Quando si pronuncia il nome di J.M. DeMatteis (spoiler, le prime due lettere stanno per John Mark), lo si associa subito al personaggio di Spider-Man o, per coloro che hanno vissuto in un'altra dimensione, Uomo Ragno, di cui ha scritto decine di storie. Altri invece lo collegano alla Justice League (America, Europe, International, Formerly Known As, fate voi), di cui in coppia con Keith Giffen ha scritto altrettante decine di storie.
Ma si sa, la carriera di uno sceneggiatore che si protrae per decenni - a proposito di decine - è destinata a incrociarsi in maniera inevitabile anche con altri personaggi. Come è successo al Dr. Strange nel graphic novel del 1986 Dottor Strange: Shamballa (Doctor Strange: Into Shamballa), disegnato da Dan Green.
Il Dottor Strange si reca in Himalaya, dove si trova il tempio del suo defunto mentore, l'Antico, per rendergli omaggio. Qui incontra Hamir, uno dei ser... dei discepoli dell'Antico, il quale gli porge l'ultimo dono del precedente Stregone Supremo, all'apparenza un innocuo specchio.
Strange ben presto scopre a sue spese che quello specchio è un passaggio dimensionale per il regno di Shamballa, dove ritrova l'Antico attorniato da altre entità, le quali gli riferiscono che il tempo dell'umanità sulla Terra è giunto alla fine e una nuova era deve nascere tramite il ritrovamento di alcuni oggetti mistici.
Strange si mette alla ricerca di tali artefatti, preda del dubbio: possibile che l'Antico stesso voglia porre fine all'umanità? E lui deve portare a termine questa missione, anche se gli è stata affidata da una persona di sua fiducia?
In quest'albo DeMatteis tratta un tema che a volte ricorre in altre sue storie: il rapporto con una figura autoritaria con cui vi è anche un rapporto di affetto. Un padre o una madre, ad esempio, oppure chi non è parte della famiglia ma rappresenta comunque una figura genitoriale, come è accaduto con l'Antico nei confronti di Stephen Strange.
Questa storia va a toccare un momento delicato di questo rapporto, quando questa figura non c'è più e si trova infine il coraggio di confrontarsi col passato, scoprendo qualcosa di apparentemente controverso, che mette in dubbio quella figura che per noi rappresentava anche un ideale.
Ma non bisogna mai disperare in questo caso, secondo DeMatteis: se si è diventati le persone che siamo oggi è anche perché siamo stati formati ed educati da queste figure, sia coi loro pregi che coi loro difetti. Quello che conta davvero è che, quando giunge il momento del distacco, siamo in grado di andare avanti da soli e prendere in maniera autonoma le nostre decisioni.
Le illustrazioni, perché non di disegni si tratta in questo caso, di Dan Green completano il tutto. Si rimane un attimo spiazzati al principio, sembra quasi di vivere un sogno sfocato nella propria mente, poi ci si rende conto che gli acquerelli e i dipinti di questo artista contribuiscono a rendere al meglio l'atmosfera onirica e surreale voluta da DeMatteis.
L'anno successivo alla pubblicazione di questa storia, DeMatteis ritornerà sul tema del rapporto con una figura genitoriale, seppur con un finale più drammatico, grazie a L'Ultima Caccia di Kraven (Kraven's Last Hunt).
Mai letto, ma posso immaginare che sia una storia fantastica, visto l'autore (che conosco proprio per L'ultima caccia).
RispondiEliminaMi intriga la questione dei disegni e dei colori...
Moz-
L'attuale edizione italiana costicchia, ma è un prodotto editoriale di tutto rispetto. Consiglio di vedere qualche immagine in rete per i disegni di modo da essere pronti :)
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