mercoledì 8 ottobre 2025

Libri a caso: La Casa dei Fiamminghi


Abbiamo già visto il Commissario Maigret, personaggio ideato da Georges Simenon, dover talvolta abbandonare Parigi e la Francia per portare le proprie indagini all'estero. Ad esempio in Belgio ne La Ballerina del Gai-Moulin, oppure in Olanda in Un Delitto in Olanda.
Ed echi di entrambe queste indagini si ritrovano in un altro romanzo dove il Commissario deve recarsi all'estero, o quasi, ovvero La Casa dei Fiamminghi (Chez Les Flamands), pubblicato nel 1932.
Maigret si reca a Givet, paesino sito sul confine tra Francia e Belgio, in quanto contattato da Anna Peeters, la quale è riuscita ad ottenere l'aiuto del Commissario grazie a una conoscenza comune.
La famiglia Peeters è stata incolpata della sparizione di una giovane ragazza, Germaine Piedboeuf, e i sospetti della gente del paese si concentrano su Joseph, il fratello di Anna, in quanto costui era stato fidanzato con la ragazza e aveva avuto pochi anni prima da lei un figlio.
Pur non indagando in veste formale e ufficiale, Maigret inizia a scoperchiare un vaso di Pandora di segreti che coinvolge diverse persone, inclusa la stessa famiglia Peeters, all'esterno così perfetta e immacolata, ma piena di lati oscuri dentro la propria abitazione.
E che fine he fatto Germaine Piedboeuf? Che sia stata infine uccisa?
Quando si tratta di descrivere le ambientazioni delle piccole città e le abitudini degli abitanti che ci vivono, Georges Simenon - come ha già mostrato in passato - sfoggia una maestria senza pari.
In questo caso l'ambientazione è decisamente particolare e ben sfruttata. Pur essendoci riferimenti all'indagine in Olanda, citata un paio di volte, la città che si pone tra due nazioni è il luogo ideale per mostrare anche quelle che sono le differenze tra due popoli che si ritrovano a convivere. Un modo per l'autore per parlare anche, seppur senza approfondire troppo l'argomento, di pregiudizio e classismo.
La taverna gestita dalla famiglia Peeters, dunque, sita in Francia mentre i locali privati si trovano in Belgio, diventa una sorta di anticamera del Purgatorio, dove piano piano vengono alla luce tutti i segreti rimasti taciuti per troppo tempo. Alcuni anche decisamente oscuri e che tirano in ballo tematiche molto delicate ancora oggi.
Un modo per Simenon/Maigret di scavare nei tratti più profondi e sottaciuti della personalità umana e mostrare quanto questo possa rovinare intere esistenze.
Anche questa volta bisognerà chiudere un paio d'occhi rispetto ad alcune scelte narrative, abituali novant'anni fa, meno ora. L'idea ad esempio che Maigret scopra il vero responsabile di questi atti criminali, ma non lo arresti o lo denunci e lasci che sia la coscienza di questa persona a decidere cosa fare solo perché il Commissario si trova lì in veste non ufficiale è un po' difficile da digerire.
È pur vero, comunque, che già in almeno un paio di occasioni Maigret non aveva portato davanti alla giustizia dei colpevoli, poiché il suo principale interesse è indagare nell'animo umano e far venire alla luce quelle piccole o grandi contraddizioni che esso porta con sé.
Quella piccola o grande oscurità che talvolta avvolge più persone, portandole a compiere atti indicibili nel nome di un presunto o supposto bene superiore.

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