Ritorna un film di guerra su Netflix, a seguito della prima produzione originale, Beasts of No Nation. E ancora una volta ci si ritrova in Africa.
La Battaglia di Jadotville (The Siege of Jadotville) è una pellicola diretta da Richie Smyth e sceneggiata da Kevin Brodbin, distribuita su Netflix a partire dal 7 ottobre 2016.
Il film si basa sul libro del 2005 di Declan Power The Siege at Jadotville: The Irish Army's Forgotten Battle e prende ispirazione da un fatto storico reale.
Nel settembre 1961, a seguito della secessione dal Congo dello stato del Katanga, una truppa di soldati irlandesi al servizio dell'ONU capitanati da Pat Quinlan (Jamie Dornan) viene inviata nella città di Jadotville per pattugliare una zona sensibile.
Nello stesso momento viene portata avanti da Conor Cruise O'Brien (Mark Strong), anch'egli irlandese, l'Operazione Morthor, volta a sottrarre al dittatore del Katanga, Moise Tshombe, l'autorità presa con la forza e l'omicidio.
Abbandonati a sé stessi, i soldati irlandesi subiscono per cinque giorni l'attacco di mercenari francesi e africani al servizio del dittatore del Katanga. Quinlan ha 150 uomini al suo comando e farà di tutto per riportarli a casa sani e salvi, anche se questo significa andare contro le disposizioni delle Nazioni Unite.
Uno dei meriti del cinema è che, quando vuole, riesce a portare all'attenzione del pubblico eventi storici poco noti o dimenticati. Questo è uno di essi. Per svariati decenni questo fatto storico è rimasto nel dimenticatoio, persino buona parte della popolazione irlandese ne era all'oscuro, e tutti i soldati coinvolti nella battaglia - a seguito della quale si sono arresi e sono rimasti in prigione per circa un mese - sono stati ritenuti dei codardi.
Con l'inizio del terzo millennio, sono arrivate le prime indagini ufficiali su questo evento - caldeggiate da Declan Power, l'autore del libro da cui è stato tratto questo film - e hanno completamente riabilitato Pat Quinlan e gli uomini al suo comando. Nonostante il conflitto armato e qualche inevitabile ferito, nessuno di loro è morto in combattimento durante quei frenetici cinque giorni in cui anche l'ONU - in nome di un cosiddetto bene superiore - li ha abbandonati.
Pur non potendo contare la pellicola su numerosi mezzi, gli attori - per quanto di seconda fascia, con l'eccezione di Mark Strong - si impegnano al massimo per consegnare un buon prodotto.
Si deve dunque sorvolare, per quanto possibile, sulla resa scenica (ho comunque visto di peggio in film più quotati) e concentrarsi sulla storia. Una storia di uomini che soffrono, cadono, ma trovano sempre il modo di rialzarsi e restare uniti, sino alla fine.
Pat Quinlan è deceduto nel 1997 e la sua memoria è stata riabilitata solo nel 2006. Questo film contribuisce ulteriormente a rendergli merito: dopotutto ha riportato a casa sane e salve 150 persone.
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