Ritorna la famiglia Rovelli, una delle più tradizionali famiglie cinematografiche italiane, stavolta messa a confronto con una delle più classiche figure cinematografiche natalizie.
Alla fine del primo film, 10 Giorni Senza Mamma, Carlo Rovelli aveva deciso di abbandonare il proprio lavoro e stare di più accanto ai tre figli, mentre la moglie Giulia era tornata a esercitare la professione di avvocato.
Da questo punto prende il via il sequel 10 Giorni con Babbo Natale, scritto e diretto da Alessandro Genovesi e distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 4 dicembre 2020.
È passato poco più di un anno dagli eventi del primo film. Carlo (Fabio De Luigi) continua a fare il casalingo e a occuparsi dei figli, ma comincia a essere insofferente verso questa situazione e sta cercando un nuovo lavoro. Giulia, invece, ha una carriera lanciata, ma lo stare spesso lontana dalla famiglia l'ha portata a non essere più considerata dal marito e dai figli.
Quando le viene fatta un'importante proposta di lavoro per un trasferimento permanente in Svezia, la famiglia rischia di separarsi. Ma lungo il tragitto per festeggiare il Natale incontreranno un misterioso uomo che afferma di essere Babbo Natale (Diego Abatantuono).
La situazione si è del tutto ribaltata. Nel primo film, era il marito/padre a essere lontano della famiglia e a dover riconquistare il loro affetto, mentre in questo sequel invece tocca alla moglie/madre. Il canovaccio è dunque consolidato e non vi si aggiunge nulla di particolarmente nuovo.
Se non appunto la figura di Babbo Natale, che in questo caso agisce come una sorta di bussola morale nei confronti della famiglia, indirizzandola verso il giusto percorso.
O almeno, lo fa quelle poche volte in cui Diego Abatantuono non lascia dirompente spazio alla sua comicità... e questi spazi sono davvero pochi e, giocando su una presunta amnesia di Babbo Natale, molte situazioni comiche sono incentrate su questo aspetto.
Il suo contraltare comico è Fabio De Luigi, il quale anche lui non perde occasione di mettere in atto le sue consuete scenette derivanti dal suo passato televisivo per far risaltare il personaggio imbranato e sfortunato, ma dal buon cuore.
Per il resto la commedia dei buoni sentimenti è servita e ci troviamo di fronte a una crisi familiare che riflette, in una chiave a metà tra il parodistico e il semidrammatico, certe dinamiche di questi ultimi anni precedenti all'epidemia di COVID-19. Dinamiche che forse ormai risultano già superate in un nuovo contesto sociale.
Tranne la figura di Babbo Natale. Lui sembra non verrà mai dimenticato dalla storia e dal cinema e lo vedremo ancora decine di volte.
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