Nel 1996 esce Un Tipo Imprevedibile (Happy Gilmore), dove Adam Sandler utilizza - quasi agli albori della sua carriera - un tipo di personaggio che tornerà spesso nelle sue produzioni. La persona rabbiosa, ma alla fin fine di buon cuore, che riesce a raggiungere un risultato per la sua famiglia.
In questo caso si tratta di un giocatore di hockey fallito che trova una propria realizzazione nel golf, grazie a un potente swing che gli farà vincere un prestigioso torneo e conquistare un'affascinante ragazza.
Passano gli anni e l'effetto nostalgia tocca un po' tutto, anche questo tipo di produzioni. Ecco dunque Un Tipo Imprevedibile 2 (Happy Gilmore 2), diretto da Kyle Newacheck, scritto da Adam Sandler e Tim Herlihy e distribuito su Netflix a partire dal 25 luglio 2025. Si tratta di uno dei pochi sequel che finora l'attore si è concesso dopo Un Weekend da Bamboccioni 2 e Murder Mystery.
Dopo la morte della moglie a causa di un incidente da lui involontariamente provocato, Happy Gilmore si ritira dalle competizioni sportive e scompare dai radar pubblici, per rimanere accanto ai suoi cinque figli.
L'unica figlia femmina, Vienna (Sunny Sandler), è molto portata per la danza e una delle scuole di ballo più importanti si trova a Vienna. Tuttavia, occorre un'ingente somma di denaro perché questo sogno si realizzi.
Happy Gilmore deve dunque decidere se tornare a essere un campione di golf, ritrovando quello spirito vincente che sembra perduto per sempre. E sulla sua strada si imbatterà di nuovo nel suo più grande avversario, Shooter McGavin (Christopher McDonald).
Quel famoso detto per cui formula vincente non si cambia si applica in pieno a questo sequel, che tuttavia non può non tenere conto dei quasi trent'anni che sono intercorsi tra una pellicola e l'altra.
Nel primo film Happy Gilmore era uno scavezzacollo, insopportabile per certi versi, e solo la passione per il golf e l'amore facevano infine emergere il suo lato migliore. Qui invece è un padre di famiglia che ha perso la volontà di combattere per via di ciò che gli è capitato: da un personaggio comico si è trasformato in uno malinconico (la vita, passati i 50 anni, la si vede in maniera differente rispetto a quando se ne hanno 30), ma che ha ancora la battuta pronta (di golf e di spirito).
Anche il mondo in questi trent'anni è cambiato e Happy Gilmore diventa uno di quei "boomer" che si deve confrontare con esso, ma tenendo sempre al primo posto il valore più importante, onnipresente nelle produzioni con Adam Sandler: la famiglia. Nel primo film era la nonna e il doverle garantire un'abitazione per le sue necessità, qui è la figlia che vuole coltivare i propri sogni.
L'effetto nostalgia non si fa certo pregare: qualunque attore si potesse richiamare - e intendo proprio qualunque - è presente e chi non c'è più come Richard Kiel o Carl Weathers viene sostituito dai suoi figli. Inoltre, qualche inaspettato cameo quali ad esempio Margaret Qualley ed Eminem e l'onnipresente, anche lui, Steve Buscemi.
Si tratta proprio di quel classico sequel che cerca sia di conquistare nuovi spettatori, che scopriranno poi o nello stesso momento la prima pellicola, che di ricatturare gli spettatori di un tempo, rianimando i loro ricordi e riportandoli in un mondo a loro ben noto. Dove la magia ancora persiste.
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