lunedì 11 dicembre 2023

Italians do it better? 33: 10 Giorni Senza Mamma (2019)


A discapito di alcuni estremismi che una parte (voglio credere, una minima parte) di tale categoria applica, quella che viene chiamata - non saprei neanche dire se con orgoglio o meno - famiglia tradizionale rimane qualcosa di ben presente nella società italiana. Laddove per tradizionale, si intende padre, madre e figli (di solito, due o tre) e, secondo la vecchia concezione, col padre che lavora e la madre che rimane a casa a badare ai bambini.
Ma la società che cambia e si evolve ha reso tale tradizione non vetusta ma, più che altro per motivi economici (oggi un solo stipendio, da chiunque arrivi, può non essere sufficiente), non al passo coi tempi. Il cinema, però, spesso si aggrappa a tale categoria, anche con prodotti concepiti espressamente per un pubblico di minori, poiché rimane un bacino di utenza non indifferente.
Tutto questo preambolo per giungere a 10 Giorni Senza Mamma, diretto da Alessandro Genovesi, scritto da Alessandro Genovesi e Giovanni Bognetti e distribuito nei cinema nel febbraio 2019.
Carlo Rovelli (Fabio De Luigi) è il responsabile delle risorse umane di un'importante azienda, i cui impegni lavorativi lo tengono spesso lontano da casa. Dunque il compito di portare i figli a scuola e di gestire l'economia familiare spetta alla moglie Giulia (Valentina Lodovini).
Solo che costei, dopo anni in cui si occupa di mille faccende senza nemmeno un grazie, decide infine di prendersi dieci giorni di vacanza insieme alla sorella. Su Carlo ricade dunque l'impegno di occuparsi dei figli e della casa, seguendo le precise indicazioni lasciategli dalla stessa Giulia.
Ma quei dieci giorni si rivelano in realtà una sorta di girone infernale per Carlo Rovelli, il quale scopre al contempo anche aspetti inediti della propria famiglia che non aveva mai immaginato.
Un prodotto rivolto alle famiglie e che aspira a essere anche inclusivo, in una certa maniera e senza cercare di scontentare nessuno. Ecco a mio avviso l'obiettivo di questa pellicola.
Essa descrive infatti una perfetta famiglia "tradizionale" italiana del ventunesimo secolo, che viene celebrata e lodata come parte integrante della società italiana ed è anche quella che affolla i cinema quando i prodotti sono family-friendly.
E quando dico che vuole accontentare tutti, intendo che è suo intento affermare come sia l'elemento maschile che quello femminile siano importanti nella gestione familiare e soprattutto sono intercambiabili.
Quindi non esiste nulla che faccia un uomo che una donna non possa fare (e meglio, ovviamente, secondo una consolidata retorica) e viceversa (e combinando guai, ovviamente, secondo una consolidata retorica). Con i figli che diventano Piccole Pesti che tornano e ritornano a fare danni (sì, esatto, secondo una consolidata retorica).
Alla fine dunque vedremo la situazione ribaltarsi: Carlo si ritroverà al posto di Giulia, felice di aver trovato un nuovo equilibrio nella propria vita un tempo frenetica e priva di particolari soddisfazioni, mentre Giulia sarà la persona in carriera che porta uno stipendio in casa adatto a tutte le necessità.
Nel mezzo viene concesso spazio a Fabio De Luigi per i suoi consueti siparietti comici mutuati dalle sue esperienze televisive, con tanto di faccine e qualche richiamo al cinema muto (abbattendo dunque quelle poche pretese di drammaticità che il suo personaggio in principio presenta), visto che Carlo Rovelli diventa una sorta di semi-pagliaccio alla Charlie Chaplin o Buster Keaton.
Family-friendly e per tutto il pubblico, appunto.

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