Warren Ellis è di certo più conosciuto per i numerosi fumetti su cui ha lavorato in svariati anni, in particolar modo per le sue creazioni Authority e Planetary (pur non avendo disprezzato qualche incursione nel "mainstream", come il nostro caro amico Batman può testimoniare).
Forse pochi sanno, però, che Warren Ellis è anche un romanziere, pur avendo al suo attivo al momento solo due romanzi. Il primo, pubblicato nel 2007, si intitola Con Tanta Benzina in Vena (Crooked Little Vein), mentre il secondo e per momento ultimo, pubblicato nel 2013 e di cui parliamo oggi, è La Macchina dei Corpi (Gun Machine).
Davvero una tragica giornata per il detective di New York John Tallow quando, nel tentativo di placare un cittadino impazzito e in possesso di un'arma da fuoco, quest'ultimo uccide il suo compagno di pattuglia Jim Rosato, prima che Tallow freddi a sua volta il folle. Mentre il cadavere di Rosato viene portato via, però, Tallow nota qualcosa di strano in un appartamento deserto vicino a dove si è tenuta la sparatoria letale.
Quello che viene ritrovato è sconcertante: ci sono in quell'appartamento ben duecento armi e ognuna di esse è collegata a un caso irrisolto di omicidio. Insieme a due insoliti detective della Scientifica, John Tallow scoprirà dietro a questi omicidi un mondo marcio fatto di corruzione e follia e un pericoloso serial killer noto come il Cacciatore.
Il Warren Ellis romanziere è diverso dal Warren Ellis autore di fumetti, non foss'altro perché sono due generi di narrazione differenti. Tuttavia, mi sembra che qualche cosa in comune ci sia: un inizio d'impatto (non si fa tempo a provare empatia con uno dei personaggi, che a pagina 3 questo viene subito ucciso) e un epilogo concitato, forse straniante, nel senso che ci si aspetterebbe una resa dei conti finale dura e concitata, mentre invece il tutto termina in un batter d'occhio.
Quello che Ellis mette più sotto i riflettori è l'ambiente che circonda i personaggi, nel caso specifico la città di New York e alcuni suoi lati oscuri, tanto da rendere la Grande Mela la vera protagonista di questo romanzo (non ci saremmo potuti aspettare di meno, in effetti, dall'ideatore di Jack Hawksmoor). Sarà forse per questo che le psicologie dei personaggi principali e il loro background non vengano approfonditi più di tanto, il che tuttavia non significa che siano dei gusci vuoti.
Paradossalmente, quello che risulta più approfondito alla fine è il serial killer, pur se non ne sapremo mai il nome, poiché non ha alcuna importanza. Questo perché lui rappresenta l'emblema vivente di una Manhattan che non esiste più e che lui cerca di recuperare nelle sue visioni, un uomo che non si riconosce nella New York - e nell'America- post 11 settembre 2001, troppo cambiata. Ma non è detto che questa sua posizione ci porterà a provare empatia per lui, aldilà del fatto che sia un assassino.
Un gustoso fuori programma, prima di tornare ad altri fumetti scritti da Warren Ellis.
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