L'abbiamo già detto che Garth Ennis detesta la sovraesposizione dei fumetti supereroistici e dei suoi personaggi e non manca mai di fare satira su questo aspetto ogni volta che può? Sì, l'abbiamo detto, sin dai tempi di The Pro.
Prima di The Boys, il suo peculiare humor nero sul genere supereroistico si è riflesso in particolar modo nella serie della DC Comics Hitman e nel "supergruppo" che animava le sue pagine, la Sezione Otto. Esseri davvero fuori di testa come Sixpack, il Defenestratore e Saldacani... e tutti deceduti poco prima della conclusione della testata. O forse no?
La Sezione Otto fa - più o meno - il suo ritorno nella miniserie di sei numeri All Star Sezione Otto (All-Star Section Eight), pubblicata nel 2015. Ovviamente il team creativo è lo stesso della serie Hitman: lo sceneggiatore è Garth Ennis, mentre la parte grafica è affidata a John McCrea.
Un apparentemente redivivo Sixpack lavora ora come curatore di una galleria d'arte di New York ma, a seguito di una sbronza, si ritrova d'improvviso nel Noonan's Bar del quartiere irlandese di Gotham City. Convinto che debba sventare una tremenda, imminente minaccia, Sixpack crea una nuova Sezione Otto composta, oltre che da lui, da un apparentemente redivivo Saldacani, Bueno Excelente, (Io Sono) Baytor, Uomo Utensile, Viscera e Grappinoh!
Manca un ottavo componente e Sixpack chiederà di ricoprire questo ruolo a ogni componente della Justice League, non preoccupandosi delle numerose figuracce che farà lungo la via o di gettare gli eroi nel ridicolo. E la tremenda minaccia, qualunque essa sia e ammesso che esista, si avvicina.
Possiamo inquadrare questa miniserie come una sorta di DLC (per usare un termine videoludico) della serie Hitman. Dopotutto, Ennis ha sempre affermato che gli sarebbe piaciuto scrivere qualche altra storia di questa testata.
Anche se in questo caso Tommy Monaghan non compare, l'atmosfera e le ambientazioni sono quelle già note, seppur - a onor del vero - poco o nulla venga aggiunto rispetto a quanto già si sapeva. Per certe scene bisogna anche avere uno stomaco forte, in quanto McCrea non fa sconti.
Garth Ennis torna sul concetto che il tema del supereroe, in un ambito seriale, diventa alla lunga improponibile poiché ci saranno sempre le stesse situazioni narrative che si propagheranno all'infinito. Alla fine ciò che dice Sixpack a Superman nel capitolo finale sembra nient'altro che il pensiero di Ennis stesso, in una sorta di (in)volontario metafumetto.
Con ogni probabilità Sixpack non è mai tornato in vita o forse quella che vediamo è solo l'allucinazione di un ubriaco riverso nella neve e la minaccia che deve affrontare è il non voler accettare la propria sconfitta, il fatto che la sua esistenza sia ormai priva di significato.
Ma anche in una situazione come questa, c'è spazio per la fantasia, quella fantasia che può spingere una persona a rialzarsi e affrontare il proprio destino, riscattare la propria anima perduta... oppure restare riverso nella neve e perdente per una vita intera.
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