolo precedente a parlare, in maggior misura, di storie incentrate su altri, inarrivabili personaggi - cosa che si continua a fare tutt'oggi e con successo, giusto specificarlo - si è visto che anche l'autore di fumetto stesso può mettersi in gioco e divenire il protagonista delle sue opere. Così come, se ci si pensa bene, è sempre accaduto con le opere autobiografiche dei romanzieri.
Gian Alfonso Pacinotti, alias Gipi, è uno degli artisti più abili a trattare il tema della memoria nelle sue varie declinazioni, come ha dimostrato con S., dove il vero protagonista era suo padre, per arrivare a LMVDM - La Mia Vita Disegnata Male, graphic novel pubblicato nel 2008, dove invece l'attenzione viene concentrata su di lui, o meglio su alcuni aspetti della sua vita.
La scoperta di una malattia all'apparato genitale porta lo sceneggiatore e disegnatore Gipi a incrociare la sua strada con svariati dottori e a ripercorrere alcuni eventi del suo passato, caratterizzati dalla malvagità dell'essere umano: un breve periodo in carcere per uso di sostanze stupefacenti, le bravate di un caro amico che a un certo punto sparisce dalla sua vita, la notte in cui un misterioso assalitore tentò di violentare sua sorella, con lui paralizzato dalla paura come unico testimone.
Gipi non fa sconti in questa sua storia e usa un linguaggio che risulta una sorta di mix tra l'aulico - perché sì, ci sono anche momenti di meravigliosa introspezione - e lo "sporco", quando si tratta di descrivere certe sensazioni che non riesci a toglierti dalla pelle e dalla memoria, anche a distanza di anni.
Anche i disegni utilizzati affrontano questo contrasto: si passa da dei disegni che si potrebbe definire abbozzati, ma che in realtà non lo sono (la vita disegnata male del titolo), per passare agli acquerelli puliti e profondi incentrati su una vicenda parallela a quella di questo squarcio di vita privata dell'autore: una fiaba surreale e colorata incentrata su dei pirati, che va in opposizione all'oscurità di cui lo sceneggiatore decide di parlarci.
La visione dell'autore è quella di un uomo che rimane, a causa di un trauma infantile, ingabbiato nella malvagità umana, distaccandosi al contempo da essa e osservandola come spettatore interessato. Ma quello che emerge alla fine non è un ritratto di pessimismo totale, semplicemente una finestra su un'esistenza che lungo la via ha incrociato la propria strada con il male, ma che non può che rimanere affascinata dal bene, forse proprio perché è stata forgiata dal "fascino" che ha verso il male.
Un ritratto in cui molti di noi potrebbero ritrovarsi.

2 commenti:

  1. Oddio, io forse non mi ci ritroverei ma mi interessa.
    Non l'ho mai letto (ma lo conosco), mi hai incuriosito.
    Sembra, più che altro, un racconto molto umano, con le sue bassezze e debolezze.

    Moz-

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    1. Te lo confermo. Occhio ai disegni, guarda qualche preview magari, che sono molto particolari.

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