Hanno clonato Tyrone, Tyrone è vivo. Seppur ormai proiettata in un lontano passato, la blaxploitation ha cambiato in parte il cinema, che a un certo punto si è accorto che si potevano tranquillamente fare dei film con protagonisti degli afroamericani e rivolti principalmente a un pubblico di afroamericani.
Un approccio che col tempo è cambiato, visto che spesso la produzione era fatta da albini unicamente a scopo economico e che fingevano di voler sviluppare dei temi sociali, ma che non ha mai abbandonato lo spirito di certo pellicole.
Una sorta di anomalo revival della blaxploitation si ha con Hanno Clonato Tyrone (They Cloned Tyrone), diretto da Juel Taylor, scritto da Juel Taylor e Tony Rettenmaier e distribuito su Netflix a partire dal 21 luglio 2023.
Fontaine (John Boyega) è un criminale di bassa lega che ogni giorno è come se vivesse la stessa vita. Allontana spacciatori di droga dal suo territorio, riscatta debiti da altri criminali e cerca invano di parlare con sua madre e vincere al gratta e vinci.
Una notte, dopo aver recuperato una ingente somma di denaro dal pappone Slick Charles (Jamie Foxx), Fontaine viene ucciso da una gang rivale.
Tuttavia, la mattina dopo, Fontaine si risveglia vivo e vegeto, ma qualcosa non torna. Ben presto scopre che nel suo quartiere stanno accadendo alcuni strani eventi e chi prova a venirne a capo viene prelevato e portato via. Ad aiutare Fontaine a risolvere questo mistero, vi sono oltre che Slick Charles anche la prostituta Yo-Yo (Teyonah Parris).
La blaxploitation prendeva alcuni celebri generi (il poliziesco, l'horror, il thriller) inquadrando il tutto secondo l'ottica degli afroamericani e in un certo senso reinventandoli. Sono passati cinquant'anni da quell'insolito periodo cinematografico e di sicuro la società non è più quella di allora, eppure un approccio simile può ancora funzionare.
A un primo sguardo Hanno Clonato Tyrone appare come una sorta di thriller a sfondo fantascientifico, con eroi per caso presi da film d'azione degli anni '90 del ventesimo secolo.
Ma dietro questo paravento si nascondono quei temi sociali che gli albini sfruttavano per ragioni economiche e che qui ritornano aggiornati. Non si tratta solo della tematica del razzismo negli Stati Uniti odierni, che pure è presente.
Il focus in realtà pare più concentrato su come una parte della comunità afroamericana stia reagendo. Non manifestando, in modo pacifico, un eventuale dissenso, bensì assimilandosi alla società dei bianchi. Guardando i loro programmi spazzatura, tuffandosi nella mania del consumismo, condividendo le stesse idiozie su Internet.
Si rischia una perdita di identità comune, tanto che - una metafora chiarissima, a un certo punto - tra qualche decennio in effetti il razzismo potrebbe non esistere più, semplicemente perché i neri sono scomparsi in un altro modo. Più silenzioso, ma altrettanto letale. E l'unico modo per evitarlo è unirsi su un fronte comune. Il fatto che tale riscatto giunga dalle classi più in basso nella scala sociale la dice lunga.
Ovviamente può risultare agli occhi di qualcuno un'opinione controversa, ma avrete modo di farvi una vostra idea alla fine.
E potrebbe rimanere una domanda finale: ma se il film si intitola Hanno Clonato Tyrone, perché nessuno dei protagonisti si chiama così? Tranquilli, per questo c'è una spiegazione.
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