venerdì 1 dicembre 2023

Fabolous Stack of Comics: Storie di Guerra - Tokyo Club


Nel periodo intercorso tra la vittoria degli Stati Uniti nella battaglia di Iwo Jiwa, il 26 marzo 1945, e lo sgancio delle due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, nel mese di agosto, gli eserciti di Stati Uniti e Giappone continuarono a combattersi strenuamente.
Questo perché da una parte vi era un esercito, quello americano, determinato a concludere un conflitto che si stava trascinando da anni, ma dall'altra parte vi erano un esercito e un popolo, quello giapponese, per cui il concetto di resa e sottomissione al nemico era qualcosa di impensabile, per ragioni culturali e storiche.
Questo particolare periodo viene trattato in una nuova Storia di Guerra scritta da Garth Ennis, Tokyo Club, miniserie di 3 numeri pubblicata nel 2015 da Avatar Press e disegnata da Tomas Aira.
A seguito della battaglia di Iwo Jiwa, tre giovani piloti americani vengono trasferiti presso l'isola, nella zona dove si è insediato l'esercito: si chiamano Abbott, Palmer e Willis.
Il loro compito è quello di spianare la strada verso Tokyo e altre città da bombardare, eliminando al contempo quanti più aerei giapponesi possibile: i cui piloti tuttavia non hanno alcuna remora a distruggere i loro mezzi, andandosi a schiantare contro i mezzi del nemico, pur di togliere dalla scacchiera qualche aereo dal cielo.
Per i tre giovani piloti americani, così diversi nell'animo l'uno dall'altro, si tratta di una missione da cui potrebbero fare non più ritorno.
Garth Ennis continua nel percorso narrativo di far vedere la guerra secondo l'ottica di chi l'ha davvero combattuta sul campo e non da parte di coloro che davano ordini da lontano. E permane l'intento di far vedere il conflitto sempre dalla parte dei perdenti, coloro che sono destinati alla dannazione.
I tre piloti protagonisti di questa miniserie non fanno eccezione. Attorniati da una cornice storica ben delineata, quando compaiono sulla scena intuiamo subito la loro natura di carne da macello, altre vittime sacrificali da lanciare nell'ultima sortita di un conflitto che pur sta per concludersi.
Vicende che risultano ancora più paradossali se si pensa che ormai il conflitto di cui sopra era finito, il nemico principale si era infatti già suicidato e arreso, ma due nazioni continuavano comunque a battagliare per questioni di orgoglio e onore.
Garth Ennis però non lancia critiche  contro gli Stati Uniti o il Giappone (gli sarebbe quantomeno difficile farlo contro il primo paese), si limita a far notare come la follia di una guerra renda ciechi in particolar modo coloro che dovrebbero essere dalla parte della ragione, facendo sì che le vittime alla fine siano quelle persone comunque convinte di stare combattendo dalla parte del giusto.
A volte il nemico è quello che altri ti dicono che sia, poi la realtà si rivela ben diversa.

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