domenica 18 febbraio 2024

Italians do it better? 39: Benvenuti al Nord (2012)


Abbiamo notato come le distanze - di vario tipo - tra Nord e Sud Italia caratterizzino talvolta le pellicole del cinema italiano. E nelle commedie si punta su un facile e immediato spirito di fratellanza, per nascondere quelle che sono differenze di visione della vita e di approccio alla realtà, in apparenza inconciliabili.
Non è prerogativa solo del cinema italiano, tuttavia. La Francia ha ironizzato con garbo su suddette differenze con Giù Al Nord e il cinema italiano se ne è appropriato, adattandolo nel proprio contesto, in Benvenuti al Sud.
Due anni dopo, i due protagonisti ritornano nel sequel (per vedere se le cose a parti invertite possano cambiare), Benvenuti al Nord, diretto da Luca Miniero, scritto da Luca Miniero, Fabio Bonifacci, Massimo Gaudioso e Francesco Patierno e distribuito nei cinema nel gennaio 2012.
Qualche anno dopo gli eventi del primo film, Mattia Volpe (Alessandro Siani) viene lasciato dalla moglie Maria (Valentina Lodovini) perché ritenuto troppo infantile e non desideroso di impegnarsi per garantire un futuro al figlio.
In preda allo sconforto, Mattia Volpe si trasferisce a Milano, dove risiede l'amico Alberto Colombo (Claudio Bisio), il quale è stato di recente coinvolto in un progetto volto a rendere più efficienti e rapide le procedure di Poste Italiane.
La convivenza tra i due si rivela meno facile del previsto e rischia a un certo punto di minare la loro amicizia e le loro rispettive relazioni.
Le ragioni per fare un sequel, oltre ovviamente alle chiare motivazioni economiche, sono per vedere come continua la storia di personaggi che abbiamo imparato a conoscere nel primo film e di cui abbiamo visto solo un primo capitolo, foriero magari di possibili sviluppi. E anche, certo, per tentare di mescolare un po' le carte in tavola.
In questo sequel di sicuro la storia dei due protagonisti principali va avanti, per essere scombussolata salvo poi tornare allo status quo iniziale, come si conviene a una commedia rassicurante quale questa.
Dopodiché si potrebbe pensare che, invertendo gli addendi, ovvero ambientando la storia a Milano invece che a Napoli, il risultato possa cambiare. E invece non è questo il caso.
Premesso che non è del tutto sbagliato seguire questa via, ma se uno stratagemma ha avuto successo la prima volta perché non replicarlo? Ma alla fine non cambia nulla. I due protagonisti compiono lo stesso, identico percorso del primo film (dove affrontavano anche lì difficoltà di relazioni amorose e di inserimento nella società).
C'è poi la classica figura del pesce fuor d'acqua, che lentamente comincia ad adattarsi a una nuova situazione e la cui presenza al tempo stesso migliora lo scenario in cui si è ritrovato, uscendone migliorato a sua volta.
Celebrando infine, e non c'è nulla di male in questo si badi bene, il valore dello stare in famiglia e il rispetto della persona e della sua identità, anche e soprattutto sul luogo di lavoro, senza farsi guidare dai pregiudizi. Contornando il tutto con una serie di scenette comiche e battute da palcoscenico che non spostano più in là l'asticella della storia.
Un tipo di storia che può essere ripetuta ancora. E così sarà.

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